Archivi categoria: Articoli Senior / Master

Articoli riguardanti le attività Senior / Master

Miseria e Nobiltà

Palombara Sabina, 27 giugno 2016, ore 14.00. Sono qui a scrivere, rimirando di tanto in tanto la bella opera d’arte posizionata sul mio ginocchio sinistro che ancor mi duole abbastanza… ma andiamo per ordine.

Venerdì 24 giugno, mattina presto. Correndo con un mio collega al campo sportivo di Palombara mi addobbo come un kaki maturo sull’asfalto, dopo aver inciampato su un tombino. Continuo a correre, imperturbabile, con il sangue che mi cola dal ginocchio. Sono leggermente preoccupata, viste le mia ambizioni relative a questo fine settimana.

La sera, un evento di grande spessore, distrae dai dolori e accende gli animi rifondaroli. Il Nobile Lord Nulli festeggia i suoi primi 50 anni. Mi riconsolo pensando che anche il suo “piede leggero” a volte può maldestramente cadere in fallo, quindi, sperando in una veloce guarigione, penso che in fondo sto invecchiando e che forse mi servono un paio di occhiali.

Sabato 25 giugno. Ore 10. Testo il ginocchio in un allenamento pre gara. La ferita, sollecitata, rallenta il processo di cicatrizzazione e fa male. Da brava somara, in serata, non intendo rinunciare a “La corsa di Alberto”, un Memorial alla sua prima edizione in quei di S. Angelo Romano. Ore 19.30. La gara era prevista per le 19.15. Arrivo, trafelata, a S. Angelo, in pieno ritardo stile Boris Bambozzi (una volta alle corse non partiva nessuno se il principe Boris non era sotto l’arco), con la partenza della corsa in lieve ritardo. Mollo Lara ad aspettarmi in macchina e mi porto al via. La gara è appena partita. Non sono Boris, ma una misera Serpe verde spoglia di pettorale, comunque provo a riprendere il gruppo di corridori. Infatti, passo dopo passo, ignara dei dolori, all’arrivo sono seconda assoluta ma vengo redarguita da un giudice che mette in dubbio la mia onestà e quindi vengo miseramente squalificata. Peccato, questa la potevo quasi vincere.

Domenica 26 giugno. Ore 10. Coltello in mezzo ai denti. Intendo riprendermi ciò che mi spetta alla Castrum Race di Castelchiodato, già Corri tra le Cerase (classifica da M. Moretti). Se la celebre corsa a tema Prunus avium L. del 2 giugno era famigerata per i lunghi ed estenuanti saliscendi, questa sua versione estiva è ancora più somara, aggiungendo una salita in più e tratti di sterrato da percorrere in pieno solleone, alle 10,30 di mattina. C’è anche il Lord, Alessandro Nulli.

Nonostante il caldo e il percorso impervio reggo e arrivo a fine gara apparentemente sana ma sempre con il ginocchio fatiscente.

Ore 13.00. Dopo aver ritirato il premio in natura me ne vado al Car Boots Sale di Palombara, a fare shopping tra le bancarelle dell’usato. Mi accolgono le mie amiche anglosassoni e parliamo delle prossime gare in terra di Sua maestà la Regina, ormai extracomunitaria. A tal proposito spero di scrivere a breve un articolo “Skinny go to England” e chiedo in questa sede al nostro architetto, fumettista e grafico preferito un disegnino da poter stampare e sfoggiare sulla maglia di RP che dovrà andare a far polemiche in territorio d’oltre manica in ben due gare (a buon intenditor poche parole).

Ore 17.00. Mi reco nell’incastellamento di Aspra, detta Casperia, presso i Monti Sabini, a trovare l’ormai attempato ma sempre nobile e oscuro Jedi Darth Novater, intimamente contemplativo e in raccoglimento meditativo nella nobile dimora dell’altrettanto nobildonna Marcella della casata Ioele. Trovo la Pulzella arrampicata sul celebre Albicocco di Juma, con le sue belle e nobili coscette al vento, intenta a raccogliere i frutti che riforniranno poi tante belle crostatine rifondarole! Al che, arraffo un bel bicchiere di vino rosso a 14 gradi e mi accascio letteralmente sulla seggiolina a leccarmi le ferite… forse per questo fine settimana abbiamo finito… forse!

Foschie estive

Parafrasando il titolo di una canzone dei Frontiera, vorrei descrivere che c’è di nuovo in questo inizio estate dall’atmosfera nebulosa, piovigginosa, temporalesca.

