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Articoli che riguardano attività passate del settore senior e master

The Wild, the Innocent and the E-street Shuffle

Wild Billy Circus.

Well, the runway lies ahead like a great false dawn
Whoa, Fat Lady, Big Mama, Missy Bimbo sits in her chair and yawns
And the man-beast lies in his cage sniffing popcorn
Yeah, the midget licks his fingers and suffers Missy Bimbo’s scorn
The circus town’s been born.

B.S.

Chissà perché quando vedo I fratelli Dalton mi viene in mente qualcosa a metà tra un film di Sergio Leone e un pezzo di Bruce Springsteen. Poi, quando ci aggiungi Mauro T. er polentone e Angelo S. il Suola e il contest è la Maratonina dei 3 Comuni, non ci sono più dubbi: siamo al Wild Billy Circus.

Eccoci qui, stremati e infreddoliti, ma tuttavia sempre presenti sul pezzo. Sono ormai alla mia settima 3 comuni, mentre per loro è la prima. Vedo entusiasmo e soddisfazione, qualche spiritosaggine frutto dell’abbondante dose di endorfina prodotta fa dire al Suola battute e spoloqui, tra  cui, fatemi ricordare, una vagonata di demenzialità su quanto conforto ha avuto lungo il percorso aver fatto alcuni km con una certa ”Filfona” che presumo sia una strappona filantropa filogeneticamente molto dotata o chissà cosa.

Pensate, i 4 infingardi, aizzati dal polentone, mi hanno accusata di aver preso la scorciatoia, visto che quest’ultimo, dopo aver succhiato le ruote per più di mezza gara, si è fatto sotto con la sottoscritta solo il 16° km.

Comunque, tornando agli aspetti tecnici della gara voi vi chiederete perché Wild Billy Circus. Credo che questo evento sportivo, per quanto impegnativo sotto molti lati, sia la tapascionata per eccellenza, dove ne vedi di cotte e di crude, con una ricchezza in personaggi, dialetti, look, per tutti i gusti. Ti puoi fare qui un’idea delle mode e delle usanze di “tendenza” tra i corridori del centro Italia. Ora la va per la maggiore il calzettone contenitivo per le vene varicose e il manicotto. Noi ci distinguiamo invece per il nostro outfit anacronistico e fuori dagli schemi. Prendiamo Giovanni “Johnny” Dalton, non è forse un uomo di altri tempi, con il suo look pankabbestia e le sue gambette da mediano anni ottanta (vedi Oriali)?

Ma non è (solo) il vestiario che trasfigura l’uomo (o la donna). La 3 comuni è la somarata per eccellenza che ti cambia i connotati. Presa sottogamba o senza la dovuta freschezza ti fa invecchiare di qualche anno. Al termine puoi arrivare veramente cotto. Osservate bene la foto: i meglio messi sembrano Johnny e Francis Dalton, ma se guardate a fondo le borse agli occhi sono valigie, le rughe sono solchi. Ma chi ce lo fa fare? La risposta.

Day after, congresso UISP. Tarda ora e conferma della lista dove è presente la nostra Direttrice. La cosa che mi è piaciuta dell’iniziativa, oltre alla riconferma della nostra “Stacanof Lichtner” che è tutta una garanzia  è l’entusiasmo che traspare nei numerosi interventi, fatti in gran parte da persone “grandi”, anche di età.

Gente che non si è stancata di sostenere gli stessi principi, combattere le stesse battaglie, insistendo a distanza di anni nel tentativo di abbattere quel cavolo di muro rappresentato da burocrazia, politica spicciola, malcostume.  La coerenza è una gran cosa. Mi ritrovo in tanti interventi, e soprattutto nella voglia di crescere ancora, di provare nuove strade senza smettere di percorrere le vecchie. Insieme a questa squadra, a questi elementi a volte un po’ pittoreschi , un po’ wild billy circus style, ma veramente simili a me. Rivedendo i video e le foto relativi alle esperienze di Rebibbia e delle Corri per il Verde mi sento parte di un progetto che è oltre lo sport e questo mi restituisce un profondo senso di appagamento, nonostante la stanchezza accumulata. E’ come percorrere una lunga 3 comuni senza fermarsi. A volte arriva il ristoro ma tu neanche bevi… a volte scambi battute con chi ti corre accanto, ti lasci andare nei pensieri e nei paesaggi, arriva anche la “botta”, la scimmia che ti chiede il conto, ma anche questo è parte della vita e rappresenta un momento di crescita.

