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Articoli che riguardano attività passate del settore senior e master

Pazzie di marzo: meteoterrorismo o meteorismo?

Ormai viviamo con un nuovo incubo: il meteoterrorismo. Allerte meteo a go go, Burian 2 la vendetta e chi più ne ha più ne metta (scusate la rima!). Per giunta ci si mettono pure le contratture e i colpi della strega ad allietare questa domenica di marzo in cui è prevista la nostra gara societaria marittima che vede coinvolti master e giovani atleti: La Corri tra i Giardini, a Ladispoli, amena località costiera a Nord di Roma (in attesa di classifiche). Alle defezioni dei Guerra e di Marcella (pur presente di supporto) si tenta di riparare con un volenteroso Serra e una nutrita schiera di atleti e atlete master, con la Direttrice impegnatissima nelle partenze delle categorie giovanili e il Presidente in dignitosa rappresentanza, in veste di documentarista. Si aggiunge in nuovo atleta, Graziano, a cui la vipera mette pressione richiedendogli una media al km che ormai neanche Boris in persona potrebbe garantire. In questa occasione non ce la fa a sostenere un tale ritmo, ma chissà, in futuro….

Poteva anche essere la gara di rientro di Giovanni Dalton R., ma l’allenamento rieducativo di ieri con i bimbi piccoli lo aveva decisamente stremato!

La mattina si preannuncia fedele alle previsioni: pioggia, vento e qualche breccola di grandine, in altre parole un tempo di merda. Qualcuno prova a tirarsi indietro. Serra mi chiama dal GRA per sapere com’era la situazione sulla costa. Che potevo rispondere al nostro atleta attualmente più forte in procinto di rigirare la macchina e tornare a casa? “Qua c’è il sole!”.

E che ve lo dico a fare, una pioggia intermittente a rompere le balle per tutta la fase del riscaldamento. Che dire, l’avevamo scelta apposta la gara sul litorale, sperando in una tiepida e assolata giornata di inizio primavera, A seguire era anche previsto il pic nic sulla spiaggia con eventuale bagno (in borsa ho asciugamani e costumi che non ho avuto il coraggio di mettere). Tuttavia non tutti i mali vengono per nuocere, fa caldo e poi smette di piovere durante tutta la gara, anche se in terra è tutto un cratere e non si sa dove poggiare i piedi. Nei primi km vengo superata da tre loschi figuri: Pierluke, Fabrizio detto Janus e Mauro er polentone. Due di questi li riagguanto lungo il percorso mezzi azzoppati (volevano fare gli sbrasoni con me!) il terzo lo controllo a vista. A quanto pare la tanta tracotanza non lo ha portato poi così lontano! Faccio la mia gara dignitosamente ma arrivo con i polpacci di legno, talmente contratti che non so con quale piede zoppicare.

Ma la grande gioia sono i giovani, che in contemporanea si cimentano su un durissimo percorso campestre, riportando ottimi risultati. Alcuni di loro partecipano alla gara non competitiva, mescolandosi con i master nei primi 3 km. Si finisce con una staffetta genitore figlio, ciliegina sulla torta per le gambe doloranti, ma s’aveva da fare pure questa.

Alle premiazioni si agguanta un 5 posto per la nostra società, premiata tra le altre cose con una cesta di carciofi romaneschi dal lungo gambo, ideali per uno sfizioso passatempo culinario: non fraintendetemi, maligni che non siete altro, parlavo della pulizia e preparazione necessaria, brattea dopo brattea (prego notare il termine tecnico).

A fine evento, mentre un gruppo di rifondaroli (quelli anziani, pensionati e con la puzza sotto il naso) vanno a risotto con scampi, spaghetti allo scoglio, frittura e quant’altro con i piedi sotto al tavolino del ristorante, sfanculando alla grande il pic nic sulla spiaggia, un gruppo di giovani arditi si getta tra le intemperie della costa tirrenica, affrontando le mareggiate e uno sferzante Maestrale (o Scirocco, booh?) nello splendido scenario della Villa Romana di Pompeo, con la guida del nostro archeologo Gianluca. Seguono bagni con e senza vestiti, corse sulla spiaggia tra le onde del mare mosso e brindisi finale di prosecco… alla faccia vostra! E a proposito di meteorismo, una pernacchia ci sta tutta: PRRRRRRRRRRRRRR!

Le foto dei ragazzi le trovate qui.

