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Articoli riguardanti le attività Senior / Master

La forza di un ideale

A pugno chiuso.

Sul Monte Tancia, nella Corsa del Partigiano, con il groppo in gola e le lacrime agli occhi. Questo bellissimo luogo situato sui Monti Sabini fu teatro di un orribile fatto durante la fine della II Guerra Mondiale:  un gruppo di giovani Partigiani fu braccato e trucidato dai Nazifascisti e successivamente, a seguito di rappresaglie, furono barbaramente uccisi numerosi civili tra cui donne e bambini, abitanti di quei territori non lontano dalla capitale. Ogni anno, da 36 anni a questa parte, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) organizza e presiede la Corsa del Partigiano, che si snoda per 13,5 Km in salita, da Poggio Mirteto fino a Osteria di Tancia, luogo dell’evento, tragico, ma significativo nella storia della Resistenza Italiana.

Poi ancora alla Farnesina… Trofeo Liberazione, con i compagni di squadra, giovani e meno giovani (ma non per questo privi di quella bella dose di follia), salti, lanci, corse e grida liberatorie dello spirito ci fanno uscire fuori dal recinto del campo, oltre e ancora oltre, nelle montagne della Resistenza, dove solo settanta anni fa, donne, uomini, ragazzi poco più che bambini hanno dato la loro vita per una parola: Libertà.

E poi di nuovo la mattina del 25 aprile, Corri per la Liberazione di Morlupo, 13 Km di saliscendi, di nuovo immersa nel mare verde della Sabina, dove qualcuno ha ancora l’ardire di ricordare, di commemorare, di pronunciare la parola “Liberazione” a pieno titolo, con la consapevolezza di essere il risultato di quella storia, di quei fatti, di quei sacrifici.

3 gare in meno di 36 ore.

Il momento più faticoso? Il 1000 in pista.

La vittoria più bella? La Medaglia di Ruben, terzo al giavellotto.

La cosa più divertente? Gli aneddoti del presidente.

I momenti più entusiasmanti? I ragazzi e i compagni che danno tutto nelle proprie gare, con i magnifici exploit dei fratelli Dalton, del Tudino e del Boattini, buttati nella mischia come veri Partigiani!

La gara più spettacolare? Il 3000 di Lord Nulli a notte fatta, con l’inconfondibile ed elegante falcata di chi in pista la sa lunga.

L’elemento più costante? Il campo battuto palmo a palmo dalla Direttrice h24.

Il pericolo più grande? Rischiare di essere infilzata da un giavellotto.
Il premio più bello? La tessera onoraria di socio dell’ANPI ricevuta dalla Sezione ANPI di Poggio Mirteto a fine gara!

Insomma una due giorni per  festeggiare degnamente la Liberazione, una parola, un ideale, una radice nel profondo che,  in mezzo a tante incertezze ti da forza , energia ed un pizzico di follia…

La conquista di Roma

Se si potessero ancora spendere parole nuove per la grandiosa 22a Maratona di Roma Edizione Giubileo come quella che ti abbraccia al traguardo sugli storici Fori Imperiali, sarebbero quelle di un percorso che prima di onorarti di quell’arrivo unico al mondo ti strapazza per benino sollecitando i legamenti, i tendini e i muscoli su un asfalto sconnesso, buche da evitare e chilometri di micidiali sanpietrini.

Le improvvise folate di ponentino di una meravigliosa giornata di Aprile hanno poi fatto il resto, mettendo a dura prova la tua gola, asciugandoti il sudore addosso senza che te ne accorga perchè a bocca aperta osservi quasi come se fosse la prima volta e ti lasci alle spalle monumenti eterni che sfilano uno ad uno. Sono lì da sempre e sopravviveranno al frenetico e scomposto calpestio di 16.800 corridori che come guerrieri di una falange oplitica “de noantri” volge alla conquista del proprio personale podio.
Per la cronaca ne arriveranno 13.870

Mi sento talmente forte, padrone di me stesso che ho quasi l’impressione di correre accanto agli amici, alle persone con cui ogni settimana condivido gli allenamenti.
Li vedo accanto a me, ci parlo.
Mi aiutano ai rifornimenti: l’amico Mauro, con cui ho condiviso la splendida Maratona di Firenze, si ferma al ristoro porgendomi biscotti e banane o uno spugnaggio mentre parlo delle prossime gare in programma con l’amico Angelo, neanche fossimo al bar per un aperitivo !

