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Articoli che riguardano attività passate del settore senior e master

Palombara mon amour…

Eccoci alla Millenium Falcon… ooops volevo dire la Millenium Solidarity, cioè la gara che da qualche anno viene organizzata a scopi benefici. Quest’anno la raccolta ha sostenuto l’Associazione “Una Terrazza sull’Infanzia”, che da diversi anni opera in favore di bambini che vivono in paesi dove purtroppo c’è guerra e disperazione.

Un trio di Rifondaroli formato da Lord Nulli, Marceila Organa e la Secca Chewbecca, partono alla ventura in una impegnativissima gara di 12 km, competitiva (classifica dal sito di M. Moretti). Ma il fatto più interessante è il nutrito gruppo di bambini e ragazzi che si lanciano per le strade di Palombara nel disputare una 2 km non competitiva, distanza di tutto rispetto per una gara di questo tipo, rivolta anche alle categorie giovanili.

Il fatto ancora più entusiasmante è rappresentato dai giovani atleti palombaresi presenti alla gara. Sono gli stessi che da alcuni mesi si allenano costantemente, con impegno e tanta allegria al campo sportivo Torlonia, il lunedì e il giovedì pomeriggio. Sono i protagonisti del progetto “Atleticamente… Naturalmente” avviato dalla A.S.D. Rifondazione Podistica con il supporto e il patrocinio del Comune di Palombara, le sovvenzioni del progetto “CONI Ragazzi”, l’impegno dell’Assessore allo Sport Stefano Meloni e della ditta MUSA s.r.l., gestrice del campo sportivo e la collaborazione di istruttori e tecnici del territorio. Un tipico esempio di una iniziativa che sta dando buoni risultati proprio grazie all’impegno, la sinergia e la collaborazione di tutte le realtà presenti nel territorio, a riprova del fatto che insieme si può fare bene e molto di più che da soli.

Durante la corsa, i giovani atleti, sono stati sostenuti da alcuni atleti giovani ma più “anziani”, già da anni impegnati nelle attività sportive giovanili di Rifondazione Podistica, che hanno letteralmente scatenato una bellissima onda di partecipanti a partire dai cuccioli per arrivare ai ragazzi e a qualche adulto che generosamente ha supportato i rappresentanti più giovani della spedizione.

A fine gara i festeggiamenti a tarallucci e generosi bicchieri di vino nella Taverna di Chewbecca la Secca, noto peloso e irascibile ominide locale!

Star Wars VIII: il ritorno dello sforzo

Hard Winter Trail dei Monti Simbruini: sembra il nome di qualcosa proibito ai minorenni… sta di fatto che un attempato quanto tosto zoccolo duro rifondarolo domenica scorsa si è prestato a una delle maggiori zingarate della stagione invernali. Ma andiamo per ordine, e cliccate qui per la classifica.

Uno sgangherato equipaggio a bordo del Millenium Falcon, viene soccorso da una navicella di emergenza guidata dalla Secca Chewbecca e si porta sulle spelacchiate e steppiche radure del pianeta Simbruinum per questo trail invernale di tutto rispetto. La truppa da sbarco è costituita dai seguenti elementi: lo stizzacervelli Obi Uan Lucidi, il filibustiere Han Salvatori, il biondo Pierluke Skywalker, il cavaliere Jedi Qui-Don Tudinn, il copilota, la secca Chewbecca.

Atterrati sul pianeta Simbruinum, i 5 si accingono a intraprendere una dura battaglia che li vedrà sfidare, salite impervie, neve in pappa, ghiaccio, fango, manipoli di vichinghe inferocite e insidie di ogni genere.

Dopo alterne vicende che si susseguono in maniera rapida e concitata, i 5 giungono interi dal tribolato campo di battaglia e ripartono per tornare alla base, dove sperano, non dico onore e gloria, ma quanto meno i meritati 5 punti di criterium relativi a un trail di 13 km di montagne che varrà certo almeno quanto un festino con Babbo-Jabba the Hutt a Villa Pamphili.

