Eccoci ormai giunti al Ventennale. Il 400 alla pista della Farnesina ne ha sottolineato due aspetti simbolici principali: il primo è che ancora, dopo vent’anni, bene o male ci reggiamo in piedi per poter fare piano o forte che sia il fatidico giro della morte, il secondo è che siamo anche pronti per il passaggio del testimone alle nostre giovani leve. Un filo conduttore che lega il più piccolo al più grande è ormai stato teso, un percorso ben delineato è stato tracciato.
Il verde rifondarolo sfila in maniera costante e continua per più di un’ora nella prima corsia in pista alla Farnesina.
L’evento, dal campo, si trasla a Palombara, presso la ormai consolidata sede sociale di campagna di RP Villavillacolle, in onore di una delle mie pedagogiste preferite: Pippi Calzelunghe.
Qui ha avuto luogo la parte mangereccia ma anche bevereccia, con intermezzi dedicati a varie attività, tra cui botti e fumogeni, premiazioni, distribuzione di pani e pesci (la Direttrice ha fatto il miracolo). Sempre è evidente quella sfumatura di familiarità e fratellanza che ormai ci tiene uniti da tanto tempo, con le new entry davvero ben amalgamate.
Nonostante fossimo davvero tanti, sono emerse alcune grandi assenze. Per esempio si è sentito il vuoto del Potente. Corrado aveva anche portato due chitarre per ingaggiare il ben noto duello musicale a suon di cantautori. Poi il Trentino, il Mola, il Pompili. Fratelli, o meglio, Padri fondatori, ci siete mancati.
Dal Tracotante c’era da aspettarsela la sola, ma dal Salvatori proprio no. Assente anche la Chiappini, gli Sticca-Salonico, la Valchiria, Cotoletta, Betta, Antonella, Alice e Chiara, altri istruttori che avremmo voluto con noi come parte della nostra storia.
Tuttavia mi sento di dire grazie a presenti e assenti. Grazie a tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito negli anni ad arricchire questo bel gruppo di note positive, colori, sorrisi, sostegno, buone parole e tanta tanta voglia di correre o comunque di stare insieme, respirando aria fresca il sabato e la domenica, anziché preferire quella condizionata di luoghi chiusi o dei centri commerciali. Rifondazione Podistica. Tante le domande sul perché di questo nome e non sta certo a me dirlo, ma è sicuramente prerogativa dei soci fondatori raccontare il perché di questa scelta. Per me ha molti significati. Uno è il seguente. Credo che pur essendo eterogeneo per tanti aspetti, emerge in questo gruppo la necessità di rifondare o riconfermare un modo di fare sport coerente con uno stile di vita non focalizzato su sfide e traguardi, ma fatto di strade, percorsi, condivisioni, cooperazioni. Il tutto condito dall’essere se stessi in modo fresco, genuino, naturale.
Scusandomi per questi sentimentalismi del tutto personali e forse fuori luogo, tornerei alla domenica successiva ai festeggiamenti.
Il giorno dopo il suddetto baccanale, tanto per cambiare, la festa continua per campi e strade. Ci rechiamo a gareggiare o ad allenarci tra Ville, campi e strade. Qualcuno da bravo nerd rimane a casa a vedersi Star Wars o Star Trek, a smaltire la sbornia sul divano con la scusa di accudire figli influenzati o di assolvere incombenze lavorative o familiari.
Io, con qualche perplessità, mi butto sulla gara al Prato delle Valli, una first edition da non perdere, chiamata “Run for Saletta”, paesino terremotato in cui il podista a cui è dedicato questo Trofeo, Gabriele Nobili, ha perso la vita. Altri si recano a Villa Pamphili alla ormai consueta tapasciata “Christmas Run” o dovrei dire Christmas Rum, visto il quantitativo nel sangue di “Pampero” del Pumpikin (scusate il gioco di parole). I risultati? Boooh! Non ci ho capito molto, per quanto mi riguarda ero ancora cotta dal giorno precedente, credo di essere andata piano, però a fine stagione ci si può accontentare anche di questa prestazione mediocre, senza salami, né salamelecchi.
Vedo che nonostante fossi spaventata dalla pagina bianca, mi sono già dilungata troppo e qualcuno avrà già smesso di leggere da un pezzo. A chi lo ha fatto, ma anche a chi ha continuato a leggere questo sproloquio la Vipera vorrebbe fare gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo con una citazione di Astrid Lindgren, autrice della ben nota Pippi Calzelunghe, da dedicare alla nostra ormai poco più che ventenne società, e a sottolinearne lo spirito sempre giovane e arzillo, nonostante l’età che avanza, ma soprattutto alle nostre giovani leve, con l’augurio che mantengano sempre la freschezza nello spirito e nelle gambe e la giocosità che da sempre li contraddistingue.
“Sembrano proprio dei piselli eh? E invece non lo sono affatto – disse Pippi – Sono delle pillole Cunegunde. Me le diede molto tempo fa a Rio, un vecchio capo indiano quando gli dissi, con un giro di parole che non ci facevo una malattia per diventare grande. Bastano queste pilloline? – chiese Annika dubbiosa. – Senz’altro – Assicurò Pippi. – Ma bisogna inghiottirle al buio e recitare questa formula magica: Piccole e belle Cunegunde, non voglio mai diventare grunde. – Grande, vuoi dire – la riprese Tommy – Se ho detto “grunde”, significa che voglio dire “grunde” – disse Pippi. – Il trucco sta proprio qui: quasi tutti dicono “grande” e non potrebbero commetter sbaglio peggiore, perché allora si comincia a crescere e non si smette più!”
Seguono buoni propositi per il 2017. A questo punto vi chiedo di aggiungere i vostri nello spazio dei commenti. Vorrei che ognuno scrivesse una frase, un aneddoto, un aforisma o un buon proposito per il prossimo anno ma anche un suggerimento o quello che cavolo gli passa per la testa in modo spontaneo, naturale, nel modo che ci contraddistingue.
Siamo tutti rifondaroli!
PS: Buon proposito della Viper berus per il 2017: provare a rivincere il prossimo criterium!