Una bella giornata di sole ha accompagnato l’Etrurian Trail di Cerveteri (classifica da M. Moretti), ottava prova del famigerato Criterium Rifondarolo…
La classifica
Al primo posto il Dalton spilungone: essendo egli ben aduso a fughe nel sottobosco con palla al piede e segugi alle calcagna, per lui questo trail è ‘na passeggiata. Non può sottoscrivere il Lord Nulli, coperto di sangue che manco a Balaklava: mantiene comunque il suo aplomb britannico. Segue Zucchi, mai un capello fuori posto, ogni tanto un colpo di lacca. Meglio avrebbe potuto fare Pierluca, se non si fosse soffermato ad ogni pié sospinto, attratto dal colore di qualche pianta infestante. Non passa manco un quarto d’ora ed ecco apparire il Guerra Minor, lo abbiamo intervistato qualche riga qui sotto. Segue da presso l’indomito Novaro, in netta ripresa nonostante la fascite periostea ed un principio di febbre gialla. Il festival del martirio giunge al suo apice qualche minuto dopo, con lo sprint della Zoppa e della Sciancata, alias Marcella e la Vipera. Pare che per tutto il percorso si siano prese a frustate con fronde d’ortica e sassate sulle gengive, ma poi in pubblico fanno tutte le amicone. Primo e secondo posto per loro al Criterium. Variamente imbottigliati al fondo di questo cordone umano degno del più tragico Giochi senza frontiere troviamo Tudino e Johnny Dalton in rapida sequenza, poi Angelo che sicuramente sotto sotto trama qualcosa nonostante l’apparente dabbenaggine e l’esimio professor Lucidi, il quale pare sempre passare lì per caso. A pochi metri in linea d’aria, anche se misurati nell’arco di qualche minuto, Oliva e la fiera Camilla, futura terza incomoda nell’amazzonico pantheon rifondarolo. A questo punto i ritardi si conformano agli annunci ferroviari del meridione, con poche speranze di rivedere Pompei, Battilocchi e Boattini, ma quest’ultimo si giustifica per essere stato trattenuto da una banda di pastori macedoni.
Intervista a Guerra Minor
Per prima cosa mi vorrei lamentare con l’organizzazione dell’Etrurian Trail di Cerveteri, che ha gravemente nuociuto al benessere psicofisico mio e dei miei compagni di squadra, con consegna del pettorale all’ultimo momento. L’esimio Professor Lucidi si è punto un dito con la spilla da balia, ed io non ho potuto scaramanticamente svuotare la vescica, come mio solito. Ma veniamo alla gara, bando alle recriminazioni. Che dire poi della classifica finale, in cui veniamo qualificati come appartenenti ad una fantomatica “Rifondazione Atletica”? Devo pensare forse ad una congiura? E’ tale il timore che suscita il solo apparire dei nostri migliori atleti? Si… la gara… la gara, adesso parlo della gara. (Inspira profondamente, N.d.R.). Va bene la giornata spettacolare di sole, vanno bene i paesaggi sempre nuovi, tra la collina agreste, il bosco fitto e l’umido guado, la necropoli e la città degli ex vivi, vanno bene i sentieri scavati nel tufo, i gradoni di roccia calcarea, il basolato, il brecciolino e la terra smossa, vanno bene anche gli infortuni, una storta infame dove nemmeno gli sherpa possono venire a recuperarti, un capitombolo sui terrazzamenti a rischio unità spinale, vanno bene le fettucce biancorosse appese agli alberi, le frecce pitturate, una parabola incongrua che ti indica il cammino, vanno bene quelli davanti che battono la fiacca e quelli dietro che ti alitano sul collo, quelli che non riescono nemmeno a scavalcare una sbarra a cinquanta centimetri d’altezza, vanno bene le fette d’arancia, il colore, l’odore, il sapore del sugo fra i denti, le dita appiccicose, la sensazione di benessere amplificata dalla mancanza di ossigeno, vanno bene le salite fatte al passo, le discese a scapicollo, i sorpassi azzardati e le gomitate involontarie, vanno bene insulti e carezze, va bene pure il vivere tutta questa bellezza, tutta questa natura, tutta questa luce che filtra tra le foglie come zombi anestetizzati, lo sguardo fisso a terra tra i piedi del compagno che ti sta davanti per non cadere, manco fossimo sull’altopiano d’Asiago nel ’17, va bene pure la fila finale per i vettovagliamenti, le corna al sole, va bene tutto… ma “Rifondazione Atletica” non va bene, lo trovo insulso e mi amareggia. Basta, spegni ‘sto coso…