E’ da un po’ di tempo che sono indietro con le cronache correrecce ma i chilometri macinati non sono certo mancati. Per tutti noi. Si corre come schegge impazzite, senza la guida del tassonomico Nulli che ci richiama all’ordine del criterium, vista la pausa estiva del nostro trofeo interno rifondarolo. Qualcuno si lecca le ferite degli acciacchi primaverili, altri si infortunano sulle piste e sulle pedane, qualcuno si allena subdolamente di nascosto, per sferrare improbabili attacchi autunnali…

Tra le tante somarate, mattiniere e tardo pomeridiane, personalmente scelte con cura, viste le numerose gare disputate nel territorio della bassa sabina, non posso rinunciare alla Corri tra i Boschi di Riano, in una mattina piovosa, quasi autunnale, di giugno, alla Maratonina delle Rose, a Santa Lucia di Fontenuova, in compagnia del Lord Nulli al risparmio energetico di classe A, alla serale Maratonina delle Terme di Cretone, tra le esalazioni delle acque solfuree e, nel cuore del Parco dei Monti Lucretili, la Scarpettata. Il tutto, in un crescendo di saliscendi e cronoscalate, che hanno avuto il loro culmine nel corso della Scarpettata (da Marcellina a Prato Favale, passando per San Polo dei Cavalieri), in cui, insieme a un gruppetto di malcapitati corridori, ci siamo ritrovati in un roveto da cui siamo usciti mediante una scala da pompiere, attraverso il balcone di un’abitazione privata!

Intanto tra le vie di Roma, alcuni corridori rifondaroli (quelli con la puzza sotto il naso) improvvisano la Corri Roma, sotto la luna quasi piena e sotto la guida della Direttrice che si addobba sui sampietrini in un momento di particolare euforia da endorfine.

Inoltre, mentre la vipera si trastulla tra i colli sabini a caccia di salumi e Marcella si massacra sulla pista di Latina, un Giovanni, non ancora atleta ottimizzato ma in netta crescita, si prepara a sferrare l’attacco finale a settembre, allenandosi di nascosto in ogni dove e mettendo a dura prova la gang dei fratelli Dalton, che ormai faticano a stargli dietro. Un Walter Serra torna a farsi vedere tra le strade Palombaresi, minacciando un ritorno in grande spolvero nello stile del Conte di Montecristo.

Torna anche il mitico Corrado Giambalvo, che, nel suo ormai fantasmagorico Truck, si esibisce in un accattivante spettacolo di giocoleria calzolaiesca che ha come oggetto il risuolaggio di scarpe di ogni fattezza con la celebre suola “predator” Vibram (mamma mia quanti sfondoni ho detto in una sola frase ma d’altronde quando si parla di Giambalvo occorre dar potere alla fantasia…).

Ma le performances migliori  sono sempre quelle dei ragazzi di RP che colorano di verde i viali di Villa Ada nella gara di Orienteering che li ha visti partecipi insieme al gruppo degli instancabili genitori.

Infine, lunedì scorso, dopo la pioggia (sempre parafrasando i mitici Frontiera), a chiusura della stagione sportiva e aspettando il campo estivo di Villetta Barrea, i giovani si sono esibiti in una sequenza di staffette e gare di contorno uscendone con un pieno di medaglie e un primo posto per la squadra maschile e un terzo posto per la squadra femminile nel trofeo “Atleticamo”.

Insomma, seppur stanchi e acciaccati, in questo clima instabile, anticiclonico, di bassa pressione, intorpiditi dai primi caldi e inumiditi dall’insolita pioggia monsonico-tropicale, ancora reagiamo e scalpitiamo, nel tentativo di mortificar la carne ed elevar lo spirito, con la solita testardaggine e passione e un pizzico di sano masochismo.