Ora ci prepariamo per la prossima prova, quella di correre al meglio la Corsa di Miguel e magari a gridare forte in modo che ci notino, che questa iniziativa non venga oscurata o assimilata a poco più di una banale gara domenicale. Saremo in tanti e ci faremo sentire. Per le strade di Roma.

Runnin’ home to some small Ohio town
Jesus, send some good women to save all your clowns…

Non di sole corse… Buon 2017 a tutti!

Care tutte e cari tutti,

per augurarvi un buon anno ecco foto di rifondarole al bar. Dopo lungo giro al Parco di Aguzzano, con temperature a dir poco polari, the e cappuccini del tutto meritati.

Non di sole corse…

Buon 2017!

Alessandra C. (per le femmine rifondarole).

Il senso della vipera per la neve e per… le botti!

Una doppietta all’insegna del gelo e delle rigide temperature invernali, insolite a queste latitudini. Un meno 10 di Monte Livata (e forse qualche grado in meno nei campi carsici innevati di Campaegli) non hanno però impedito alla solita “banda di matti” di percorrere l’ormai mitico Winter Trail che da qualche anno si disputa sulle montagne dell’appennino sublacense, nelle splendide faggete dei Monti Simbruini.

Andando verso Campo dell’Osso, location della prova del trail, ho vissuto l’aspettativa della gara come un salto nel buio, non tanto per la presenza di neve che poi si è rivelata non eccessivamente alta ma tuttavia poco battuta, quanto per il freddo e il vento, veramente notevole sin dalle basse quote e nocivo per un animale a sangue freddo qual è una Vipera berus.

Tuttavia, come si dice a Roma, è ita. Imbacuccata davvero come la Befana (non per niente trattasi del 7 gennaio), ho corso mezza gara con un losco figuro che poteva sembrare Diabolick, alla fine rivelatosi come Pasquale P., un nostro stimato ex compagno di squadra rifondarolo. All’arrivo, tutti stipati nella casetta di legno del Parco, a bere the bollente, sembrava di essere in una via di mezzo tra il campo base di una spedizione in Alaska e la taverna del primo Star Wars in cui Skywalker e Ben Kenobi  incontrano Han Solo e Chewbecca, peccato manco un cordialino, un vin brulee, un amaro lucano o qualche cicchetto a riscaldare gli animi. Una 3° posizione come donna over… beh lasciamo perdere over cosa, mi ha rinfrancata del clima siberiano e dell’assenza di qualcosa di forte e posso dire di essere tornata a casa contenta e soddisfatta.

Infatti, galvanizzata da ciò che tutto sommato può essere considerata una fantastica esperienza di una certa “estremità”, the day after, mi sono rigettata in maniera del tutto inconsulta in un nuovo trail indetto a scopi benefici, organizzata dalla “Vichinga” e dal nome e dalla location quanto mai bizzarre: La Botte Trail. E voi direte a questo punto che per un’ubriacona come me, non poteva esserci sede migliore, tuttavia, per chi non lo sapesse, La Botte è una piccola e graziosa frazione di Guidonia, posizionata sotto i Monti Lucretili, con una dimensione ancora decisamente agricola, Per cui anche qui alla fine si è andato a the bollente e addio al grappino. Le temperature, circa -3* C, sembravano quelle di un clima primaverile a confronto del giorno prima, quindi la prova, su un terreno asciugato dalle rigide tramontane, si è rivelata una facile e corroborante passeggiata di salute.

Ora vorrei dire ai miei illustri e rosiconi compagni di squadra se questa doppia prova-somarata non merita almeno i 5 punti della mezza farsa natalizia dei Babbi Natali a cui in ogni caso vorrei dedicare questa breve filastrocca dalla rima baciata:

La Befana vien dalla Botte con le scarpe tutte rotte
Per chi la sfotte son tante botte
Per chi ci crede so angurie cotte
Vien dai monti con il gelo e la tramontana
Con il cappello e la bandana
Viva Viva La Befana!

