I nostri fiumi

Ieri, correndo lungo l’argine del Tevere, Ele mi ha espresso il suo forte legame con questo bellissimo fiume, parte della nostra storia di vita. Io questo legame l’ho sentito questa mattina con il fiume Velino, che scorre nella piana reatina. Mi lega a lui la voce di mio padre, Quinto (nonché quinto figlio e reduce di Russia), nato alle pendici del Terminillo. Ogni volta che andavamo su a Lisciano, passando per Rieti, mentre costeggiavamo questo bel fiume dalle tinte blu e turchesi mi sovviene la voce di mio padre, lenta e pacata che diceva: “il Velino!”.

La gara di oggi, la 10 Km della città di Rieti si è svolta proprio lungo l’alveo di questo mio bel fiume, tra campi di mais ormai ridotti a stoppie e allevamenti di bufale della Valle Santa. Sembrava quasi di essere nella pianura padana, con tanto di clima umido e un freddo continentale fortunatamente ancora molto accettabile.

Kim

Appena arrivata incontro questo carico da 11 delle somarate sabine. Mi dice di non essere in forma ma io non mi fido. Come è noto il pianto del podista prima della gara è un fatto assodato, ma la Vipera non è così sprovveduta da caderci. La lascio andare nei primi km ma poi piano piano la riprendo al 7°. Lei e poi un’altra. Alla fine è bello riderci sopra.

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Il Camoscio della Sabina

Trattasi di un tal Giuseppe F., noto corridore dell’area Roma e Interland quadrante Nord Est. Un’icona della somarata. Lo ritrovo all’arrivo con una caciottina in mano, triste e sconsolato. Gli chiedo come va’ e lui, abituato a vincere sempre, mi fa: “non lo vedi, guarda come sto…”. A quel punto mi viene spontaneo dirgli, ma dai ora sei pronto per entrare nel gruppo degli anziani master RP dove ci sono tanti atleti fortissimi ma in fase di pensionamento… lui mi risponde estasiato: “che bello,  in compagnia di Scozzarella, Capizi, Ugo, Serra… che meraviglia, ci faccio un pensierino!”. Sembrava contento ma poi si è rifiutato di farsi una foto con me… chissà perché…

La coscia del porco

Ero andata per vincere il prosciutto per il ventennale, mi sono ritrovata, pur vincendo la categoria, strappata all’ultimo km a un’atleta di Avezzano, con un cesto di legumi e cereali da fare in minestra. Non me ne vogliano i compagni di squadra ma c’è crisi. Quindi che tutte le bocche da sfamare si diano una mossa a procacciare la degna cotica da abbinare alla suddetta  zuppa di farro e fagioli.

Comunque per ora è garantito il pasto vegano a base di fuochi d’artificio.. e chi vuol capire….

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