Settimana in cui ho preparato la gara di Ninfa (LT). Ora, ‘preparare’ è una parola grossa, chissà quali lavoroni evoca, diciamo che ho fatto qualche scatto in salita lunedì, una decina di km il mercoledì, e una cosa più breve e più veloce venerdì. Sabato gara. Faccio base a Sabaudia (LT), si protrae, solenne, la cerimonia della vestizione. Sbaglio un po’ i tempi e arrivo sul campo dieci minuti prima della partenza, a Teresa l’onere di parcheggiare la macchina. Giusto il tempo per sistemarsi il chip alla caviglia ed echeggia il colpo di pistola. Siamo un folto gruppo di rifondaroli a presidiare la retroguardia, lo speaker, sardonico, ci saluta al passaggio. Cerco di guadagnare qualche posizione svicolando tra le frasche, ma è un fuoco di paglia, il gruppone verde acido mi supera, ed io lo lascio andare. E se fossi arrivato per tempo? E se mi fossi riscaldato a dovere? Il gruppone verde acido mi avrebbe superato lo stesso, ed io lo avrei lasciato andare, diciamo la verità, non sono al top della preparazione! Un po’ più in là aggancio Paola, cerco di relazionarmici, ma giustamente lei risparmia l’ossigeno per i processi metabolici. Potrei riaprire le sorti del Criterium, sgambettarla sadicamente, precipitarla nel fosso che di lì a poco attraversiamo, ma lascio stare, il destino ha già lavorato per me: risalendo le posizioni riconosco la sagoma della Direttrice, nettamente in vantaggio sulla Vipera Secca. E’ sempre bello veder correre un’atleta vera, la postura, la sicurezza del passo, mi vien quasi voglia di raccogliere un bastone e picchiarla in mezzo alle scapole, ma lascio stare, continuo a risalire la corrente. Concludo senza infamia e senza lode, poco prima che scocchi il quarantesimo minuto.
A seguire trasferimento a Sermoneta (LT), cena sociale con abbondante vino e torta in onore della Secca, di cui ricorre il genetliaco. Lei sorride a tutta dentatura, noi applaudiamo magnanimi, ma con l’occhio interiore vediamo una Vipera in fuga tra le rocce, una muta di cani verde acido alle calcagna.