Quel “burino” di un sovietico…

Fino a metà settimana ero iscritta a ben due gare domenicali che si svolgevano contemporaneamente: il campionato di sci di fondo UISP a Monte Livata e la corsa podistica detta il Lunghissimo di Stimigliano, un ondulato percorso in Sabina per veri somari di classe provenienti da tutto il Centro Italia. Ma tra venerdì e sabato era tanta l’attesa per l’arrivo della perturbazione siberiana che stava per saltare tutto: con la gara di fondo sospesa dagli organizzatori non rimaneva che il lunghissimo di Stimigliano, anche quello a rischio.  Ma con il Runners Rieti Tour di Felice stiamo in una botte di ferro. Questo circuito di gare non si sospende per il freddo e il maltempo. Mai. Ai corridori somari non li ferma neanche il Buran. Loro con le intemperie ci sguazzano alla grande! Mi sveglio la mattina, guardo dalla finestra e dico: “se po’ fa’”. Arrivo a Stimigliano, ridente paese su una collina nella Valle del Tevere, con un sole che spacca le pietre. Sento lo speaker tutto gasato insistere: “Er Buran, er burino russo qua nun ce fa gnente, noi c’avemo er soleee”. Partiamo ottimisti lungo i due percorsi di gara, un giro 14 km, 2 giri 28 km. Io sono iscritta per la gara breve di 14, rapida e indolore, una distanza che mi si confà, soprattutto per l’ondulato profilo altimetrico e per il fondo asfaltato. E infatti giungo terza, vecchia ciabatta, dietro a una giovane atleta campana. Gli è che in contemporanea ben altre gare si stanno disputando. Al palazzetto di Ancona,  si stanno svolgendo i campionati Italiani su pista Indoor, e una temeraria Marcella si cimenta in una sorta di eptathlon, partendo dal 400 m agli 800 passando per il salto in alto, mentre a Cassino, i nostri intrepidi atleti giovani, capitanati da Nonno Ugo e dal Lord Nothing, scortati dal Presidente e dalla Direttrice, sfidano gli elementi e le ciminiere del frosinate in un percorso campestre pianeggiante ma semiallagato dalle piogge dei giorni precedenti. E mentre penso a loro e alle loro virtuose imprese mi sento quasi in colpa per aver vinto in maniera irriguardosa nella corsa dei tapascioni una stagionatissima spalla di maiale. Che volgarità… Però poi rifletto sul fatto che qualcuno dovrà pur sporcarsi le mani (e i piedi) affinché in questa squadra si mangi qualcosa di solido durante i raduni e i baccanali sociali… o no? Mi avvio verso casa e a mezzogiorno ancora c’è il sole, ma intorno a Monte Gennaro è già tutto scuro. “Quando il Gennaro mette il cappello, scappa munello che fori piove”. Il meteo metteva pioggia all’ora di pranzo. E infatti, puntuale come un “Nulli” svizzero, alle 13,00 arriva la pioggia.

Evviva “Nonno Ugo”! (ma chi è… ma chi è…UGO Robot?)

Il campionato cross Master è la gara di noi anziani…. Non parlo necessariamente dell’età anagrafica, anche se nell’ambito della mia squadra io sono una delle più “nonnette”, ma di certo gli assoluti stanno ai master come i lavoratori stanno ai pensionati. Il mio non è certo un tono derisorio, anzi, devo dire che anche tra le categorie più elevate non manca la qualità ed è un piacere vedere forti atleti, seppur con qualche capello bianco spingere ancora sul terreno di gara, a volte a fronte di un risicato allenamento e uno stato di forma precario. Vedi Cacciamani e il nostro Ugo, secondo di categoria, che con i suoi bei baffetti da sparviero, fa ancora mangiare la polvere ai pischelli… ad avercene, così! E che dire del bel passo felpato British Style del Lord Nothing artigliante le ghiacciate zolle erbose dei prati adiacenti allo Stadio Guidobaldi di Rieti? Chiudono la partita rifondarola un anziano Novaro ringalluzzito dalla prospettiva di un weekend di fuoco con la sua bella (Marcella bella) e un ancor anagraficamente giovane Vastiho, provato dallo stress da superlavoro, poverino, impegnato com’è per pagare la pensione a tutti ‘sti anziani! La componente femminile della squadra è composta da due attempate signore ultracinquantenni, di cui una, con forti velleità agonistiche finisce addirittura sul podio (vi lascio indovinare quale delle due) per la gioia del suo focoso amante, agognante una favolosa serata intima stile  Mandrake e Gabriella in “Febbre da cavallo”  e l’altra perennemente provata dall’overtraining compulsivo da 15-20 km al giorno, che fa una mezza a un ritmo più veloce che un 5000 in pista, che per fare un cross di 4 km deve scaldarsi minimo per un’ora e venti e comunque poi non va neanche a calci.

La seconda delle due, una povera vipera che, pur rischiando l’ipotermia durante la prima fase del riscaldamento, ce la mette tutta in questa gara che mai avrebbe fatto se non per una serie di motivi riconducenti al nobile spirito dell’amicizia. In preda a dubbi e rodimenti, iniziati la sera precedente alla gara in una galleria d’arte (eh già), snervata dal Vasta che le soffiava sotto il naso un quadro oggetto di un acquisto compulsivo, non si sarebbe avviata in quei di Rieti e avrebbe dato senz’altro una bella sola a diversi compagni di squadra, meritevoli di siffatto sgarro, ma mai al Lord Alex Nothing, in attesa presso Pianabella di Montelibretti, la mattina dell’11, a -2°C, pronto per la partenza verso la gelida conca reatina.