Boohclassic?

Innanzitutto buon anno. Poi, la prima cronaca. Da qualche anno la vipera partecipa (e costringe la figlia a partecipare) alla famosa corsa podistica di San Silvestro a Bolzano, conosciuta come Boclassic. Devo dire che sotto alcuni aspetti questo evento è decisamente funzionale a un vero bagno di umità, cioè, se uno prima pensava di essere una pippa, dopo questa gara, de ppiù. Detto questo, molte sono le cose che rendono questa manifestazione accattivante e meritevole di una partecipazione. Per una compulsiva quale sono ormai è una tappa fissa, da cui poi proseguire per la Val Pusteria, dove spero  di riuscire a fare wash out dalla corsa e cambiare sport (sci nordico) per una settimana. Il risultato? Doppia seduta combinata sci nordico-corsa per poi tornare a casa e al lavoro più cotta che mai. Ma torniamo alla Boclassic. C’è prima una non competitiva, detta charity run a cui partecipano in pochi. Segue la gara amatoriale, poi le categorie giovanili e, infine, le Elite, i campioni mondiali che si esibiscono tra le vetrine delle boutique di Bolzano e le bancarelle dei mercatini di Natale. Ogni giro, tra i vicoli e i viali del capoluogo altoatesino, è pari a 1,250 km da ripetersi più volte. Immaginatevi i doppiaggi! Gli Elite ci impiegano un tempo ridottissimo e ti sbattono in faccia tutta la tua lentezza. Comunque un freddo becco rende necessario correre già con il vestito del veglione, cioè in lungo, cappello, se non passamontagna, doppio guanto, manicotto (vero accessorio del corridore elegante stile Boris)  e maglia termica. Una nota in merito all’organizzazione: ineccepibile. Bagni sempre lustri che ti fan domandare se questi nordici fanno la cacca come noi. Lo spogliatoio, dove hai l’occasione di cambiarti con le atlete etiopi, vere antilopi e gazzelle, perfetto. Pacco gara ricchissimo, con tanto di maglia da maschio o da femmina e con la giusta taglia che puoi scegliere. Negli spogliatoi c’è cordialità, ci si sorride (o sono smorfie di freddo?) e ci si saluta. Quest’anno ho conosciuto Lucia, atleta di Vicenza, che se dovesse leggere questa cronaca, saluto con affetto.

Ma veniamo ai dettagli tecnici. Il percorso è, come già detto, un anello di 1,250 km, nervoso, con curve tra i palazzi del centro di Bolzano, con lievi falsipiani e fondo in asfalto e in sampietrini, da ripetersi per 4 volte. La parte più dura della gara è il riscaldamento, che in questo caso è solo un modo di dire, dato che per quanto corri non riuscirai mai e poi mai a scaldarti e visto che di solito siamo a -4, se va bene. Quest’anno, un poco di sole che tende velocemente a sparire dietro le montagne, ci regala qualche grado in più, ma tanto che importa? Al via non senti più niente, anzi il fatto di essere sull’orlo del congelamento ti anestetizza il cervello: sono 5 km in apnea, quasi indolori . Sento gli altoatesini  ai lati della strada che fanno il tifo: op, op, op! Sono di certo la più terrona dei partecipanti, neanche un toscano o un marchigiano. Completo comunque la mia gara sotto i 25 minuti. Poi tocca a Lara. Incavolata per il freddo e la levataccia e imbacuccata dalla testa ai piedi si butta tra la mischia e alla fine porta anche lei al traguardo i colori rifondaroli.

Proseguiamo il nostro viaggio verso la Val Pusteria. E’ tutto così graziosamente verde, con le piste innevate artificialmente, come strade bianche tra i prati dalle graminacee ingiallite. I boschi di abeti e larici invitano a rotolartici in mezzo, tra i cespugli di mirtilli, gli aghi di larice e il soffice muschio. Mentre corro lungo i sentieri penso che sarebbe bello organizzare una trasferta societaria quassù, intanto il lago ghiacciato mi scricchiola sotto i piedi e rischio di caderci dentro… qui nella natura ritrovo me stessa e i cronometri, le categorie e le posizioni lasciano il tempo che trovano come è giusto che sia.