Si arriva davanti alla Basilica di San Pietro, abito lì vicino, nei miei allenamenti ci passo quasi tre volte a settimana: quanto è nuovo per me quel travertino, oggi!

Ma dove sono finiti i miei amici? Accidenti, mi sono distratto!

Rido tra me e me….che la stanchezza cominci a farsi sentire? Ma siamo “solo” al 18°km!
Davvero ho immaginato tutto?

La gioia, la felicità di appartenere ad uno sparuto gruppo di coraggiosi e la voglia di correre che ti gonfia il petto ti fà balzare fiero fino al 26°km quando affiora la consapevolezza di forze che si affievoliscono lentamente: arriva il 30°km.
Un breve passaggio al quartiere Flaminio accanto a un tipo di macerie recenti che sono l’antitesi di quelle millenarie, ed occorre già mettersi a fare i conti con se stessi, con la propria testa ogni km fino a che, al termine di una Via del Corso che mai avrei scommesso fosse così lunga, senti caloroso l’affettuoso abbraccio di Piazza del Popolo, una parabola e come un satellite che deve sfruttare l’orbita ti ritrovi lanciato su Via del Babbuino e Piazza di Spagna con Trinità dei Monti che ti fà l’occhiolino.

Bordo pista rivedo i miei figli, Alessandro e Lorenzo e mia moglie Francesca che qualche ora prima hanno corso la stracittadina e che mi hanno sopportato e supportato nei lunghissimi quattro mesi di preparazione.
A quanti bimbi ho battuto il cinque durante il percorso!? Spero almeno in uno di essi di aver fatto accendere la passione per la corsa.

Al 40°km salta tutto, il gps non ragiona più, figuriamoci tu!, 5’50”? 6’00? 6’15”? La velocità è solo un’ipotesi, ma vogliamo metterci “E chi se ne frega!”.
Ci sta tutto.

Ad ogni passo rispolveri nozioni di anatomia sopite dai tempi dell’università cercando di capire, sperando che a fregarti al 41°km scendendo per l’ultimo tratto di Via Cesare Battisti non sia un crampo al muscolo gastrocnemio o al plantare.

Si entra in Piazza Venezia, davanti a te la curva prima degli ultimi 195 metri, gli applausi della gente che ti guarda come fossi un extraterrestre, ancora sampietrini ed è invece il bicipite del femore a implorare aiuto alla Madonna di Loreto, ma sei “solo” sull’omonima piazza.
Le lacrime, ancora sampietrini, gli spalti, gli applausi, il Vittoriano, i Pini centenari, il cronometro, i Mercati Traianei, il traguardo, è da lì che sono partito 4 ore 14 minuti e 48 secondi fa.

Rifondaroli in gara – Marzo 2016

Dopo un periodo di pausa, riprendiamo la tradizione dell’articolo di sintesi mensile sulle apparizioni rifondarole in gara.
In vista dell’esplosione primaverile, la Roma Ostia domina la scena e chi non è impegnato a prepararla affila le armi nell’ombra: ecco il motivo della nostra scarsa presenza, se si esclude la colorata partecipazione alla regina delle mezze maratone. Approfittando della vicinanza, uno sparuto drappello si reca in quel di Fiuggi per gli italiani master di cross. Non compare nelle classifiche, ma è doveroso farne cenno: garretti di RP calcano in lungo e in largo Pechino(!), opera dell’indemoniata e incerottata Marcella Ioele. Da non perdere le prodezze di penna di Paola, Andrea ed Angelo. Dove non citato espressamente le classifiche sono tratte dal sito del Maratoneta.

26/03 – Vazia: attenzione, vipera berus in agguato…bel 5° posto assoluto per Paola Paolessi. Articolo – qui, Classifica – qui

20/03 – Campionati Italiani di Cross Master, Fiuggi. Come non approfittare di un evento nazionale servito (quasi) sotto casa..e sarebbe una mattinata tranquilla se Alessandro Nulli non decidesse di ingarellarsi vanamente con un illustre ex, il mitico GasGas, poi voltagabbana,  promosso dopo l’estate a voltagabbana2(square). Articolo – qui, Classifica – qui (sito FIDAL)

20/03 – Cross Valle del Tevere, Monterotondo Scalo: sulle strade di casa una rara apparizione del maestro Enzo Maniaci, sempre combattivo e primo di categoria nonostante il poco allenamento. Classifica – qui