Giunta sul luogo dell’appuntamento, la sottoscritta ha anche provato a deviare l’incorruttibile Lord proponendo come alternativa un lunghetto a -4°C nella sottostante Valle della Fiora ma, dopo un breve conciliabolo la risposta all’unisono fu: “s’ha d’annà… è per il bene di Ugo, che ci tiene tanto!”. Giunti allo stadio Guidobaldi di Rieti, stretto nella morsa del gelo e della galaverna, approntiamo questo cross con i nostri compagni facendo, diciamo, una non indegna figura. Supero anche la stizza per la soffiata del quadro di Vasta (raffigurante un ameno paesaggio notturno su Monterotondo Scalo) quando il Vasta stesso, all’arrivo, mi incoraggia con uno sferzante (daje Pa’, strigni i denti che è finita e tanto nun è morto nessuno!). Lì capisco che una tipa mi sta facendo la volata e che sto perdendo il 5° posto di categoria.

Concludendo non posso far altro che citare la prestazione di Francesco Guerra, figlio del nostro capitan Ugo, che vince facilmente il suo cross, volando letteralmente sul prato. Uno stile e una classe che ricorda il padre, anche se secondo me, come sempre, il merito è tutto della madre… Aleeeeee Valentinaaaa!

Scivolare sull’asfalto

Adoro correre per boschi, prati, montagne, sentieri e strade sterrate. Come terreno di gara però, prediligo senza dubbio l’asfalto. Nonostante le condizioni iniziali, lo scarso allenamento, quando poggio i piedi su quell’insulso e puzzolente materiale artificiale mi metto sul mio passo e vado discretamente. Soprattutto nelle mezze maratone, quando gli altri spesso annaspano nella seconda parte della gara, io comincio a carburare e, nel superare gli avversari in scioltezza, come direbbe S. King nella saga della Torre Nera, chiedo scusa e dico grazie.

In questa domenica di un cielo sorprendentemente azzurro, ci ritroviamo compagni di amare merende (pane e fatica) con Lucidus Malfoy e Pierluke Skywalker a Palombara per disputare la prima edizione della Panoramica, quei 21 e rotti chilometri necessari alla conquista dei tanto agognati 5 punti di criterium. Per la verità, dopo averli strapazzati un po’ nei giorni precedenti, non i km ma i loschi figuri di cui sopra, li ho pietosamente accolti a usufruire del bagno di casa, pur non meritando tante cortesie visto il loro inopportuno comparire nel ritrovo pre gara proprio nel mentre la sottoscritta provava ad abbordare un tizio in una graziosa felpa vintage stile Marco “Darth” Novader (e’ interessante osservare il curioso abbigliamento usa e getta utilizzato dai podisti in alcune gare in cui bisogna rimanere in braghe corte per molto tempo prima del via).

Dopo una lunga e fresca attesa presso il ritrovo la gara ha inizio. Una maratonina veloce, con condizioni meteo ideali per un personale, anche se non si tratta del nostro caso. Ci perdiamo di vista da subito, in quanto i miei baldi compagni di squadra si assestano su un’andatura da lungo sgrassapanza mentre io tento un’andatura leggermente più brillante. Nonostante le condizioni tengo botta e provo a pormi un obiettivo cronometrico. Superate alcune donne mi metto con un gruppetto di maschi e nel silenzio e nella concentrazione mistica del diciassettesimo chilometro, veniamo distolti e disturbati dal passaggio di alcuni ciclisti con cui mi accanisco velenosamente (da cui Vipera berus) nella contesa della stretta strada provinciale detta “Panoramica” che da Palombara porta a Tivoli. Giunti al traguardo, dobbiamo trovare un passaggio per tornare a Palombara. Sistemo i due loffi compari in un’auto con tre belle ragazze (poi ditemi grazie) mentre io mi avvio lungo la strada di ritorno verso Palombara facendo l’autostop e sperando che qualcuno mi si carichi, nonostante il mio basso profilo estetico da residuato bellico post gara, e comunque ancora peggio del solito. Nel chiedere il passaggio ostento il premio di categoria (5 o 6 kg di speck sottovuoto) sperando che qualcuno si fermi più per caricarsi lo speck che per accattare una vecchia vipera che scivola subdola e sonnacchiosa sull’asfalto assolato della panoramica.

Refundacion Social Club alla Corsa di Miguel

Ma quanti Rifondaroli oggi alla Corsa di Miguel! Eppur non sono mancate le defezioni dell’ultima ora causa malanni, acciacchi e postumi da sindrome influenzale, saremmo stati ancora di più, ma chi non era presente con le gambe lo era di certo con il cuore.