Invece, il terribile Darth Novather e il suo sparuto esercito di cloni, rapiti dall’oscura malvagità, attendono i nostri eroi, stanchi e acciaccati, nonché sbronzi dal passaggio alla taverna sublacense, con un ingiusto e inopportuno verdetto: “No Jabba, no punti criterium”.
Ma i nostri 5 non si arrendono: i punti li vogliono, dovessero sovvertire l’ordine dell’universo!

jabba

Boclassic 2015

Avventure e riflessioni di un animale a sangue freddo in un giorno di San Silvestro nel cuore di Bolzano.

Un freddo cane. Scaldarsi prima della partenza è una tortura da far piangere, infatti gli atleti veri, le elite professioniste, la gara la fanno a secco, cioè rimangono negli spogliatoi fino a 3 minuti dalla partenza, poi via. Io, da brava pippa, faccio prima un giro nel mercatino di Natale e in uno stand di prodotti erboristici faccio amicizia con un ragazzo che mi offre alcuni “bicchierini”. A quel punto penso di potermi almeno togliere la giacca e provare a corricchiare. Mi escono le lacrime, è come se avessi una scheggia di ghiaccio nel cuore, sono proprio la Vipera berus. Poi la partenza, da li in poi non si sente più niente, 5 km in apnea e passa la paura. Dopo tocca a Lara ma sbagliamo partenza e a lei tocca correre, anziché con gli esordienti, con i cadetti e gli allievi, per ben 2,5 km. All’arrivo ci manca poco che mi uccide.

Poi, per le strade della città, sul percorso di gara, in perfetto tempismo con la partenza delle elite maschili, un uomo mi si accascia davanti con la mano sul petto… come operatore BLSD intervengo subito chiamando il 118 e chiedendo un defibrillatore, ma mentre mi tolgo la giacca in procinto di effettuare il GAS (Guardo, Ascolto, Sento) chiariamo che il malcapitato è completamente sbronzo alle tre del pomeriggio. Intanto passano i keniani e gli altri atleti professionisti a 2 e rotti al km e con il servizio civile schermiamo il tipo ancora in terra. Alla fine si alza e se ne va.

A quel punto, finite le gare, il freddo si fa ancora più pungente. Cerchiamo ricovero in qualche negozio ma tutti chiudono perché tra un po’ si festeggerà il nuovo anno. Anche il celebre edificio della Salewa, dove si scala e si fa shopping al coperto è tristemente buio e chiuso.

Allora ci avviamo verso le valli montane e dalla Valle dell’Isarco ci addentriamo in Val di Fassa. Quest’anno non c’è un chicco di neve, solo brina e cristalli di ghiaccio nelle zone esposte a nord. E’ bellissimo però, soprattutto quando vado a correre la mattina nella Val Pusteria. Mi sembra di essere nel castello di Frozen e mi viene da cantare “Let it go”.

Questo per augurare a tutti i rifondaroli un Buon Anno nuovo, con tanta voglia di correre in ogni clima e in ogni dove, che sia freddo o caldo, che sia asfalto o strade di montagna, con lo scricchiolio di brina o di foglie o di sabbia, con i piedi nel fango o a mollo nelle pozzanghere o nell’acqua del mare.

Let us go!

Firenze: i miei primi quarantadue a cinquant’anni.