Due rifondaroli sulle Dolomiti

Ce l’ho fatta, ce l’abbiamo fatta, io e Betta abbiamo percorso i 30 km
della Cortina Dobbiaco (foto).  Il tracciato della corsa è stato bellissimo, immerso in uno splendido panorama, tra fiumi di montagna, le tre cime di Lavaredo che occhieggiavano al 20′ km, il lago di Landro, buie gallerie e vacche al pascolo. Io sono arrivato con la solita smorfia di dolore, Betta sempre col sorriso. I miei ultimi 200 metri sono stati però deliziati dall’incitamento di mia figlia che al grido:”Dai papo, che ne hai ancora”, anche se era evidente anche a lei che non ne avevo proprio più, ha tagliato il traguardo insieme a me.
Per mesi quando per caso o a domanda specifica dicevo Cortina- Dobbiaco, osservavo nel mio interlocutore un misto tra disappunto e pietà, e una strana espressione sul viso che sembrava voler dire: “non ce la farai mai”; avevo anche l’impressione, tutte le volte che parlavo di questa corsa, che una nuvola densa e nera si addensasse nel cielo sopra di me . La stessa nuvola è comparsa all’improvviso al 27′ km, il passo è diventato pesante, il respiro corto, e l’arrivo mi è parso inaspettatamente lontanissimo. È stato in quel momento, quando ho sperato per un attimo che qualcuno ponesse fine alle mie sofferenze, che ho cominciato a sentire le voci: Simone che diceva: “Vai fratello Dalton, so che ce la puoi fare!”, Angelo: “Mi raccomando fermati ai rifornimenti e diffida dei palloncini!”, Eleonora:” Aléalé!”, Riccardo: “Ma in allenamento lo hai fatto il km di trasformazione?”, Andrea: “Ti avevo detto di non fermarti al primo rifornimento…”, Mauro: “Qualsiasi cosa fatta per 3 ore è noiosa anche guardare la televisione, figurati correre!”, Gabriele: “Correre per 3 ore fa male, le tue ginocchia, la schiena, ne risentiranno per sempre…”.  Spinto da queste voci ho tagliato il traguardo, la nuvola ha lasciato spazio ad un raggio di sole, mi hanno dato la medaglia, e con le braccia al cielo ho pensato: “Ce l’ho fatta!”. E se qualcuno mi avesse intervistato, al microfono avrei detto: “La vittoria non è solo mia, ringrazio tutta la squadra che mi ha sempre sostenuto, e voglio dire che questa vittoria non mi cambierà, rimango il ragazzo semplice di una volta, anche se da oggi avrò meno tempo per me… scusa devo andare, mi chiamano da Sky.”

Praticare, praticare, praticare

Un sabato mattina come tanti, al campo della Farnesina, arriva il Presidente. Allena il gruppo dei ragazzi più grandi e poi rimane per una corsetta rilassante, con me e la Direttrice.

In questi contesti il Presidente, oltre a supervisionare in veste tecnica l’andamento dei corsi, in certi momenti, quasi pervaso da un’aurea di un sottile misticismo, a chi li sa cogliere, offre preziosi frutti di saggezza, maturati in anni e anni di esperienze di campo. C’è da dire che nulla gli è sfuggito in questi anni e conosce tantissimi aneddoti , storie e leggende che prima o poi, dopa anni di appunti e trascrizioni, mi deciderò a farne una pubblicazione…

Ma veniamo al dunque. L’aneddoto di sabato scorso riguardava un celebre maestro dell’arrampicata, che illustrava le tre regole fondamentali per progredire in questo sport fatto di tecnica, forza e agilità: “Praticare, Praticare, Praticare”.

Preso in parola il Presidente, dopo aver doppiato la mattina e a pranzo con due sedutine di corsa, non compulsivamente sazia, penso che se devo praticare per la terza volta, posso andare alla Maratonina di Cretone, alle 17.30, nella frazione di Palombara, nelle Terme Sabine.

Cotta come una zampogna dal caldo e dalle quotidiane fatiche, forte del consiglio presidenziale, ma soprattutto pervasa da un’ insana dose di incoscienza, mi reco dunque a Cretone. Sul posto c’è il carrozzone di Felice, capobanda di un rendez-vous di atleti di vario genere ma soprattutto di tutta la somaraggine laziale che non aspetta altro che pane, salite, chilometri su chilometri e soprattutto gare di mattina, nel pomeriggio e poi ancora la mattina dopo, con pernotto in loco. Insomma una truppa di gente mai soddisfatta, che correrebbe anche di notte su un letto a forma di tapis-roulant o su una cyclette.

Mi butto tra la mischia e vado, non so come. Al termine, quarta assoluta, non so come, rimedio l’olio e l’ennesima salamella alla faccia di Marcella, che poi non mangerò mai e rischierà di ammuffire in frigorifero.

Insomma, a quanto pare i consigli del Presidente, anche se interpretati in chiave di lettura da Vipera berus sub specie stoned, funzionano e danno i loro risultati. Perciò ribadisco a tutti il consiglio del grande Maestro: PRATICARE, PRATICARE, PRATICARE!

Pensieri, parole e… qualche lacrima di commozione

Una RP polivalente, presente su tutti i fronti in questo maggio da ricordare… Gente vivace, piena di voglia di fare, nonostante acciacchi e stanchezza. A riprova della nostra ecletticità finiamo anche su una rivista specializzata del settore podistico. Queste le ultime avventure assieme a numerosi compagni di squadra e altre storie in cui i giovani e gli istruttori sono stati coraggiosi e instancabili protagonisti.