Tra le affollatissime corse romane, che in genere rifuggo, questa di Miguel cerco di non farmela mai mancare. E’ una corsa speciale di cui ho già detto in varie occasioni, che merita di essere corsa, in scioltezza, mentre Roma ti scorre via velocemente, tra la musica e gli alti platani del lungotevere. Poi, sul finale (e che vuoi di più?) si entra nell’Olimpico, che, possiamo fare certo mille critiche ad esso e a ciò che c’è dietro, ma fa sempre la sua porca figura.

Dal tunnel si torna al nostro familiare Stadio dei Marmi, anche luogo di partenza e di ritrovo, allestito per l’occasione a villaggio, finalmente, per una volta, destinato agli atleti (in genere ci fanno di tutto, qua dentro e spesso non riguarda l’atletica).

Dunque, per non far scadere la presente cronaca nei toni polemici che mi contraddistinguono (da cui Vipera berus, presumo), infatti tendo ad essere un po’ scassab… ehm, “leggermente critica” sia da ferma che in corsa, vorrei riportare la narrazione su aspetti più ameni, dipingendo brevi pennellate che particolarmente hanno attratto la mia attenzione questa mattina.

Un Novaro decisamente vintage, con una felpa rifondarola del 1998, nel suo perfetto stile retrò. Un grande Ruben, su una 10 km in 44 minuti, degno rappresentante dei Lichtner-Paolucci e speranza dell’atletica rifondarola di lunga distanza. Un Lord Nulli che si fa fregare in volata dal Capizi ma che poi lo batte nell’Official Time (che signore!). Ugo in grande spolvero, primo di categoria. Il grande ritorno di Valentina. Giovanni R. che ci pensa correndo a Villa Ada. Giuga e Gianuario fenomenali. Alice 7° di categoria. Boattini che scende sotto l’ora (o almeno, lo crede… e lasciamoglielo credere!). Un meraviglioso arrivo delle ragazze e dei ragazzi di ogni età nella non competitiva. Scialbe le prestazioni di alcuni, di cui non starò a mettere il dito nella piaga, per pietà. Hanno accampato la scusa dell’influenza o di una maratona da preparare….

Scherzi a parte una bella giornata di corsa con un tempo eccellente, da fare il personale. Peccato che il percorso cambi spesso di anno in anno e non è facile fare confronti. La sottoscritta? Sono soddisfatta, sebbene a pochi secondi da Cristina, prima delle donne rifondarole, complimenti a lei, ma undicesima di categoria con un tempo discreto che mi ha lasciato l’energia per una corsetta di una mezz’ora di defaticamento post gara sulla ciclabile del Tevere insieme alla mia archeologa preferita, Camilla, che con tanta pazienza (doveva chiamarsi pa(zie)nzieri!) ha sopportato una logorroica vecchia vipera, sempre più rimbambita nella sua illogica iperattività.

Detto questo chiuderei, ma prima un piccolo cameo da regalare a tutti i compagni di squadra, soprattutto alle donne, costrette più dei maschi a frequentare i famigerati cessi chimici in prossimità delle partenze, vedi la povera Susanna. Chi è schizzignoso (come cavolo si scrive, ‘sta parola), può anche chiudere qui e, Andy War, non provi a censurarmi l’articolo!

Ebbene ho scoperto, ai lati del WC, dei ripiani che possono essere tranquillamente utilizzati per salirci sopra con i piedi. Ed ecco qua un bel gabinetto alla turca!

Distinti Saluti

Sempre vostra, Vipera berus.

N.d.R. le foto dei ragazzi le trovate in questa pagina.

La Valchiria sulla neve (per tacer del Sardo)

Quest’anno lo Snow Trail dei Monti Simbruini si preannuncia caldo e sciroccoso. (Si può dire? Boooh).

Mi avvio da Palombara pensando di trovare sul posto 3 dei nostri,  Pierluke Gayhopper, Roberto detto il Sardo e Alessandra la Valchiria. Il primo non si presenta, il secondo si presenta vestito quasi in tenuta primaverile, forse pensando di essere sulla spiaggia di Cala Gonone, la terza, neanche fosse la regina delle nevi,  giunge attrezzata per una spedizione documentaristica in Himalaya, con tanto di ramponi, webcam, abbigliamento termico da alta quota. Come al solito fa la sua porca figura. Io che arrivo in altezza  allo stacco di una sua coscia sono un po’ intimorita, al traguardo mi staccherà in volata di ben 10 metri. Comunque la gara è sempre duretta, non c’è che dire. Caldo si, rispetto ai meno 15 dello scorso anno, ma la neve trasformata della serie ci corro sopra manonsocosacitrovosotto è infingarda. Parto subito acida, come il mio solito. Sul single track in salita, dove tutti si incolonnano camminando,  incomincio a strillare che non è una passeggiata, bensì una corsa e che i camminatori si spostino e che vadano a fare una passeggiata tra la neve, ecc ecc… Mi faccio dunque subito riconoscere tant’è che qualcuno commenta con  “La signora c’ha fretta…”, e qualcun altro prova durante il percorso ad arpionarmi con i bastoncini. Tra salite e discese, all’ultimo anche divertendomi, arrivo al traguardo. Nel complimentarmi con gli ex colleghi guardiaparco per l’ottima riuscita della manifestazione, esprimo le mie rimostranze per non essere stata premiata. Troppo vecchia per arrivare al podio! Ma come non contemplare, il 7 gennaio, un  premio speciale per l’aiutante della Befana?