Mezz’ora dopo il mio arrivo al traguardo, telefono ad Angelo (Solimini) per dirgli com’è andata. Lui, dopo essersi congratulato, mi dice “guarda che dovete scrivere un pezzo per il sito di rifondazione. Gli altri se lo aspettano”, al che io gli dico che non é che ci sia molto da dire, se non che ho corso quarantadue chilometri e rotti, il tempo era bello, né troppo freddo né troppo caldo, non ho avuto particolari difficoltà e poi, ho corso quasi sempre da solo. Si perché l’appuntamento con Enrico, l’altro rifondarolo, salta subito. Alla partenza infatti non lo vedo. Dovremmo essere nell’ultima gabbia (quella dei senzatempo), abbiamo lo stesso colore di pettorale, il rosa, ma lui non c’è. Scoprirò dopo che è riuscito a imbucarsi in quella di un suo amico plurimaratoneta. Due o tre gabbie avanti alla mia. Lo scoprirò intorno al decimo chilometro quando, dopo aver da poco superato una sposa con la barba e un capo indiano, lo vedo con l’amico all’ombra dei palloncini delle quattro ore. E siccome all’ombra si sta bene mi ci metto anch’io. Rimaniamo così per una decina di chilometri, tranne una breve accelerazione in corrispondenza delle nostre famiglie, tifosissime. Dopodiché mi sembra di capire, ma è facile che mi sia sbagliato, che il piano di gara di Enrico and friend sia di proseguire molto prudenti fino al trentesimo chilometro per poi dar fuoco alle polveri. Non è per me, preferisco riprendere il mio passo (5,25 circa) con il quale arriverò fino alla fine. A un certo punto supero uno con una maglietta che cita più o meno così: “i primi trenta con le gambe, altri dieci con la testa, due con il cuore e centonovantacinque metri con le lacrime”. E mi chiedo: “ma l’intestino?”. No dico, l’intestino gli altri non ce l’hanno? Ecco, l’intestino è il mio vero problema, e ogni volta che faccio rifornimento sento un certo rimescolio. Dura poco, però mi mette i brividi. E così attendo i rifornimenti con ovvia gioia ma anche con un velo (spesso) di ansia. Tanto che a un certo punto mi sorprendo con in mano due spugne. Perché non le ho buttate dopo essermi rinfrescato? Vai a capire l’inconscio…

Poco altro da segnalare, solo che dal trentacinquesimo al trentanovesimo ho fatto i conti con la paura. È stato come attraversare una grotta umida, buia e insicura. Dove da un momento all’altro può succedere qualcosa che ti induce alla resa, nonostante te. E poi il sole e gli ultimi due chilometri consapevole che non ti può succedere più nulla, lo spettro è ormai alle spalle e allora vai a tutta fino alla fine. Ma prima, all’ultima curva, una bambina mi si avvicina e mi prende per mano. È Sofia. Insieme corriamo gli ultimi centometri e tagliamo il traguardo. (Treorequrantottominutiventunsecondi).

Come vedi Angelo non è che ci sia molto da raccontare, se non, forse, quanto segue.

Dopo l’arrivo, con la medaglia al collo, la mantellina e il pacco gara risalgo la corsa per raggiungere la macchina e tornare a casa. Vedo così l’arrivo di una moltitudine di persone, di qualsiasi età, peso, altezza. E a me sembrano tanti eroi. E più ne arrivano più mi sembrano gloriosi. Il fatto che stanno percorrendo quell’ultimo chilometro pur essendo meno “atleti” di chi li ha preceduti li rende mitici. Invincibili. Il tempo non toglie nulla all’impresa. Aggiunge. Ecco, per me questa è la magia della maratona. E lo straordinario affetto che mi è stato trasmesso, in questi giorni, da molti amici di rifondazione che l’hanno già corsa o che un giorno lo faranno è parte di questa magia.

Er prato col cuppolone

A Palombara, “u grugnu a puorcu”, è l’espressione dialettale che identifica il broncio nei bambini capricciosi… alla Corri per il Verde al Parco Regionale del Pineto è l’immagine ferina che mi ha sfiorato la mente al termine di queste tre bellissime domeniche, intense e “toste”, affrontate da veri “cignali incalliti”, in prima linea, con rappresentanti di tutte le età, a partire dai due anni e mezzo, vedi la nostra mitica piccola grande Anna (questo nome mi fa pensare a una sorta di segno di rinascita…).

Ma il grugno, o il “muso duro”, per dirla nel Bertoliano linguaggio dei cantautori, con cui affrontare le fatiche di ogni giorno, si scioglie in un sorriso con la lacrimuccia di commozione quando, al Parco del Pineto, i nostri diavoletti verdi sfoderano lo striscione “Siamo tutti Rifondaroli”, piazzandolo lungo il percorso durante le numerose gare che si susseguono durante la giornata. Questi allegri birbanti ci fanno penare il sabato, si, ma, all’occorrenza si trasformano in un tutt’uno, una valanga verde allegra e compatta, le cui grida di incoraggiamento per i compagni di ogni età, sono forti e trascinanti!