A un certo punto mi aspetto quasi di incontrare gnomi e folletti, durante le mie uscite di corsa e di sci di fondo. Di cose insolite qui se ne vedono tante e ogni uscita è una scoperta, un incontro, un qualcosa che incuriosisce. Anche i depuratori sembrano disegnati dagli architetti, per non parlare dei bagni chimici, gioia e orrore di ogni corridore che si rispetti. Ad esempio, alla fine della seduta di sci di questo pomeriggio ho visto una struttura prefabbricata con sopra questi simboli (vedi foto qui sotto): chi di voi sa dirmi di cosa si tratta?

Glῢckliches neues Jahr an alle Laufenden Refoundina!

Il Ventennale

Eccoci ormai giunti al Ventennale. Il 400 alla pista della Farnesina ne ha sottolineato due aspetti simbolici principali: il primo è che ancora, dopo vent’anni, bene o male ci reggiamo in piedi per poter fare piano o forte che sia il fatidico giro della morte, il secondo è che siamo anche pronti per il passaggio del testimone alle nostre giovani leve. Un filo conduttore che lega il più piccolo al più grande è ormai stato teso, un percorso ben delineato è stato tracciato.

Il verde rifondarolo sfila in maniera costante e continua per più di un’ora nella prima corsia in pista alla Farnesina.

L’evento, dal campo, si trasla a Palombara, presso la ormai consolidata sede sociale di campagna di RP Villavillacolle, in onore di una delle mie pedagogiste preferite: Pippi Calzelunghe.

Qui ha avuto luogo la parte mangereccia ma anche bevereccia, con intermezzi dedicati a varie attività, tra cui botti e fumogeni, premiazioni, distribuzione di pani e pesci (la Direttrice ha fatto il miracolo). Sempre è evidente quella sfumatura di familiarità e fratellanza che ormai ci tiene uniti da tanto tempo, con le new entry davvero ben amalgamate.

Nonostante fossimo davvero tanti, sono emerse alcune grandi assenze. Per esempio si è sentito il vuoto del Potente. Corrado aveva anche portato due chitarre per ingaggiare il ben noto duello musicale a suon di cantautori. Poi il Trentino, il Mola, il Pompili. Fratelli, o meglio, Padri fondatori, ci siete mancati.

Dal Tracotante c’era da aspettarsela la sola, ma dal Salvatori proprio no. Assente anche la Chiappini, gli Sticca-Salonico, la Valchiria, Cotoletta, Betta, Antonella, Alice e Chiara, altri istruttori che avremmo voluto con noi come parte della nostra storia.

Tuttavia mi sento di dire grazie a presenti e assenti. Grazie a tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito negli anni ad arricchire questo bel gruppo di note positive, colori, sorrisi, sostegno, buone parole e tanta tanta voglia di correre o comunque di stare insieme, respirando aria fresca il sabato e la domenica, anziché preferire quella condizionata di luoghi chiusi o dei centri commerciali. Rifondazione Podistica. Tante le domande sul perché di questo nome e non sta certo a me dirlo, ma è sicuramente prerogativa dei soci fondatori raccontare il perché di questa scelta. Per me ha molti significati. Uno è il seguente. Credo che pur essendo eterogeneo per tanti aspetti, emerge in questo gruppo la necessità di rifondare o riconfermare un modo di fare sport coerente con uno stile di vita non focalizzato su sfide e traguardi, ma fatto di strade, percorsi, condivisioni, cooperazioni. Il tutto condito dall’essere se stessi in modo fresco, genuino, naturale.

Scusandomi per questi sentimentalismi del tutto personali e forse fuori luogo, tornerei alla domenica successiva ai festeggiamenti.

Il giorno dopo il suddetto baccanale, tanto per cambiare, la festa continua per campi e strade. Ci rechiamo a gareggiare o ad allenarci tra Ville, campi e strade. Qualcuno  da bravo nerd rimane a casa a vedersi Star Wars o Star Trek, a smaltire la sbornia sul divano con la scusa di accudire figli influenzati o di assolvere incombenze lavorative o familiari.