13/03 – Roma-Ostia. Sedici i rifondaroli all’arrivo, con un sorprendente Roberto Sticca che sfrutta al meglio l’assenza di big per mettere tutti in riga. Betta Belisario prima fra le donne. Citiamo tutti gli intrepidi in rigoroso ordine inverso: Maria Maffey, Giulia Ajo’, Rita Murri, Camilla Panzieri, Laura Battilocchi, Pranvera Kryemadhi, Fabio Oliva, Elisabetta Belisario, Giovanni ‘Jonny’ Ricci, Enrico Maria Giuga, Francesco ‘Frank’ Mazzarelli, Angelo Solimini, Andrea Guerra, Stefano Conti, Pierluca ‘Lucky Pierluke’ Gaglioppa, Roberto Sticca. Articolo – qui (Andrea) e qui (Angelo), Classifica – qui (dal sito Tds)

Terre di Mezzo

Impressioni… non quelle suscitate dai cancelli che si chiudono alle spalle o quelle dei muri così alti e sopra i fili spinati che fanno da posatoi alle cornacchie grigie, neanche quelle degli spicchi di cielo sorvolati dai gabbiani reali…. di questo abbiamo già detto.
Rebibbia è una città con tanti abitanti quanto Arezzo, da cui si viene e si va. Un posto multietnico dove sguardi, andature, tatuaggi, accenti diversi ti catturano l’attenzione. Un paese dove mi sento stranamente a mio agio, forse perché qui siamo tutti imperfetti e della mia imperfezione ne faccio una bandiera.

I colori della mia squadra si confondono con le magliette gialle dei residenti e questa omologazione, diversamente dal solito, mi fa piacere. Poi, senza un minimo di riscaldamento, mi butto nella corsa. E’ un circuito che si snoda tra “i bracci” del carcere, con la gente che grida e ti chiama dalle finestre delle celle. Alcuni di noi si buttano sulla 3 km, capitanati dal Presidente, altri sulla 12 Km. La Direttrice è in piena fase organizzativa con la UISP, con la sua bellissima maglia viola che le invidio!

Lo scorso anno ho corso tutta la gara con Pierluca, quest’anno vedo il gruppone rifondarolo alle mie spalle, poco dietro, mentre i nostri top runners Lord Nulli e Spillo Ricci mi precedono di parecchio. Marcella, esausta e acciaccata della prestazione agli Europei Indoor, molla al termine del secondo giro. Nonostante la fatica, si fanno battute, sempre più a mezza bocca, man mano che i km sulle gambe aumentano e i ritmi incalzano. A 50 m dall’arrivo sopraggiunge la scimmia e la sverniciata di Pierluca che mi coglie alla sprovvista ma poi (oh, come lo conosco!) mi aspetta sul finale.

Con una banana in tasca vado a ritirare la medaglia. Sono orgogliosa di questo risultato, proprio qui, tra queste mura, per poter dedicare la vittoria a lei, la gazzella, domani sarebbe stato il suo compleanno, forse nulla accade per caso. Ma questa è un’altra storia.

E’ ora di uscire. Spero che per qualche ora siamo riusciti a portare un alito di serenità in questo luogo. In fondo la corsa è “evasione”, è vento di libertà. Pochi minuti e il cortile rimane vuoto.

Clamorosa Fuga dei Dalton!

Ancora una volta, nonostante gli sforzi del gagliardo Lucky Pierluke, i fratelli Dalton sono riusciti a sfuggire alle maglie sbrindellate della giustizia!

E’ successo a Rebibbia, durante la Vivicittà 2016 organizzata dalla UISP. Con astuta mossa, il pistolone più veloce del West era riuscito ad attirare i tre malfattori tra le mura di un carcere, promettendo salamelle e prosciutti per tutti. Ma, mescolatisi tra i detenuti, al colpo di partenza era scoppiato un fuggi fuggi generale. A nulla sono valse le potenti falcate del Nulli, primo dei rifondaroli, seguito dall’inseguito Simòn Daltòn, lo spilungone per intenderci. Sorprendente la Vipera Berus, prima fra le donne, che bacchetta lo spompatissimo trio Gaglioppa – Conti – Guerra (inutile il rush finale del barbuto Pierluke), a seguire in ordine decrescente Frankie Dalton (detto “mazzarella” per ragioni che è meglio non indagare), un angelico Solimini e il perfido Johnnie, autonominatosi a capo della banda. Poco più dietro il Fabulous Olive Oil, Cristina, che tiene alto l’onore della famiglia Capizi, e la combattiva Camilla. Ritirata Yodel “Sciatica” Marcella, partita come fosse ancora agli Europei.