Vie cave

14 giorni per uscire dal tunnel dell’infortunio ed eccomi incanalata nella via cava. Ma andiamo con ordine. Un mese fantastico, caratterizzato da un ottimo stato di forma, ma farsi prendere la mano e strafare è un attimo. Certo, c’è chi si fa male a 6 al km quando potrebbe andarci a 3. Quindi dico a me stessa: “ma che cavolo vai cercando?”.

In tutti i modi il 22 di maggio oso l’Etrurian trail, ma non sono sola in questa somarata: siamo ben 17 a disputare una gara più che impegnativa nel suo genere. Al termine si conteranno i feriti, tra cui il Lord Nulli, che, abituato a calcare suoli di velluto, qui inciampa e si allunga in malo modo, rischiando una spalla e i punti su una brutta ferita. Giovanni, pur disputando una grande prova, gli tocca cedere il primo posto (almeno per ora) nella classifica criterium, la cui parte alta torna in mano alle due “cignale” Marcella e Paola. In realtà la Vipera berus avrebbe anche mollato quest’anno, se non che, prospettandosi il traguardo Juventino dei tre scudetti consecutivi, si mormora che la Vipera sarebbe intenzionata, alla prossima muta stagionale, a indossare una livrea bianco-nera.

Comunque, tra le quinte, si vocifera cosa fatta il ritorno del figliol prodigo Vastino, (pronuncia: Vastigno)! Colgo l’occasione per un affettuoso bentornato al nostro atleta, compagno di tante avventure e allievo del maestro Yota Enzo.

Free runners

Nel frattempo i ragazzi sono alla palestra Fulvio Bernardini per un particolare triathlon che prevede, oltre al nuoto e alla corsa, il free climbing. Questo dopo un sabato di corse, salti e lanci in pista. In questo nuovo contest i nostri si distinguono brillantemente ma la parola la lascio alla Direttrice e a Nulli, che hanno assistito alle varie attività con il solito dono dell’ubiquità.

Quasi per caso….

Oggi, alla casa circondariale (un modo più grazioso di dire carcere) di Rebibbia, RP c’era. Eravamo in pochi ma buoni. Beniamino, Alessandra, Andrea, Federica, Francesca e tutto lo staff della UISP Roma hanno contribuito a far passare una giornata diversa alle ragazze detenute, una iniziativa di grande significato e spessore umano, questa staffetta al femminile davvero travolgente. 11 ragazze per squadra su un percorso di 1100 m tra i “bracci” della legge romana. Ragazze da tutto il mondo, rumene, albanesi, sudamericane… nella mia squadra addirittura una newyorkese davvero da tesserare per la prossima 4×400 societaria. Tutte lì quasi per caso.

Al ritorno, mentre con la Direttrice si rifletteva sull’iniziativa appena svolta, pensavamo alle donne appena conosciute, interne al penitenziario più grande di Roma e forse d’Italia… una vera città. Poi a casa continuavo a pensare a cose forse un po’ stupide ma che come un tarlo mi picchiavano la testa e dicevano più o meno questo:

  • Quasi per caso io posso farmi la doccia e scegliere il bagnoschiuma e lo sciampo e poi la cremina idratante… loro no.
  • Quasi per caso io ho uno stipendio e una casa, uno spazio dove tenere le mie cose, i miei tanti inutili oggetti, ma loro no.
  • Quasi per caso la mattina io mi alzo e tra i vari impegni della giornata posso incastrare una bella corsetta all’aria aperta. Loro no
  • Quasi per caso io la sera torno a casa e posso abbracciare mia figlia. Loro no.
  • Quasi per caso loro ora sono lì dentro e io no.

Saluti e baci a tutti.

IMG-20160526-WA0004

Sentiero etrusco

Una bella giornata di sole ha accompagnato l’Etrurian Trail di Cerveteri (classifica da M. Moretti), ottava prova del famigerato Criterium Rifondarolo…