A me queste pesti fanno un effetto micidiale: come dice Giovanni Ricci, ormai immancabile trascinatore dei più piccoli, “accendono una miccia” che fa mettere le ali ai piedi e ti scalda il cuore.
Questo prato con il cuppolone all’orizzonte, immutato negli anni e scampato alla costruzione selvaggia chissà per quale miracolo, è un posto dove ho trascorso parecchi anni della mia gioventù, lotte ambientaliste, scorribande da giovani naturalisti, suonate di chitarre, bruschettate accompagnate da generosi bicchieri di vino, ma ora, questa corri per il verde ha aggiunto a tutto questo qualcosa di molto importante: la consapevolezza che nel piccolo si può essere parte di un processo di trasmissione e condivisione, di un progetto che va oltre il gesto atletico e che fa vedere lo sport come un processo di crescita e di liberazione da schemi e stereotipi: in una società che mette tutti uno contro l’altro per arrivare primi in un insensato nulla, noi siamo uniti, semplicemente, per la gioia di correre liberamente su un prato verde e sconfinato, fosse l’ultimo della città.

E quindi ben vengano le alzatacce se portano alle verdi colline tufacee, alle rosse arenarie e alle sughere del Pineto, ben vengano le mani fredde delle mattine invernali e i piedi bagnati dall’erba se poi possono riscaldarsi correndo negli ultimi lembi di campagna romana tra Ampelodesmos e Cistus salvifolius, infine, ben vengano tutte le corri per il verde, soprattutto quelle in cui, rimasti quattro gatti, qualcuno prepara un micidiale cocktail di gin che scalda il cuore e fa brindare all’ottima riuscita dell’evento!

Ma guardiamo avanti: il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia (non per noi), ci aspetta l’ultima tappa del ciclo delle Corri per il Verde di quest’anno che ci farà approdare al Porto di Traiano. E’ un posto meraviglioso per correre e visitare, vicinissimo al mare, da non perdere assolutamente.

Quindi: caricaaaa Rifondaroli, o forse sarebbe meglio dire: all’arrembaggio!

Corsa dei Santi

Ben 12 rifondaroli si sono cimentati ufficialmente nella Corsa dei Santi, più altri probabilmente si sono imbucati, io ho visto “Zed” a poche centinaia di metri dall’arrivo, ma ero talmente rincoglionita che ho realizzato che era lui solo dopo.  Correre per il centro di Roma è senza dubbio un’esperienza appagante, il percorso è bellissimo, per questo ho deciso solo giovedì di provare a iscrivermi, quando le iscrizioni erano chiuse da tempo. Ho mandato una mail e mi hanno autorizzato, quindi domenica mi sono ritrovata a via della Conciliazione, ancora rimbambita per tutto quello che mi ero magnata e bevuta la sera di halloween il giorno prima (ho una tentazione di mandare anche una foto del Novaro col capello stile Noel Gallanger degli Oasis….). Cè un sacco di gente e non vedo gli altri rifondaroli presenti, ma ci sono, tutti a farsi selfie e foto con sfondo cuppolone.  Il via lo da Carl Lewis, ma con tutta quella folla, stretta lì al via non lo vedo, anche se sento lo speaker che ne parla, si parte!  faccio i primi Km a 4’40” che mi sembra una passeggiata pensando di correre molto bene e pensando che alla fine potrò anche allungare. Si passa a piazza Venezia, Colosseo, ma quando iniziamo a salire per via Labicana fino a Santa Maria Maggiore inizio a ricredermi e a soffrire, meno male che a via Nazionale si scende. Sti 10.000 comunque il mio corpo si rifiuta proprio di farli per bene e la seconda parte della gara è un agonia, soprattutto gli ultimi 2 Km. Quando sono a via della Conciliazione il cuppolone mi sembra vicino, ma non si arriva mai e poi hanno messo tre archi che ingannano, l’arrivo è l’ultimo. Comunque arrivo e mi sento talmente stordita dalla gara che mi dimentico completamente dove ho parcheggiato la macchina e ci metto un ora a ritrovarla…