Io, con qualche perplessità, mi butto sulla gara al Prato delle Valli, una first edition da non perdere, chiamata “Run for Saletta”, paesino terremotato in cui il podista a cui è dedicato questo Trofeo, Gabriele Nobili, ha perso la vita. Altri si recano a Villa Pamphili alla ormai consueta tapasciata “Christmas Run” o dovrei dire Christmas Rum, visto il quantitativo nel sangue di “Pampero” del Pumpikin (scusate il gioco di parole). I risultati? Boooh! Non ci ho capito molto, per quanto mi riguarda ero ancora cotta dal giorno precedente, credo di essere andata piano, però a fine stagione ci si può accontentare anche di questa prestazione mediocre, senza salami, né salamelecchi.

Vedo che nonostante fossi spaventata dalla pagina bianca, mi sono già dilungata troppo e qualcuno avrà già smesso di leggere da un pezzo. A chi lo ha fatto, ma anche a chi ha continuato a leggere questo sproloquio la Vipera vorrebbe fare gli auguri di Buon Natale e felice anno nuovo con una citazione di Astrid Lindgren, autrice della ben nota Pippi Calzelunghe, da dedicare alla nostra ormai poco più che ventenne società, e a sottolinearne lo spirito sempre giovane e arzillo, nonostante l’età che avanza, ma soprattutto alle nostre giovani leve, con l’augurio che mantengano sempre la freschezza nello spirito e nelle gambe e la giocosità che da sempre li contraddistingue.

“Sembrano proprio dei piselli eh? E invece non lo sono affatto – disse Pippi – Sono delle pillole Cunegunde. Me le diede molto tempo fa a Rio, un vecchio capo indiano quando gli dissi, con un giro di parole che non ci facevo una malattia per diventare grande. Bastano queste pilloline? – chiese Annika dubbiosa. – Senz’altro – Assicurò Pippi. – Ma bisogna inghiottirle al buio e recitare questa formula magica: Piccole e belle Cunegunde, non voglio mai diventare grunde. – Grande, vuoi dire – la riprese Tommy – Se ho detto “grunde”, significa che voglio dire “grunde” – disse Pippi. – Il trucco sta proprio qui: quasi tutti dicono “grande” e non potrebbero commetter sbaglio peggiore, perché allora si comincia a crescere e non si smette più!”

Seguono buoni propositi per il 2017. A questo punto vi chiedo di aggiungere i vostri nello spazio dei commenti. Vorrei che ognuno scrivesse una frase, un aneddoto, un aforisma o un buon proposito per il prossimo anno ma anche un suggerimento o quello che cavolo gli passa per la testa in modo spontaneo, naturale, nel modo che ci contraddistingue.

Siamo tutti rifondaroli!

PS: Buon proposito della Viper berus per il 2017: provare a rivincere il prossimo criterium!

Gli ultimi

Sulla spinta di un’arringa propiziatoria presidenziale di alcuni giorni fa, cotto il cervello e fuso il fisico dai tanti eventi, gare e manifestazioni che hanno interessato la nostra società nonché la sottoscritta, mi accingo a scrivere questi brevi appunti.

Ragazzi, ci siamo. Ecco giunto il tanto atteso ventennale. Anche se non vi sarà un vero e proprio congresso credo che inevitabili saranno le riflessioni sul chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Ce lo siamo detto molte volte ma dopo una giornata come quella di domenica scorsa, nella splendida Villa dei Quintili e in occasione della Corri per il Verde non possiamo fare a meno di osservare quanta strada è stata percorsa e quante potenzialità ancora da esprimere. E’ vero, usciamo un po’ stanchi dalle tante attività e dalle prove che ci hanno impegnato e provato in questo autunno caldo, ma GUARDA COSA ABBIAMO COSTRUITO!

Direi degli atleti, pronti per ogni occasione e terreno, di ogni età, ma soprattutto un bellissimo gruppo di persone coese, pensanti, appassionate, in poche parole una vera, funzionante, bella SQUADRA.