La classifica

Al primo posto il Dalton spilungone: essendo egli ben aduso a fughe nel sottobosco con palla al piede e segugi alle calcagna, per lui questo trail è ‘na passeggiata. Non può sottoscrivere il Lord Nulli, coperto di sangue che manco a Balaklava: mantiene comunque il suo aplomb britannico. Segue Zucchi, mai un capello fuori posto, ogni tanto un colpo di lacca. Meglio avrebbe potuto fare Pierluca, se non si fosse soffermato ad ogni pié sospinto, attratto dal colore di qualche pianta infestante. Non passa manco un quarto d’ora ed ecco apparire il Guerra Minor, lo abbiamo intervistato qualche riga qui sotto. Segue da presso l’indomito Novaro, in netta ripresa nonostante la fascite periostea ed un principio di febbre gialla. Il festival del martirio giunge al suo apice qualche minuto dopo, con lo sprint della Zoppa e della Sciancata, alias Marcella e la Vipera. Pare che per tutto il percorso si siano prese a frustate con fronde d’ortica e sassate sulle gengive, ma poi in pubblico fanno tutte le amicone. Primo e secondo posto per loro al Criterium. Variamente imbottigliati al fondo di questo cordone umano degno del più tragico Giochi senza frontiere troviamo Tudino e Johnny Dalton in rapida sequenza, poi Angelo che sicuramente sotto sotto trama qualcosa nonostante l’apparente dabbenaggine e l’esimio professor Lucidi, il quale pare sempre passare lì per caso. A pochi metri in linea d’aria, anche se misurati nell’arco di qualche minuto, Oliva e la fiera Camilla, futura terza incomoda nell’amazzonico pantheon rifondarolo. A questo punto i ritardi si conformano agli annunci ferroviari del meridione, con poche speranze di rivedere Pompei, Battilocchi e Boattini, ma quest’ultimo si giustifica per essere stato trattenuto da una banda di pastori macedoni.

Intervista a Guerra Minor

Per prima cosa mi vorrei lamentare con l’organizzazione dell’Etrurian Trail di Cerveteri, che ha gravemente nuociuto al benessere psicofisico mio e dei miei compagni di squadra, con consegna del pettorale all’ultimo momento. L’esimio Professor Lucidi si è punto un dito con la spilla da balia, ed io non ho potuto scaramanticamente svuotare la vescica, come mio solito. Ma veniamo alla gara, bando alle recriminazioni. Che dire poi della classifica finale, in cui veniamo qualificati come appartenenti ad una fantomatica “Rifondazione Atletica”? Devo pensare forse ad una congiura? E’ tale il timore che suscita il solo apparire dei nostri migliori atleti? Si… la gara… la gara, adesso parlo della gara. (Inspira profondamente, N.d.R.). Va bene la giornata spettacolare di sole, vanno bene i paesaggi sempre nuovi, tra la collina agreste, il bosco fitto e l’umido guado, la necropoli e la città degli ex vivi, vanno bene i sentieri scavati nel tufo, i gradoni di roccia calcarea, il basolato, il brecciolino e la terra smossa, vanno bene anche gli infortuni, una storta infame dove nemmeno gli sherpa possono venire a recuperarti, un capitombolo sui terrazzamenti a rischio unità spinale, vanno bene le fettucce biancorosse appese agli alberi, le frecce pitturate, una parabola incongrua che ti indica il cammino, vanno bene quelli davanti che battono la fiacca e quelli dietro che ti alitano sul collo, quelli che non riescono nemmeno a scavalcare una sbarra a cinquanta centimetri d’altezza, vanno bene le fette d’arancia, il colore, l’odore, il sapore del sugo fra i denti, le dita appiccicose, la sensazione di benessere amplificata dalla mancanza di ossigeno, vanno bene le salite fatte al passo, le discese a scapicollo, i sorpassi azzardati e le gomitate involontarie, vanno bene insulti e carezze, va bene pure il vivere tutta questa bellezza, tutta questa natura, tutta questa luce che filtra tra le foglie come zombi anestetizzati, lo sguardo fisso a terra tra i piedi del compagno che ti sta davanti per non cadere, manco fossimo sull’altopiano d’Asiago nel ’17, va bene pure la fila finale per i vettovagliamenti, le corna al sole, va bene tutto… ma “Rifondazione Atletica” non va bene, lo trovo insulso e mi amareggia. Basta, spegni ‘sto coso…

Rifondaroli in gara – Aprile 2016

E’ un mese particolare, quello di aprile, in cui il rifondarolo tipo diventa incontenibile: oltre ai tradizionali appuntamenti con il Vivicittà di Rebibbia e con le manifestazioni del 25 aprile, abbiamo nostri rappresentanti agli Europei Master di Ancona, all’Appia Run ed alla Maratona di Roma. Da non perdere il ‘one women show’ sul tema della Liberazione: in due giorni la vipera berus partecipa a tre gare passando nello spazio di poche ore dalla somarata al 1000 in pista. Dove non citato espressamente le classifiche sono tratte dal sito del Maratoneta.