Corri con le scarpe nuove ma porta le vecchie

Sono molto affezionata a questa corsa organizzata dai Leprotti di villa Ada (classifica), perchè è stata la mia prima (dell’età adulta) e anche la prima per Juma e Tommaso. Ci ho portato Juma cucciolo appena iscritto a RP mentre ero incinta di Tommaso e da allora abbiamo partecipato tutti gli anni. Juma ha sempre fatto ottime prestazioni, Tommaso ha partecipato prima nel passeggino, poi nel marsupio, poi piano piano manina nella manina con me, fino a correre da solo tutto il giro del laghetto, ogni anno più forte. Nel 2010 ho partecipato anche io la mia prima corsa, e dopo per una settimana non riuscivo ad alzarmi dalla sedia per quanto mi faceva male tutto, non sapevo che di li a poco mi sarei intrippata in questo modo….

Quest’anno per i grandi di presenti sono: Marco (che si è fatto male alla staffetta e quindi decide di correre piano, cioè con me), l’ottimo prof. Lucidi, il sempre presente Capizzi e Marco Mola. Per le donne, oltre la sottoscritta: Maria Teresa e Alessandra Chiappini, che indossa un abbigliamento da alta montagna (dice che ha freddo, mah) e poi niente popò di meno che Alessandra Bizzarri, in ottima forma dopo la neo-maternità. Faccio la gara con Marco e Fabio e per tutto il tempo penso che voglio raggiungere una davanti a me che penso sia terza (poi scopro che è quarta). Quando manca poco più di un Km mi sento un fiato femminile alle spalle, è Alessandra! Sono ancora concentrata nel tentativo di raggiungere la terza e allungo, ma non je la faccio a riprenderla e quando sto quasi per arrivare, ecco che la Bizzarri con il suo sprint irresistibile mi infila un allungo e taglia prima di me. Ci rimango un pò male anche perchè è la quarta volta (la terza solo in questo mese) che qualcuna mi infila un allungo e mi supera mentre sto per tagliare il traguardo sul laghetto di villa Ada. Ma sono contenta che Alessandra sia ritornata alle gare: Ale, mò facciamo le corri per il verde e le staffette! vero? Hasta il movimento feminino rifondarolo!

What's in her mind? Cumulonimbus? Thor's hammer?
What’s in her mind? Cumulonimbus? Thor’s hammer?

Poi tocca ai bambini. Juma fa una gara splendida: rimane tatticamente dietro al primo e quando mancano 150 metri all’arrivo gli infila un allungo e gli da 50 metri, sono molto orgogliosa quando lo vedo arrivare! Tommaso nella sua catergoria (c’è anche la figlia della sua maestra!) parte fortissimo, troppo forte, a 150 metri dall’arrivo è terzo ma moribondo, ma ce la mette tutta e arriva quarto o quinto,  è stato bravissimo! Juma becca una bellissima coppa come primo del 2004 e Totò ci rimane un pò male, ma l’anno prossimo andrà ancora meglio.

Foto della Maratona a Staffetta

In attesa di un articolo più strutturato, pubblichiamo queste foto della gara di sabato, l’ultima del Criterium 2014-2015. Qui potete scaricare la classifica della manifestazione.

L’Atl-Etica del Rifondarolo

Ovvero: cronaca semiseria di un weekend di ottobre

Sabato 17 ottobre 5 squadre schierate nella ormai mitica Maratona a staffetta, alias Trofeo Mimmo Di Biagio. Prima gli allenamenti dei bambini e dei ragazzi del settore giovanile mettono a soqquadro un tranquillo e soleggiato sabato mattina nella centralissima Villa Borghese.

Con i piccoli ci spostiamo da una parte all’altra in una magnifica cordata e la “serpe verde” di rifondazione colora la Villa dalle 10 fino al tardo pomeriggio in un alternarsi di giochi, salti, corse, lanci, tifo sfrenato, passaggi di acqua, batticinque, cambi, sudate, merende, allenamenti, riscaldamenti, scorribande dei più piccoli allo stato brado e molto altro. Come sempre è una giornata faticosa ma la voglia di ritrovarsi e di viverla fino in fondo non mancano mai.