Sia alle Corri per il Verde ma anche alla Natalina di giovedì abbiamo visto ragazzi e bambini pieni di entusiasmo, di passione per un confronto pulito, aperto, giocoso e, perché no, anche con una sana voglia di vincere… Però secondo me Rifondazione Podistica non è la squadra di quelli che vincono sempre e a tutti i costi, non di quelli che antepongono la sfida personale al valore umano e affettivo di un’esperienza collettiva.

A volte vedo Rifondazione come una vera alternativa nel mondo dello sport e non solo. Negli anni in cui ne ho fatto parte ne ho apprezzato moltissimo, oltre ovviamente alle profonde amicizie, il fatto di essere un luogo di condivisione di esperienze positive, toccanti. Ho imparato e continuo a imparare moltissimo dagli amici al cui fianco da anni svolgo l’attività dell’atletica giovanile e traggo un profondo arricchimento dai bambini e dal loro modo di mostrarmi l’affetto più puro e genuino.

Tante sono state le esperienze e le occasioni, per conoscere luoghi, persone e tante realtà interiori e anime affini, mediante un contatto vero fatto a volte di fango e sudore, altre volte di parole, silenzi e sorrisi.

E in questi anni non è mancata la pioggia, il vento, il freddo, il caldo, le brutte e le belle giornate,  i fiumi, il mare, le montagne, i campi di atletica, i prati incolti in cui piantare paletti, i boschi, le strade, il truck di Corrado, i borghi medievali, il pulmino grigio di Ele, le vecchie scuole dedicate a studenti partigiani e tanto altro ancora da condividere con tutti voi.

Ritengo inoltre che questa società sia per molti un approdo sicuro, un punto di riferimento per gli ultimi, per quelli che con calma si accodano nelle retrovie ad ascoltare il silenzio interiore coperto solo dal ritmo di tanti cuori che battono ognuno a suo modo ma con il giusto sound da formare una splendida melodia.

Lara non ha mai vinto ma per lei  Rifondazione Podistica ormai credo sia una casa, una parte di se e così è per me.

Vipera berus.

Foto alla villa dei Quintili

Ancor prima che tutti i partecipanti si siano fatti la doccia, appaiono già sul sito le prime foto della quarta tappa della Corri per il Verde, manifestazione organizzata dalla UISP e quest’anno giunta alla 45° edizione. Nella cornice della splendida villa dei Quintili grande prova delle ragazze, ritratte qui sotto (purtroppo per imperizia alcune me le sono fatte sfuggire). Saranno riuscite a riconquistare il secondo posto in classifica generale? (Qui trovate le classifiche).

In questa pagina nell’area riservata le foto dei giovani. Altre foto le potete trovare sul sito di Track Arena.

Qui sotto le donne
Ecco gli uomini

A corollario di tutto ciò, stando a fonti attendibili (Facebook) oggi è il compleanno del Presidente! Tutti sull’attenti!

E un grazie anche alla UISP!

I nostri fiumi

Ieri, correndo lungo l’argine del Tevere, Ele mi ha espresso il suo forte legame con questo bellissimo fiume, parte della nostra storia di vita. Io questo legame l’ho sentito questa mattina con il fiume Velino, che scorre nella piana reatina. Mi lega a lui la voce di mio padre, Quinto (nonché quinto figlio e reduce di Russia), nato alle pendici del Terminillo. Ogni volta che andavamo su a Lisciano, passando per Rieti, mentre costeggiavamo questo bel fiume dalle tinte blu e turchesi mi sovviene la voce di mio padre, lenta e pacata che diceva: “il Velino!”.

La gara di oggi, la 10 Km della città di Rieti si è svolta proprio lungo l’alveo di questo mio bel fiume, tra campi di mais ormai ridotti a stoppie e allevamenti di bufale della Valle Santa. Sembrava quasi di essere nella pianura padana, con tanto di clima umido e un freddo continentale fortunatamente ancora molto accettabile.