Blitzkrieg Bopclassic

Sono alla partenza della Boclassic nella mia casacca sociale da sera, rigorosamente in lungo, nera con scritta argento, quella per le grandi occasioni e per il grande freddo. In realtà sembra quasi una giornata primaverile qui a Bolzano. Ma andiamo per ordine. Tutto è cominciato alcuni mesi fa quando mi sono iscritta per l’ennesima volta a questa gara nella prospettiva di venire su con tutta la famiglia per sciare poi in Val Pusteria. Fatto sta che Corrado si è azzoppato durante una partita di pallavolo e quindi la vacanza (?) sulla neve inevitabilmente salta. Io decido di partecipare comunque alla Boclassic, prestigiosa gara podistica di San Silvestro, in una massacrante 36 ore Roma Bolzano Roma di viaggio in pullman con gara in mezzo. Riesco ad organizzare la trasferta trovando anche il tempo di fare una capatina a Trento dai miei amici Carmen e Giuseppe.  Parto il 30 dicembre, alle 22,45 di notte, da stazione Tiburtina e dopo questo viaggio in una specie di carro merci relegata in un infimo spazio dove riesco a malapena a riposare, mi ritrovo in una Bolzano deserta alle 8:00 di mattina unico essere vivente appartenente al regno animale nel raggio di un km. Sono la prima tra gli atleti giunti sul luogo del ritrovo e gli organizzatori mi guardano sbalorditi: sanno che vengo da Roma e quindi si mettono a ridere vedendomi nella mia giacca rossa rifondarola, con l’aria stravolta di una che ha passato la notte quasi in bianco. La gara dei master a cui partecipo parte alle 13:00, nel frattempo potrei fare altre mille cose, per esempio andare a vedere i mercatini di Natale ma non sono nata per essere turista, quindi mi rendo disponibile presso l’organizzazione preparando i pacchi gara per le categorie giovanili e scaricando casse su casse di mele. Faccio pure un video promozionale per la RAI sulla classica di Bolzano. Verso le 12:00 inizio il riscaldamento, lungo e lento, come il mio solito, nelle vie del centro e  nei pressi del fiume Talvera. Ora eccomi qua, sulla linea di partenza. Obiettivo: non farmi doppiare, come direbbe il saggio Ugo, visto che la corsa prevede 4 giri del centro da 1,250 km. Parto nelle retrovie e vado in progressione, supero tante persone ma so che non arriverò certo tra le prime, qui la qualità é elevata. Durante il percorso di gara c’è anche un tizio che fa il tifo per me e ogni volta che passo mi incoraggia dicendo: Forza Paola dai che vai forte ! Mi monto un po’ la testa, ridimensionandomi quando vengo superata da un tipo con i pantaloni alla zuava vestito da tirolese che corre come un treno! Al termine faccio un tempo discreto, anche considerate le condizioni… neanche mi cambio e scappo alla stazione per prendere al volo un treno per Trento, in cerca di un sorriso, come diceva la canzone dei Gang, che mi regaleranno all’uscita della stazione, gli amici Carmen e Giuseppe. Dopo il cenone di capodanno, anticipato alle 16 di pomeriggio, riprendo il pullman per Roma. Saró all’incirca a Roncobilaccio, a mezzanotte, quando festeggerò, magari con l’autista, il nuovo anno che verrà!

Correre verde… con i polmoni in fiamme!

Prologo

Se mi avessero detto che sarei arrivata alla fine di queste 5 tappe tutta intera fisicamente e mentalmente non l’avrei creduto. A dire il vero avrei anche provato a sottrarmi alla staffetta finale, rischiando nella migliore delle ipotesi una ginocchiata sulle gengive dalla Direttrice, ormai signora indiscussa di rotelle metriche, nastri bicolori, paletti aguzzi e trattati, terrore di giudici di gara, capitana di una scalcinata ma efficientissima banda di piantatori e tracciatori famosi in tutta l’urbe e la periferia di Roma Metropolitana. Questa lunga vicenda è cominciata alcuni mesi fa, quando ebbe inizio l’edizione 2017 della Corri per il Verde, la campestre più longeva del Centro Italia, fiore all’occhiello della Uisp Roma. Le quattro tappe in formato diciamo “standard” hanno avuto luogo presso 4 splendide location, gioielli archeo naturalistici che se ce li avessero in Scandinavia sarebbero già patrimonio dell’UNESCO.