Approfittando del giubilo generale per il profluvio di punti criterium, i tre si sono poi dileguati nel dedalo della città vecchia.

N.d.R. Siamo ancora in attesa della classifica della non competitiva, ci scusiamo per il ritardo…

Gli Europei Master ad Ancona

Non so dire quando nella mia testa si è insinuata questa idea di partecipare alla gara master europei… forse una volta l’avevo sentito dire da Scozzarella… boh comunque io in vita mia non ero mai neanche entrata in uno stadio indoor né tanto meno avevo partecipato a un campionato europeo. Sapevo però che non potevo partecipare ai campionati italiani di cross e alla Roma Ostia perché dovevo andare in Cina per lavoro e questo un po’ mi rodeva. Un giorno alla Farnesina mi viene voglia di provare l’alto e salto 1,30, a quel punto sento uscire dalla mia bocca: “Allora ci vado!”. Mi iscrivo alla gara dell’alto e dei 1500 che sono lo stesso giorno così torno in giornata. Non sto male a fare i lunghi ma in pista tutte le volte che ho provato a fare delle ripetute veloci mi è venuto un dolore forte allo sciatico e ho dovuto interrompere.

Parto per la Cina e a Pechino corro la mattina presto nei parchi, intorno alla città proibita, a piazza Tienanmen, nelle stradone dei centri commerciali, spesso in mezzo a un sacco di gente; macino chilometri a volte con la mascherina per l’aria inquinata ma sempre piano perché alle sei e mezzo di mattina nun jela posso fa a spingere. Lavoro tanto e dormo poco e quando torno sono talmente stanca e rincoglionita per il jetleg che mi addormento dovunque.

Quando vado in pista a provare dei cinquecento mi sento uno schifo e poi dolore alla sciatica. Provo l’alto e mi sento le gambe come zavorre, non salto neanche 1,20. Penso che dovrei rinunciare. Provo con oki, vitamine, parmigiano, sonno. Sto un po’ meglio, ma di allenamenti veri non se ne parla, corsette piano… comunque giovedi 31 prendo il treno con Juma e andiamo ad Ancona.

Di notte sogno che devo fare uno spettacolo di teatro in cui devo recitare e anche cantare. Ma io non ho mai letto il copione e non so il testo della canzone neanche come inizia, ma si sta per aprire il sipario e io devo entrare. Non ci vuole l’illustrissimo Lucidi a capire che anche il mio inconscio mi dice quanto sono impreparata alla prova che mi aspetta.

La mattina prendiamo l’autobus e arriviamo allo stadio. È bello vedere un fiume di gente che parla tutte le lingue. Mi sento molto felice ed emozionata. Mi compro il completino azzurro dell’Italia e le scarpe chiodate da alto. Mi inizio a scaldare: alle 12,30 ci sono le batterie dei 1500. Alle 11,30 compare l’avviso che le batterie sono state cancellate e che si va direttamente in finale sabato pomeriggio. E mo’? Dovevo tornare la sera stessa col treno, mi tocca pagare altri 92 euro di albergo.

Telefono ai miei che mi tengono Tommaso che mi fanno entrambi un gran cazziatone. Che ci sono andata a fare me ne sto sempre in giro e loro devono badare ai bambini, disapprovano decisamente le mie scelte e mi fanno sentire molto in colpa. Mi viene da piangere sto per decidere di non fare la gara dei 1500 ma meno male che Marco mi sostiene.