Kim

Appena arrivata incontro questo carico da 11 delle somarate sabine. Mi dice di non essere in forma ma io non mi fido. Come è noto il pianto del podista prima della gara è un fatto assodato, ma la Vipera non è così sprovveduta da caderci. La lascio andare nei primi km ma poi piano piano la riprendo al 7°. Lei e poi un’altra. Alla fine è bello riderci sopra.

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Il Camoscio della Sabina

Trattasi di un tal Giuseppe F., noto corridore dell’area Roma e Interland quadrante Nord Est. Un’icona della somarata. Lo ritrovo all’arrivo con una caciottina in mano, triste e sconsolato. Gli chiedo come va’ e lui, abituato a vincere sempre, mi fa: “non lo vedi, guarda come sto…”. A quel punto mi viene spontaneo dirgli, ma dai ora sei pronto per entrare nel gruppo degli anziani master RP dove ci sono tanti atleti fortissimi ma in fase di pensionamento… lui mi risponde estasiato: “che bello,  in compagnia di Scozzarella, Capizi, Ugo, Serra… che meraviglia, ci faccio un pensierino!”. Sembrava contento ma poi si è rifiutato di farsi una foto con me… chissà perché…

La coscia del porco

Ero andata per vincere il prosciutto per il ventennale, mi sono ritrovata, pur vincendo la categoria, strappata all’ultimo km a un’atleta di Avezzano, con un cesto di legumi e cereali da fare in minestra. Non me ne vogliano i compagni di squadra ma c’è crisi. Quindi che tutte le bocche da sfamare si diano una mossa a procacciare la degna cotica da abbinare alla suddetta  zuppa di farro e fagioli.

Comunque per ora è garantito il pasto vegano a base di fuochi d’artificio.. e chi vuol capire….

Hasta Siempre, comandante Fidel

Questa volta la ormai sempre più nostra Corri per il Verde si è svolta nel  Monumento Naturale Parco della Cellulosa deriva dall’ex Ente Nazionale Cellulosa, ormai soppresso da tempo. Ne rimangono le coltivazioni forestali di giganteschi Eucalipti e di altre specie esotiche, ai cui margini e nel mantello spunta la vegetazione autoctona, fatta di Euonymous europaeus, detta anche Berretta da prete e il Biancospino, entrambi dalle bacche Rosse cremisi.

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A proposito di rosso, alcuni di noi decidono di indossare un nastro di colore rosso per ricordare la scomparsa avvenuta appena ieri, a 90 anni, di Fidel Castro. Non so cosa possono dire le altre persone. Io non sono un’esperta di politica e neanche una fissata per Cuba, ma quell’uomo barbuto, vestito con un’uniforme militare sdrucita, il sigaro e il cappello con la visiera, mi ha suscitato sempre una certa simpatia. In particolare, rivedendone ora le immagini, mi colpiscono gli occhi, non quelli di un dittatore ma dolci, quelli di un bambino. Poi di critiche possiamo farle finché vogliamo, ci mancherebbe. Ma forse la sua scomparsa è un segnale che forse può indurci a pensare. A me fa pensare che si può svoltare nella vita, andare controcorrente, anche sfidando colossi del capitale e della “politica” con la p minuscola, viziata, impelagata, sporca. E’ possibile opporsi facendo grandi cose, rivoluzioni, stravolgimenti, ma anche piccole cose, rimanendo fedeli ad alcune idee, non astratte, ma vissute, provate, sentite empaticamente. E’ un bel riflettere alla soglia del ventennale rifondarolo. Non vorrei essere fraintesa, sono riflessioni esclusivamente personali e di carattere generale, scevre da implicazioni o impostazioni ideologiche o partitocratiche, ma più legate ad aspetti culturali ed educativi che decisamente mi stanno più a cuore della politica nel senso comune del termine. Mi piace pensare che i giovani e i meno giovani possano sempre avere la speranza di poter cambiare il mondo, sia quello che abbiamo dentro (in primis) che quello di cui siamo parte, partendo dal piccolo, da piccoli hot spot e poter sempre credere in se stessi e negli altri, poter guardare il mondo con gli occhi di un bambino, a volte anche con sofferenza e dolore ma poi con positività, entusiasmo e ottimismo.