Riscaldamento

La quinta gara diciamo “extra” è una staffetta 10×1000 che coinvolge master e atleti giovanili e riporta la carovana dei crossisti alla Riserva Naturale dell’Aniene, in una fredda e fangosa mattina di dicembre, come ogni buon cross vuole. Il ritrovo dei compagni di squadra rifondarola è alle 10:00, tuttavia io, Vipera berus quale sono, animale a sangue freddo invasivo di habitat rupestri, ma a tratti schivo e scontroso, mi cimento in un lunghissimo riscaldamento meccanico, per ovviare all’inefficiente e dispendioso processo termoregolatorio del rettile che è in me. Una pietosa Camilla decide di accompagnarmi nel lungo e gelido tracciato, sulla ripa limacciosa del torbido e inquinato (perciò tanto tanto incazzato) fiume Aniene, la cui trasparenza e i riflessi azzurri cobalto presenti molto più a monte sono ormai solo un ricordo. In quel mentre, il resto della squadra dispone le frazioni pronte per la gara. Durante il percorso non mancano numerose amenità come lo splendido Ponte Vecchio nel cuore di Montesacro, luogo ricolmo di storia sia romana che personale. Dopo un breve ripasso sulle tecniche murarie romane a Cementizio magistralmente illustrate dalla mia compagna archeopodista, insieme rimembranti nostalgicamente la storica bottega del saldatore Scascitelli, la cui saracinesca è ormai abbassata da tempo e il rudere della strega che tanto mi affascinava  da bambina, ritorniamo sui nostri passi, per andarci a schierare con gli altri, nella zona cambio del fatidico mille.

I polmoni che bruciano

Il 1000 non è la mia gara ma s’ha da fa’. Sulla linea di partenza i primi frazionisti attendono il via. Neanche lo sparo e si delineano già le posizioni con la prima squadra rifondarola ai primi posti. Le staffette sono formate da frazionisti di varie categorie, a partire dai ragazzi fino ai “veci” come me. In quanto “vecia” over cinquanta vado al penultimo cambio, ricevo il testimone da un determinatissimo Simone e non posso non dare il massimo, con la consapevolezza che non c’è molto tempo-spazio per recuperare. Mi sforzo per limitare i danni e perdo una posizione che riguadagna il grande Stefano, ultimo frazionista. Più non potevo fare, al cambio mi brucia tutto, tra aria fredda e stress da fatica ci si mette come prevedibile una tosse della miseria.

Verde (rosso) rifondarolo

Si preparano le categorie giovanili. Bellissimi i nostri nella loro casacca sociale verde. La tensione (e la tosse) si scioglie. Avverto la soddisfazione di vedere tutte queste persone di ogni età correre insieme passandosi un pezzo di alluminio colorato su un bellissimo Prato di fine autunno. Il grande Pero Patriarca, ci guarda parzialmente spoglio. Le foglie ovali e rossastre giacciono ai suoi piedi ormai prive della verde clorofilla e, compensando in un trionfo di antociani, xantofille e carotenoidi, scricchiolano sotto i nostri piedi.

Infine ci sono le Premiazioni: sarebbe bello poter premiare tutti, perché di tutti, nessuno escluso, è il traguardo raggiunto e tutti i partecipanti sono protagonisti di questa lunga corsa liberatoria lanciata verso la riappropriazione degli spazi verdi, dei fiumi devastati dall’inquinamento e degli angoli dimenticati della nostra città.

Mai abbastanza

Dopo aver smontato tutto (come al solito siamo sempre gli ultimi ad andare via) con la direttrice ci si abbraccia come due reduci di guerra. Con Gabriele si mima l’ormai rituale gesto di spunta, pur sapendo che a una fatica completata, seppur una bella e soddisfacente fatica, ce ne aspettano subito mille altre. “Mi raccomando: dritta a casa”, dice chi mi conosce bene e sa che la strada di ritorno a Palombara è lunga e potrei perdermi come il solito tra campi e boschi, mai sazia di cieli sopra la testa, con l’orrore di chiudermi tra quattro mura. Infatti, appena dopo pochi chilometri, costeggio con la macchina i bei prati verdi della Marcigliana, un posto dove non abbiamo ancora fatto una Corri per il Verde. E’ il luogo dove da piccola ricordo di aver raccolto le mie prime margherite. Un attimo, devo scendere dall’auto e, con la scusa del defaticamento,  mi infilo i guanti e corro, corro…

Rust never sleeps

Per parafrasare il grande vecchio Neil: La ruggiune non dorme mai! E se l’arrugginita sono io ecco che dopo un lungo weekend di fatiche e bagordi, mi accingo a disputare la quarta tappa della Corri per il Verde con appena tre ore di sonno. Ma andiamo per ordine.