Alle 16,20 inizia la gara dell’alto. Ho il magone e la testa un po’ confusa, il pensiero che ho fatto una cazzata a venire e scarsa fiducia nel fatto che avrei superato la quota di ingresso di 1,20. Ho però le mie scarpe da alto nuove e una strizza che tira fuori l’adrenalina. Sono dentro lo stadio. Juma dagli spalti mi fa le foto. Faccio tre salti di prova e salto 1,25. Inizia la gara. Poche atlete partono da 1,20. Salto 1,20 al primo poi 1,25 al secondo e 1,30 al secondo. Provo 1,35 ma sento che non è alla mia portata. Anche altre escono a quella quota. Mi piace l’atmosfera dell’alto. Tra le atlete ci si incita, si danno consigli, si chiacchiera si fa amicizia, stavolta anche in inglese. Con le eliminate ci troviamo sul tappetone dell’asta a cazzeggiare e incitare le atlete rimaste in gara. Bella gara vinta con 1,58 da una slovena davanti a un italiana e una buffissima turca bionda e magrissima che continuava a mettersi e togliersi pantaloni diversi e dopo ogni salto riuscito piangeva. L’alto è una gara di nervi e di testa, mi ha sempre affascinato, ora a vedere e condividere i tic i e rituali delle altre mi sembrava un gran privilegio anche se mi sento un osservatrice esterna e decisamente scarsa. Arrivo ultima ma con dignità, ho fatto il mio personale in gara e sono molto soddisfatta. Penso che se mi allenassi per l’alto potrei fare di meglio, oppure rompermi il menisco e fare decisamente peggio.

Il giorno dopo tocca al 1500. La faccio breve perché ho scritto un poema. Volevo fare 5,50″, mi sarei accontentarta di fare anche un secondo sotto i sei minuti ma ho fatto 6’03”. Dividono la finale in due e io sto nella prima, quella delle più scarse, quasi tutte italiane. Nel box prima di entrare in pista chiacchieriamo e facciamo amicizia. Anche altre sono mamme e lottano per correre contro chi non capisce le loro esigenze. Ci abbracciamo tutte e ci facciamo in bocca al lupo di cuore prima di partire. Poi si parte.

Mi ero fatta dei calcoli sui passaggi ma quando parto non ci capisco più un cacchio. Se non ci fosse il contagiri non avrei idea di quanto manca. La pista rimbalza ed è piccolissima e inclinata in curva. Sto nel gruppetto con altre italiane e ogni tanto ci superiamo a vicenda. Quando arrivo ci rimango un po’ male del tempo ma sono molto contenta per lo spirito con cui io e le altre abbiamo affrontato la competizione. Bellissima esperienza. La vita è una sola e non bisogna lasciarsi sfuggire occasioni e io ‘sto europeo master anche se con scarsissimi risultati l’HO FATTO!!!

Il Richiamo del Potente

Anche quest’anno, e più precisamente il 24 aprile ad Olevano Romano, il potente ci invita per la solita corsa al centro del paese (5 km di saliscendi) e per il pranzo a seguire a casa sua.

I dettagli sulla partenza  li daremo più avanti.  L’iscrizione alla gara si fa sul posto e considera solo un contributo volontario che verrà interamente versato in beneficienza.

Per ora la sola cosa importante è che  comunichiate a Marco chi viene e chi corre (previste anche gare per i bambini).

Trasferta sociale a Subbiano

Aggiornamento 3

Alle 14:00 Alessandro invierà agli organizzatori l’elenco degli atleti master e giovani che prenderanno parte alla gara “Green Cup Marathon” di domenica prossima a Subbiano (Ar) valevole per il criterium di Rifondazione Podistica.

Ricordiamo che la partenza e’ fissata da regolamento alle ore 9:00 per gli adulti e alle 10:30 per le categorie giovanili.

Aggiornamento 1

Comunicazioni riguardo il luogo dove dovremmo pernottare e cenare durante la trasferta sociale.

E’ l’hotel Docciola e si trova a Chitignano a soli 15 km da Subbiano.

La proposta e’ di 40 euro al giorno ad adulto in mezza pensione (cena, pernotto e prima colazione), 20 euro per i bambini fino a 16 anni.

Ricordo la possibilita’ di soggiornare anche due giorni, dal venerdi’.

Continuate a comunicare ad Alessandro le vostre adesioni, ed entro sabato 16 aprile o al massimo sabato 23 aprile di dare anche un piccolo acconto di 20 euro a famiglia, il sabato mattina al campo .

L’hotel dispone di 55/59 posti letto per cui  affrettatevi  perche’ se dovessimo superare la capienza massima dovremmo bloccare un altro hotel.

Articolo originale

Anche quest’anno ci si prepara alla trasferta sociale di Rifondazione Podistica, momento clou della stagione anche per l’elargizione di doppi punti criterium ai partecipanti. Il week end prescelto è quello dell’8 di maggio, la gara si svolgerà a Subbiano, in provincia di Arezzo.

Si tratta di 10 km con due giri  da 5, una dentro il centro storico e uno un po’ fuori il paese con arrivo al campo sportivo.