Non mi soffermo sulla gara in se (purtroppo, non avendo il dono della sintesi, rischio di annoiare tutti), di cui a breve vedremo la classifica ad opera del nostro “tassonomico pignoletto” (a buon intenditor…), ma giusto qualche flash, tanto per gradire.

Innanzitutto complimenti a coloro che, pur non correndo la gara, rendono possibile e piacevole lo svolgersi dell’iniziativa (amici, accompagnatori, genitori, figli, familiari e tutta la loro santa pazienza). Poi un grazie speciale alle riserve. In particolare il Maestro Enzo, che, nonostante gli acciacchi, è sempre lì, a coprire le spalle e pronto a farsi il mazzo, come la canzone del mediano di Ligabue. Questa volta ha corso il rischio di sostituire Boris (pensate che responsabilità), arrivato come al solito all’ultimo momento, da brava prima donna.

Per quanto riguarda le squadre, senza scendere nei dettagli tecnici, devo dire che questa volta capitan Ugo ha lavorato da alchimista del settecento, unendo il simile con i suoi simili e riuscendo a creare belle composizioni chimiche. Ma veniamo alle squadre:

  • Top Runners
  • Rosiconi vendicativi (che non sono entrati nella prima squadra)
  • Gli hippies e punkies
  • L’intelligencjia del soviet
  • I genitori (con la partecipazione del redivivo D’Agostino)

Ecco, adesso ognuno si ritrovi nella propria squadra!!!!

A parte gli scherzi, penso che la staffetta è il tipo di gara che rappresenta meglio la nostra società. Di maratone a staffetta ne abbiamo già fatte tante, e sono forse un simbolo della tanta strada percorsa assieme. In queste occasioni che ci vedono radunati dopo tanti anni, è piacevole constatare che tutto sommato siamo le stesse persone e che molti di quelli che si sono avvicinati a noi più recentemente hanno comunque un’affinità che si percepisce e si tocca con mano. Poi c’è l’affetto e la condivisione di progetti comuni e, nonostante l’immensa fatica di una giornata così intensa, la Direttrice e io (un po’ meno Lara) abbiamo ancora voglia di andare a fare un sopralluogo, per verificare il percorso della corri per il verde e quindi nel pomeriggio scappiamo da Villa Borghese per recarci nelle campagne della Riserva della Marcigliana (Genius Locii della mia infanzia).

Un bellissimo tramonto con pecore e aironi guardabuoi (Bubulcus Ibis, Linnaeus 1758) conclude la giornata.

I verdi prati e l’aria di casa mia mi hanno rigenerata e quindi la domenica ho fatto il bis con una delle somarate sabine a me tanto care. La Corri Cures è infatti una gara di circa 13 km troppo vicino casa e troppo somara per poterla rifiutare. Per la cronaca il premio non è il tipo in calzamaglia alla mia sinistra (vedi foto), ma il cosciotto unto e bisunto sotto l’ascella, giustamente abbracciato come un Kalaschnicoff (Guerra A., 2015).

In contemporanea, sui campi della Farnesina si disputavano le prove multiple e gare in pista e di vortex che vedevano di nuovo impegnati i nostri atleti giovani con tante medaglie di cui a breve sentiremo parlare nel dettaglio dalla Direttrice e Lord Nulli, presenti all’evento domenicale.

Ci troviamo dunque a chiudere una stagione agonistica piena e composita, che ci vede come ogni anno stremati ma allo stesso tempo pronti a ripartire verso nuove avventure. Quale momento migliore per provare a riflettere sulle motivazioni di ognuno di noi per ripartire in quarta e rimettersi in gioco ogni anno?

Ebbene, credo che la nostra squadra sia come un campo polifitico, in cui ognuno ha le sue peculiarità e questo è la sua bellezza di fondo. Tuttavia, parafrasando una nota parabola presidenziale, credo che il “moschettiere rifondarolo” trovi poi una sua etica comune in quel “uno per tutti e tutti per uno” che ben emerge durante le staffette e in tutti quegli eventi corali, frutto della partecipazione di tutti, indipendentemente da quanto segna il cronometro alla fine della corsa.