30/04 – Maratonina di Palombara Sabina: Paola Paolessi. Classifica – qui

25/04 – Tre Ville Run, Roma: Giuseppe Scozzarella. Classifica – qui

25/04 – Giro delle ville Tuscolane, Frascati: Andrea D’Agostino. Classifica – qui

25/04 – Corri per la Liberazione: Paola Paolessi, terza gara in due giorni.  Classifica – qui

24/04 – Trofeo della Liberazione: Simone Ricci, Mauro Tudino, Giovanni Ricci, Fabio Boattini e Paola Paolessi(…il pomeriggio) sul 1000. Ottimo Alessandro Nulli sul 3000. Classifica – qui (sito Fidal)

24/04 – Maratonina del Partigiano, Poggio Mirteto: Paola Paolessi…la mattina. Articolo – qui, Classifica – qui

17/04 – Roma Appia Run. Roberto Sticca, ormai è lui il nostro big! Seguono Cristina Rossetti, in grande ascesa, Angelo Solimini, Fabio Oliva, Laura Battilocchi, Andrea Braides, Adriana Garroni, Giulia Ajo’, Natascia Lella, Susanna Cretella e Gabriele Chilosi. Classifica – qui

16/04 – Corri al massimo per Irene, Villa Pamphili: Roberto ‘zed’ Tufani. Classifica – qui

10/04 – Maratona di Roma: Giovanni Ricci, Alessandro Gentili, Enrico Giuga, Fabio Lucidi, Giovanni Salvatori. Articolo di Enrico – qui, Articolo sul progetto Marathon Evolution – qui, Classifica – qui (sito maratonadiroma)

03/04 – Vivicittà Rebibbia. Alessandro Nulli, Simone Ricci, Paola Paolessi, Pierluca Gaglioppa, Stefano Conti, Francesco Mazzarelli, Angelo Solimini, Giovanni Ricci, Fabio Oliva, Cristina Rossetti, Camilla Panzieri. Articolo di Paola – qui, Articolo di AndyWar – qui, Video – qui (RaiSport1), Classifiche – qui (sito UISP)

02/04 – Europei Master, Ancona: Marcella Ioele sui 1500 e nel salto in alto. Articolo – qui, Classifiche – qui (sito fidalservizi)

Cerveteri Etrurian Trail

Aggiornamento

Ci avviciniamo alla gara di domenica 22 maggio, ricordiamo di pagare i 13 uro dell’iscrizione a Marco Novaro o in alternativa ad Alessandro.

La partenza della gara è fissata alle ore 09:00 dalla Piazzetta antistante l’entrata alla Necropoli Etrusca della Banditaccia di Cerveteri (vedi mappa qui sotto).

Per il dopo gara si sta pensando di organizzare una mangiata insieme nelle immediate vicinanze…

Articolo originale

Appena trascorsa la trasferta sociale (vedi foto) con la tappa regina del criterium, trovate in questa pagina l’ultima classifica aggiornata, siamo subito a chiedere l’adesione per la prossima gara che si disputera’ il prossimo 22 maggio a Cerveteri con l’ Etrurian Trail.

Qui di seguito il regolamento.

Essendoci il numero chiuso alle 600 iscrizioni, comunicate l’adesione ad Alessandro entro giovedi’ prossimo 12 maggio in modo da mandare venerdi’ in anticipo agli organizzatori il nostro elenco.

Il costo dell’iscrizione e’ di 13 euro, la distanza di 15 chilometri, la partenza alle ore 9:00.

Chiederemo agli organizzatori se il pagamento si potra’ effettuare il giorno stesso della gara, altrimenti lo anticiperemo via bonifico di gruppo.

Benedicite, omnes

Una trasferta societaria all’insegna del misticismo, dell’unione e fusione con la natura e le sue divinità, del buon cibo e del buon vino. Cosa si può desiderare di più? Ma andiamo con ordine, senza dilungarci troppo sull’elemento sportivo-agonistico chiave della trasferta Sociale di Rifondazione Podistica a Subbiano (spero ci pensi qualcuno), esaminiamo invece in questa sede gli aspetti socio-culturali, etnografici e perché no, spirituali di tutta la faccenda.

La Verna

Un’escursione bellissima dal Santuario de La Verna fino al Monte Penna, almeno per quel giorno ci ha forse reso più buoni.

Ci riempiamo i polmoni e gli occhi e tutti i nostri sensi di quei boschi di abeti bianchi, di cui, come colonne del cielo, non si vede la fine, di quelle pietre spaccate, che come zattere alla deriva, dalla Liguria portano un pezzo di ciò che un tempo fu la barriera corallina di un mare poco profondo e ora cornice di pittoreschi strapiombi sulle Foreste Casentinesi, di quel sottobosco di Anemone nemorosa, di Cardamine e Mercuriale, che come un verde oceano ondeggia alla brezza del monte, di quel saio e quel giaciglio che furono di San Francesco d’Assisi, protettore degli italiani, dei lupi, e forse anche dei matti come noi che la mattina ci alziamo per andare a mortificare il nostro corpo e gioire della grande fatica di una corsa dalle mille salite.