Venerdì 8 dicembre: Natalina. Corsa su strada per Master e su pista per il settore giovanile. Ottima prova dei giovani rifondaroli palombaresi. Senza pretese, ma neanche da buttare, la prestazione della vipera, reduce da una settimana di intenso lavoro aerobico e muscolare, soprattutto legato alla salita sull’innevata vetta del Monte Pellecchia, nei pressi di Monteflavio a cui aggiungo una caduta dalla parete di arrampicata nel muro di casa.

Sabato 9 dicembre: allenamento mattiniero nei pressi di Stazzano. A seguire: allenamenti alla Farnesina. A seguire: tracciatura percorso nella Villa dei Quintili. La mitica Camilla mi ha rammentato la triste storia dei fratelli di nobile stirpe romana, che ebbero l’ardire di creare una villa più bella e prestigiosa addirittura dell’Imperatore Commodo in persona… e non vi dico come andò a finire… A seguire: mitico concerto al Forte Prenestino degli Ombra, Franti, Roseluxx, insomma il meglio del meglio dello scenario musicale alternativo (mi perdonino il termine) e hardcore italiano. Rimbocco a casa alle 4 circa (è l’alba, quasi), tempo di chiudere gli occhi ed è già…

Domenica 10 dicembre: Corri per il Verde alla Villa dei Quintili! Grande prova rifondarola in cui spiccano tra le altre, le prestazioni del “mulo sardo” Serra (meglio non dire nulla per non turbarne l’equilibrio precario), il ritorno del “Maestro” (Enzino) e del figluol prodigo “Vastinho” e la stirpe dei fratelli Buendias (Tata, Simone e Jo). Io prendo una clamorosa sveglia dalle compagne di squadra nonostante in apparenza mi sentissi in splendida forma (ma solo in apparenza). Ma d’altronde come dal torto al Presidente, ai margini del circuito di gara: di notte leoni, di giorno… Comunque tengo botta. Poi ci sono le categorie giovanili (sempre grandissime) e non è finita. Pomeriggio salgo di corsa al convegno al Castello Savelli di Palombara Sabina, dove una delegazione del paese polacco di Ostròw Lubelski, vuole sapere tutto della nostra scuola di atletica. Tornando giù di corsa becco un vento freddo che, manco il flood americano e manca poco a spazzarmi via ed ora eccomi qui ancora a scribacchiare questo articolo, per punirvi affettuosamente con tutte ‘ste chiacchiere serali, ma soprattutto per il mio modo compulsivo di affrontare la vita di tutti i giorni!

Tutto ciò anche quale premessa per introdurre, in calce, le riflessioni emerse a seguito di questa poderosa ma “routinica” tre giorni di fuoco.

La seconda generazione

Ecco qui il nostro settore giovanile (vedi foto della quarta tappa alla Villa dei Quintili). Di nuovo alle prese con mille corse: su strada, su pista, su terreno, su zolle erbose. Ormai è così, non è più solo la nostra corsa e la nostra storia ma anche e soprattutto quella dei nostri figli, non sono i nostri figli genetici ma anche tutti quei figli, fratelli, sorelle e amici che per qualche ragione e alchimia hanno raccolto il testimone dei vecchi rifondaroli e condividono quel percorso ormai tracciato più di vent’anni or sono. Mi chiedo se sia solo una casualità il fatto di essere diventati quello che siamo, di stare bene insieme, di condividere in modo così naturale e spontaneo questo progetto, che sembra contagiare chi incuriosito si avvicina e si lega a Rifondazione Podistica. Secondo la mia modestissima e sempre dubitativa opinione, ritengo che alla base di tutto ci sia una comunanza nel considerare lo sport un importante strumento e mezzo nella vita di ognuno per la  Liberazione della mente e del corpo, un catalizzatore di legami affettivi, di atteggiamenti cooperativi, di pensieri e gesti creativi, di interazioni e inclusioni tra persone, con e nella natura. Non vedo certo tra noi un approccio allo sport competitivo militaresco e ordinato per un ordine fine a se stesso (provate a contraddirmi e ve ne faccio pentire amaramente!). Oggi pomeriggio, al termine della Corri per il Verde, ho presentato brevemente in un piccolo convegno al Castello Savelli di Palombara Sabina, su richiesta del Comune stesso, la nostra società, principalmente chi siamo e quali sono i nostri obiettivi e attività con bambini e ragazzi, ai rappresentanti di un paese Polacco, Ostròw Lubelski. In tale occasione ho percepito la motivazione che spinge me e i miei compagni di avventura a portare avanti, a volte anche con grande fatica ma sempre con grande convinzione ed entusiasmo questo progetto e non si tratta solo di piantare qualche palo e tirare qualche nastro, ma molto, molto di più. In queste quattro tappe della Corri per il Verde bambini e ragazzi hanno dato il meglio in termini di impegno ma soprattutto hanno espresso tutta la loro voglia di muoversi in libertà in modo creativo e collaborativo, nello spirito del tutti per uno e uno per tutti. Tutti si sono sempre incoraggiati a vicenda, correndo da un nastro all’altro e gridando parole di incoraggiamento e incitamento verso tutti coloro impegnati nella corsa, da più piccolo al più grande, dal primo all’ultimo, indistintamente, rinfrancandomi come sempre dalla stanchezza e dalle poche ore di sonno a fronte delle tante veglie da dedicare alle tante passioni, tra cui la scuola, lo sport, la natura e la musica. Se volevate una cronaca di questi ultimi eventi più tecnica o più derisoria, eccovi scontentati. Ci sarà sempre un Prof. Capizi “con la puzza sotto il naso”, pronto a bacchettarmi, ma che volete, anche questo fa parte del bello della nostra squadra! Ehi ehi my my rock’n’roll will never die!