Questa quadretto è forse un po’ fuori moda e decisamente vintage per questi tempi , ma io spesso lo percepisco.

Quindi, alla luce di queste sdolcinate riflessioni del tutto personali, ho provato giocosamente a tracciare un piccolo decalogo tale da buttare un po’ in “caciara” quanto detto poc’anzi, sperando di non essere bacchettata o presa troppo sul serio dagli stacanovistici ortodossiani capiziani!

  1. Il rifondarolo/a è un animale neotenico
  2. E’ resiliente e fa della resilienza il suo punto di forza.
  3. Mai si fa corrompere da salumi o quant’altro e non corre per soldi o altri beni ma solo per il piacere di faticare
  4. Il rifondarolo/a non taglia mai e non prende mai scorciatoie
  5. Difende sempre le cause giuste, anche quelle perse
  6. E’ spesso dubitativo e possibilista ma poi prende la decisione giusta, anche a proprie spese e quando non lo fa viene attanagliato da terribili sensi di colpa
  7. Ama tutti i bambini e non sporca
  8. E’ ecologista e ama gli animali (comprese le Vipera berus)
  9. Agisce in sinergia e in sintonia con i suoi compagni di squadra anche quando vorrebbe strozzarli
  10. E’ ecosostenibile e ma non riciclabile (ognuno è stato prodotto da singolo stampo che poi è stato buttato).

Firmato: Vipera berus L. (con cervello rinencefalico intossicato dalle troppe endorfine in circolo)

Con l’acqua alla gola

Alla vigilia della Maratona a Staffetta di Villa Borghese, che vede esibirsi la crema del Running Rifondarolo, vado a sfoggiare l’abito lungo della casacca sociale al 4° Memorial Angelo Pinna, a Monterotondo (classifica da M. Moretti). Per me si tratta quasi di una partita casalinga, dove mi posso confrontare con atlete e cignale del posto e, vista la distanza breve di circa 8 km, è anche utile come test orientativo per il ritmo da tenere alla maratona a staffetta.
Pongo l’accento sull’abito lungo in quanto tira una discreta tramontana e, visto che i rettili hanno il sangue freddo, è d’obbligo la pantacollant al fine di evitare una fatale contrattura.
Porto al termine la prestazione come prima di categoria, anche se le precedenti edizioni mi avevano sempre vista sul podio, ma gli anni passano e le concorrenti (ringraziando il cielo) aumentano!
Nota positiva: dopo alcuni giorni di maltempo torna finalmente il sole, anche se, tutto sommato questa pioggia mi ha fatto divertire e riflettere.
Infatti, tra fughe dal temporale e gambe a mollo fino al ginocchio nelle pozzanghere cretonesi non poteva mancare la staffetta con l’ombrello fatta con i bambini di rp giovanile di sabato che nonostante la pioggia battente ci ha fatto concludere allegramente le due ore di allenamento alla Farnesina!
A seguire altrettanto divertente seduta acquatica nella piscina del CUS Roma con la Direttrice e Lara, infatti, dopo tutta l’acqua presa alla Farnesina e nel tratto di strada che separa gli spogliatoi della piscina, non potevamo farci mancare una full immersion!
Questo diverso modo di vedere la corsa e lo sport, ma forse anche la vita, cioè sfruttando un’apparente situazione difficoltosa vivendola come una avventura diversa, quando la fantasia e la creatività dei bambini ti fanno giocare con l’acqua, l’erba bagnata, il fango e il vento e anche tu torni un po’ bambino, mi viene da riflettere su quanto un atteggiamento positivo e senza pregiudizi può rendere la vita migliore e che a volte, tirando appena appena la testa fuori dal pelo dell’acqua, come una biscia nel ruscello che emerge solo con le narici, la prospettiva può decisamente cambiare, anche per una Vipera berus.
Mi scuso per queste banali, quanto noiose riflessioni ed elucubrazioni mentali che ancora una volta ho voluto condividere con i miei compagni di squadra ma credo che parecchi di noi rifondaroli siamo tutto sommato così: corridori più di testa che di gambe!
Buona Maratona a Tutti!!!!

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