Poi ancora al Santuario, ammiriamo le opere di Andrea della Robbia, splendide ceramiche di candida purezza, cesellate con la tecnica della ceramica policroma invetriata, inventata proprio da suo zio Luca della Robbia.

Per approfondire: Andrea della Robbia su Wikipedia.

Poi, al termine di una processione, nella Chiesa del Santuario, riceviamo la Benedizione di un Frate che emoziona e coinvolge molti di noi.

C’è da dire, inoltre, che la nostra guida, ci illustra diversi aspetti legati alla storia e ai miti di questa splendida zona. Mi colpisce molto la figura di Laverna.

Per approfondire: Laverna su Wikipedia

“Laverna è una divinità della mitologia romana[1] appartenente al gruppo dei cosiddetti Di indigetes.

Protettrice dei ladri e degli impostori, il suo culto era presente soprattutto a Roma (come attesta Festo) con ben due lucus: aveva infatti un’ara e un boschetto sacri sull’Aventino, presso la porta delle mura serviane che perciò prendeva il suo nome (porta Lavernalis) e un bosco sacro sulla Via Salaria; Laverna era però venerata anche in altre località italiane, soprattutto nel centro della penisola[2].

……..Il celebre Santuario Francescano della Verna sorse proprio sopra un luogo di culto della dea Laverna, come attesta questa testimonianza di Padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento[3]:

« Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna.

Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti…  »”.

A Laverna è intitolato l’asteroide 2103 Laverna.

L’Aloha Presidenziale

Dopo la benedizione del Frate Francescano nel santuario della Verna, recepita da molti di noi con grande suggestione, Ci soffermiamo, su sollecitazione del Presidente, a considerare lo Spirito di Aloha.

Tratto da: LO SPIRITO DI ALOHA
di Serge Kahili King
tradotto in italiano da M. Teresa Catani

“LA FILOSOFIA DI ALOHA

  1. IKE: Il mondo è quello che uno pensa che sia.
  2. KALA: Non esistono limiti.
  3. MAKIA. L’energia fluisce dove va l’attenzione.
  4. MANAWA: Il momento del potere è ora.
  5. ALOHA. Amare significa essere felice con chiunque.
  6. MANA. Tutto il potere viene da dentro noi stessi.
  7.  PONO. Il risultato è la misura della verità.

……..

Nel linguaggio Hawaiiano, aloha vuol dire molto di più di un semplice “ciao” o “arrivederci” o “amore”. Il suo significato più profondo implica “l’allegria (aho) di condividere (alo) energia vitale (ha) nel presente (alo).”.

Più si condivide quest’energia più ci si sintonizza con il Potere Divino, quello che gli Hawaiiani chiamano mana. Usare, con amore, questo potere incredibile è il segreto che ci porta alla realizzazione della vera salute, felicità, prosperità e successo.

Questa è la tecnica più potente del mondo e, anche se estremamente semplice, forse non risulta facile perché bisogna ricordarsi di praticarla, molto spesso. E’ un segreto che è stato dato all’umanità più e più volte ed ora, ancora una volta, sotto un’altra forma:

Benedite tutti, e tutto ciò, che rappresenta quello che desiderate”.

Per approfondimenti: Alohainternational.

Il Saluto al Sole, Surya Namaskara

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera: Surya Namaskara

“Surya Namaskara, ovvero il saluto al sole, è una serie di asana di Hatha Yoga. Deriva dal sanscrito “surya” che significa “sole”, e “namaskara” che significa “saluto”.

La serie di asana viene eseguita dai praticanti yoga al mattino, al momento del sorgere del sole, per poter meglio sfruttare l’energia solare presente in quel momento.

Lo scopo di questa sequenza, è inizialmente quello devozionale nei confronti del sole. Il sole (surya) è infatti sin dai tempi antichi identificato come colui che genera la vita con i suoi raggi energetici che fanno fiorire l’uomo e la natura. Ma lo scopo non è solo devozionale e simbolico, ma è anche fisico. Infatti la pratica del saluto al sole ha il compito di sciogliere, allungare e rendere flessibili i muscoli. Inoltre Surya Namaskara massaggia gli organi interni e amplia la respirazione. I maestri yoga consigliano di svolgere sempre un “Saluto al Sole” al mattino e comunque sempre prima di una sessione di Hatha Yoga, in quanto prepara il corpo e la mente alle successive asana”.

La mattina e la sera, alcuni hippies rifondaroli si sono dedicati, durante la trasferta, a questa salubre pratica, rinvigorendo corpo e spirito, altrimenti mortificato da sforzi e stravizi di cui appresso si farà menzione.

Panem et vinum

Due elementi base della nutrizione sana e benzina del corpo e dello spirito. Il buon pane sciapo toscano (magari sotto forma del tipico crostino) e il buon Chianti non possono essere tralasciati in quanto protagonisti a pieno titolo in questa trasferta.