It’s only cementizio but I like it!

Corri per il Verde (classifiche terza tappa). Questa volta tocca al porto di Traiano, regno incontrastato di Camilla e Giovanni, I nostri archeopodolici preferiti! Ma la banda è molto più numerosa, tra bambini, ragazzi e adulti siamo tanti, una bella onda verde tra opus reticulata, tubuli, porterule e cementizio. Quest’ultimo si è fatto sentire soprattutto ieri, nell’atto di tracciare il percorso, i nostri piantatori hanno dovuto tribolare per affondare gli stessi nel suolo di quello che fu l’antico Porto. Alla faccia del mare! Eh si, perché la nostra esperta ieri ci ha fatto notare che laddove ora c’è un bel prato inframmezzato da arbusteti e boscaglia, un tempo c’era il mare, poi il Tevere (ci troviamo nei pressi della sua foce) ha creato un deposito alluvionale, tra le antiche rovine dei moli , dei magazzini e delle terme imperiali ed è proprio lì che si snoda il percorso di gara.

Sono due giorni che pascolo in questo habitat così ameno e intriso di storia che quasi quasi divento parte di esso, come un piccolo elfo dei boschi, collega di Pan e amica di Bacco… mi trovo pure un buco in un albero cavo e penso che forse avrei fatto bene a dormirci la notte, visto che da ieri mattina, tra gara di orienteering, tracciatura percorso ieri e corri per il verde oggi ho passato parecchio tempo qui e che tra km a piedi e quelli con la macchina ne avrò fatti minimo 300!

Ma che piacere e che soddisfazione correre in luoghi come questi! L’articolatissimo percorso, filante su prati e sentieri, si è addentrato tra i colonnati e tra la vegetazione rupestre, tanto minacciosa per gli archeologi, quanto affascinante per i profani e quante specie significative: ferule, acanti, lecci e farnetti, tamerici, ipomee e lentischi… sembrava di veder vivere un’incisione dell’Ashby o un capitello Corinzio…

Bando agli aspetti bucolici passiamo a quelli tecnici. Nel sabato pregara sembra che qualcuno si sia dedicato ai baccanali, senza offrire. Dateve ‘na regolata: alla prossima campestre propongo un test con l’etilometro alla partenza con conseguente sottrazione di 10 punti criterium ai positivi ( e  meno 20 a chi non offre).

Serra, davanti a tutti i nostri master uomini, sembrava pulito, anche se , gira voce, nel vino cannonau ci sia cascato dentro da piccolo!

Nel complesso il settore maschile, nonostante i bagordi, sembra in forte ripresa, trascinati da Capitan Ugo, i rifondaroli hanno dato forte con un Serra in grande spolvero e un Novaro ringiovanito di dieci anni.

Per quanto riguarda le pulzelle, grande performance del trio Ursi-Vignola-Ioele: le ho viste passare il traguardo davanti a me nonostante le avessi nel mirino, ma nulla ha potuto la mia tigna viperesca, anche se poco c’è mancato a mordere le chiappe di Marcella… Ottima la prestazione di Camilla, anfant du pais, di Alessandra, per non parlare della super Benedetta, ormai grande speranza del settore femminile rifondarolo. Brave tutte le donne, in questa giornata di sensibilizzazione e contro la violenza sulle stesse.

I bambini e i ragazzi del settore giovanile, ai quali si aggiungono ormai da tempo i giovani atleti rifondaroli palombaresi, sono quelli che sollecitano di più le nostre emozioni: si riscaldano, corrono, giocano e fanno un tifo sfegatato, sostenuti dagli istruttori e dall’occhio vigile della Direttrice e dal nostro Presidente operaio, di cui non posso ora tessere le lodi perché potrebbero essere scambiate per bieca campagna elettorale… quindi che dire: ci vediamo tutti mercoledì per l’assemblea annuale! (scusate la rima).