E’ prevista anche una non competitiva di 5 km e gare per i piu’ giovani dai 100m per i piu’ piccoli (dopo il 2011) fino ad arrivare ai 1500 per i piu grandi (dal 1999 al 2002).

Questo il sito della manifestazione.

Stiamo definendo gli ultimi dettagli della trasferta, speriamo a breve di darveli nella loro completezza. Intanto pero’ ci serve sapere la vostra disponibilita’/adesione, per cui indicate ad Alessandro in quanti adulti / bambini vorreste venire, e se dal sabato o dal venerdì sera.

Vazia, Rieti

Questa mitica località, addirittura citata nella letteratura del Punk romano dei primi anni ottanta, è il luogo dove più di 100 anni or sono nacque Quinto Paolessi, detto “Rampichino”.

Quinto figlio di una numerosa famiglia, di tradizione comunista, venne chiamato alle armi e dopo alterne vicende si ritrovò come mitragliere in prima linea sul Don, nella campagna italiana in Russia, durante la II guerra mondiale. Sopravvissuto agli eventi di cui sopra, dopo la prigionia, in buoni rapporti con la popolazione locale, tornò a piedi in Italia, in particolare al Tufello, dove da tempo la sua famiglia si era trasferita.

Ebbe due figli, uno dal primo, l’altra dal secondo matrimonio. Persona tranquilla, saggia, silenziosa, ha svolto in modo onesto, dignitoso e competente il mestiere di carpentiere ferraiolo. Detto anche il “Professore”, era molto stimato per la sua grande dignità morale e fu famoso nel quartiere perché, così come il fratello Angelo, era un abilissimo scalatore, in particolare saliva sugli alberi della cuccagna e prelevava prosciutti e salami e quant’altro appeso in cima.

Dopo molti anni finalmente corro a Vazia nel Trofeo Bar del Secolo (classifica). Penso a mio padre, respiro aria di casa e anch’io riporto a casa una salamella, correndo con lui nel cuore.

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Residuati Bellici

La mattina presto, a Monterotondo, scortata da Lord Nulli, sono già cotta. Mi addormento sulla Salaria e mi risveglio a Fiuggi, quasi dentro le Terme Anticolane. Il buon Sandrino riesce a trovare il posto malgrado le segnalazioni inesistenti. Memore della squalifica recente, mi porto alla spunta quasi un’ora prima della partenza e, anche su consiglio di Alessandro, evito di allontanarmi più di 50 metri dalla partenza.

Piano piano mi sveglio e comincio a guardarmi intorno: pochi romani, tanti dialetti di tutta Italia, interessantissimi pezzi da museo, di cui io ovviamente faccio parte. Tra le serie partenti femminili sono la più vecchia delle più giovani ed è già qualcosa. Mentre mi riscaldo e poi, durante la gara, ad ogni fischio o rimprovero, salto, temendo la squalifica. Ormai è come il campanello di Pavlov!

Comunque, nonostante la fiacca iniziale, porto a termine dignitosamente la gara, arrivando nel mezzo del pacchetto di mischia.

Poi faccio un lunghissimo defaticamento compulsivo per allungare il brodo a questi 4 km per me sempre troppo pochi, mentre i maschi si riscaldano e gareggiano.

I nostri uomini, trio d’eccellenza Nulli-Scozzarella-Capizzi, devono confrontarsi, il primo, con un vecchio carico da undici societrario, un tal Gastone Breccia che qualcuno sicuramente ricorderà….

Gli altri due trovano gradita una piccola sfida in casa, mettendo giusto un po’ di verve sul finale, nonostante acciacchi e fastidi vari.
Tutto sommato ci possiamo stare, in questo Campionato Italiano Master di Cross siamo nel nostro, non facciamo affatto una brutta figura e forse potevamo essere di più, magari una volta la mettiamo come gara societaria.

Poi arriva la foto del Maestro sul podio al cross di Monterotondo, Ale si fa due calcoli e rosica un pochino… però mai il Lord anteporrebbe il pacco alla gloria!

Al ritorno, più cotti di prima, sotto casa del Maestro, già in branda per la ormai famosa pennichella di Jota, quasi quasi ci scappa la serenata con scampanellata e fuga, ma poi mi avvio verso Palombara, con i Black Flag a palla per tenermi sveglia e un incauto acquisto nella borsa: la canotta dell’Italia, non si sa mai…