Sono stati loro i nostri integratori e ci hanno sostenuto nel culmine della salita. E quando stava per scattare la mala parola, il mal di fegato ci ha ridimensionato e mortificato nella carne e nello spirito, facendoci fare il mea culpa, ricordandoci che non nell’abuso, ma nell’equilibrio è la giusta e retta via.

Il Salame più lungo

E per finire, dopo tanta spiritualità un po di leggerezza…  dopo aver saziato la fame dello spirito sopraggiunge la fame del corpo e quindi della vita l’aspetto materiale: quale miglior esempio se non il vile e terricolo insaccato altresì detto salame?

Mi scusino i vegetariani, vegetaliani, vegan e macrobiotici, ma tra i tanti premi conseguiti il salame di Marcella è sicuramente un’icona. Un simbolo di buon auspicio e di prosperità.

E infatti: conoscere il salame.

Da cui mettere in evidenza ciò che segue:

“Nel corso dei secoli si è evoluto in diverse varietà, fino a costituire una vera e propria famiglia, con specialità per ogni regione. I salami italiani si distinguono tra loro per il tipo di macinatura della carne (che può essere fine, media o grossa) e per le spezie e gli ingredienti (aglio, peperoncino, semi di finocchio, vino e altro) che contribuiscono a dare a ogni singolo tipo una spiccata personalità. La carne, il grasso e gli eventuali altri ingredienti macinati vengono insaccati e lasciati stagionare. Ed è proprio verso la fine della stagionatura che ogni salame acquista il suo tipico aroma. La forma è generalmente allungata, di dimensioni variabili, mentre all’interno la fetta si presenta di color rosso con grasso bianco/rosa, con un profumo intenso e appetitoso e un sapore ben definito.
Tra i salami più conosciuti ci sono il Milano (a grana finissima), il Felino (a grana media), l’Ungherese (a grana fine e leggermente affumicato), il Napoli (a grana fine), mentre ben sette varietà, il Salame Brianza, il Salame Piacentino, il Salame di Varzi, la Soppressata di Calabria, la Salsiccia di Calabria, i Salamini italiani alla Cacciatora e la Soprèssa Vicentina hanno ricevuto il contrassegno comunitario DOP; il Salame d’oca di Mortara, il Salame Cremona, il Salame Sant’Angelo e il Ciauscolo hanno invece ottenuto l’indicazione geografica protetta (IGP)”

 E allora direi di finire in allegria con un’ultima ricerca su questo tipico preparato della gastronomia popolare italiana che negli anni ha allietato nei giorni di festa le tavole dei nostri antenati, immersi in una realtà contadina e agreste, alla base della nostra cultura e all’origine di un intimo contatto con la natura e con lo spirito che è in essa.

Come vedete il cerchio si chiude.

Qui sotto un video ed altre foto della gara, alcune inviateci dagli amici della Subbiano Marathon (altre foto a questo link):

 

1° maggio senza Vivifiume

Per me il primo maggio quest’anno è cominciato prima, con la consapevolezza che senza la Vivifiume non sarebbe stato lo stesso. Una gara a Palombara il  30 aprile, in serata, avrebbe dovuto sublimarne la mancanza e anche quella di un’assenza giustificata dal campo, il sabato mattina. Penso alla Direttrice sola soletta ad allenarsi allo Stadio dei Marmi senza di me  e mi sale la nostalgia. La realtà è che ci tolgono gli spazi, per correre, per stare insieme. Ci tolgono gli argini, ci tolgono le spiagge, ci precludono mari e monti. E cosa peggiore vogliono toglierci il tempo, per stare insieme, condividere, vivere emozioni o semplicemente cazzeggiare.

Tuttavia la gara di Palombara mi fa sentire bene. Corro veloce come un treno e poi, l’indomani lessa come una zucchina, dopo un lunghetto tranquillo e sonnolento, sono indecisa su come trascorrere questo I° maggio. Il mio essere Vipera berus mi porterebbe alla Festa di San Domenico a Cocullo, altresì detta Sagra dei serpari mentre l’animo punk mi porterebbe al Forte Prenestino.

Prevale una via di mezzo (perché poi?), cioè il Concertone a Piazza San Giovanni, in cui c’è il Santo e forse anche i serpenti (a buon intenditor…), ma stare tra la gioventù  e pogare al ritmo dei Modena City Ramblers come vent’anni fa non è male!

E allora: Oh Bella Ciao, Bella Ciao, Bella Ciao Ciao Ciaooooo!

Buona Festa del Non Lavoro a tutti i Rifondaroli!