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Detto questo lascio i commenti ai compagni di squadra relativamente agli aspetti tecnici della manifestazione. Posso solo dire che l’organizzazione è stata ottima, favoriti da una bella giornata anche se un po’ fredda. Basilare la supervisione preventiva dei fratelli Ricci il giorno precedente alla gara e superlativa la prestazione di tutte le categorie, i bimbi e i ragazzi ma anche i “veci”. Una menzione particolare alle donne, trascinate da un’inattaccabile Marcella, con una prestazione eccellente di Isa, che a un ottimo tempo ha saputo aggiungere tanto divertimento. Brava, così deve essere.

Per concludere non mi rimane che supportare la toccante chiamata del Presidente in merito alla festa del ventennale. Accorriamo numerosi, ci sarà da meditare e da… divertirsi!

Le scarpe “truckkate”

Qualche mese fa passò dalle nostre parti il Truck (camion, ndr) di un nostro vecchio amico. La Direttrice e io, anche perché in verità un poco attratte dallo stile di vita zingaresco a bordo di un container con le ruote, siamo andate a raggiungerlo nel parcheggio di un noto centro commerciale di Roma, dove, con la sua bottega ambulante, era intento a risuolare scarpe di ogni tipologia. In questa sorta di casa-laboratorio-mobile il buon uomo ci ha illustrato il mondo che c’è dietro alle mescole e ai battistrada, che, con nomi accattivanti e  aggrssivi (Panther, Jaguar o cose simili), sono caratterizzati da colori altrettanto prorompenti e grip e tacchettatura da ruspo e acchiappo su ogni tipo di substrato. Sull’onda del mio patologico istinto feticista, la Direttrice e io non abbiamo saputo resistere dal possedere una siffatta “sola” in Vibram,  non una qualsiasi ma quella accuratamente confezionata da colui che ha saputo trasformare l’umile (ma tuttavia rispettabilissimo) mestiere del ciabattino in un’arte magica fondata da una metodica e da una gestualità degni di uno yogi, in una pratica alternativa dai connotati new age che solo lui, il Willy Wonka della scarpa e del barefoot poteva realizzare: Corrado Giambalvo.

Ma veniamo a bomba. Dopo molti mesi, trovo il coraggio e l’occasione di sfoderare la famosa scarpa risuolata. Pare che io abbia colto il vero spirito del risuolaggio: infatti trattasi di una ciabatta per correre, di scarsa qualità modificata con l’arpionata suola in Vibram.

Il campo di prova è stato la Corri per il Verde nella splendida cornice di Tor Fiscale, che a mio avviso rappresenta, nel più complesso Parco degli Acquedotti, una delle aree verdi urbane più belle e affascinanti al mondo.

Devo dire che il risultato è stato eccellente! Certo, viste le condizioni atletiche generali, in cui versavo in giorno della corsa campestre, devo dire che le suddette scarpe hanno fatto miracoli e si sono ben difese tra i chiodi che con varie lunghezze hanno sferruzzato tra il malveto e il cicorieto del campo di gara, ottimamente misurato e delimitato con la supervisione e la manovalanza del Presidente e  della Direttrice, che a colpi di mazzetta hanno dovuto ripicchettare, assieme ai volontari della UISP, tutto il percorso per ben due volte, visto che nella notte qualcuno si è divertito a raderlo al suolo.

E qui apro una parentesi in merito alle prestazioni riportate dai rifondaroli.

Bambini e Ragazzi: Superlativi, come sempre, in tutte le categorie giovanili. Il settore senior master molto ben partecipato e le rispettive posizioni in classifica sono ancora da chiarire.

Comunque la folta partecipazione e anche la qualità fanno ben sperare sempre che ci sia un costante impegno anche nelle due prossime tappe a sorpresa che ci aspettano, in cui si spera vengano a cimentarsi alcuni assi della manica ancora sopiti (Walter, Boris, Maurizio…).

Per concludere il pezzo di oggi ho scelto il testo di un canto di lotta opportunamente modificato, che possa accendere gli animi e sollevare le masse rifondarole:

Fischia il vento e infuria la bufera, scarpe in vibram eppur bisogna andar, picchetti e mazzette su reppe e collinette, dove sorge il sol dell’avvenir…

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