Ovvero: cronaca semiseria di un weekend di ottobre
Sabato 17 ottobre 5 squadre schierate nella ormai mitica Maratona a staffetta, alias Trofeo Mimmo Di Biagio. Prima gli allenamenti dei bambini e dei ragazzi del settore giovanile mettono a soqquadro un tranquillo e soleggiato sabato mattina nella centralissima Villa Borghese.
Con i piccoli ci spostiamo da una parte all’altra in una magnifica cordata e la “serpe verde” di rifondazione colora la Villa dalle 10 fino al tardo pomeriggio in un alternarsi di giochi, salti, corse, lanci, tifo sfrenato, passaggi di acqua, batticinque, cambi, sudate, merende, allenamenti, riscaldamenti, scorribande dei più piccoli allo stato brado e molto altro. Come sempre è una giornata faticosa ma la voglia di ritrovarsi e di viverla fino in fondo non mancano mai.
Non mi soffermo sulla gara in se (purtroppo, non avendo il dono della sintesi, rischio di annoiare tutti), di cui a breve vedremo la classifica ad opera del nostro “tassonomico pignoletto” (a buon intenditor…), ma giusto qualche flash, tanto per gradire.
Innanzitutto complimenti a coloro che, pur non correndo la gara, rendono possibile e piacevole lo svolgersi dell’iniziativa (amici, accompagnatori, genitori, figli, familiari e tutta la loro santa pazienza). Poi un grazie speciale alle riserve. In particolare il Maestro Enzo, che, nonostante gli acciacchi, è sempre lì, a coprire le spalle e pronto a farsi il mazzo, come la canzone del mediano di Ligabue. Questa volta ha corso il rischio di sostituire Boris (pensate che responsabilità), arrivato come al solito all’ultimo momento, da brava prima donna.
Per quanto riguarda le squadre, senza scendere nei dettagli tecnici, devo dire che questa volta capitan Ugo ha lavorato da alchimista del settecento, unendo il simile con i suoi simili e riuscendo a creare belle composizioni chimiche. Ma veniamo alle squadre:
- Top Runners
- Rosiconi vendicativi (che non sono entrati nella prima squadra)
- Gli hippies e punkies
- L’intelligencjia del soviet
- I genitori (con la partecipazione del redivivo D’Agostino)
Ecco, adesso ognuno si ritrovi nella propria squadra!!!!
A parte gli scherzi, penso che la staffetta è il tipo di gara che rappresenta meglio la nostra società. Di maratone a staffetta ne abbiamo già fatte tante, e sono forse un simbolo della tanta strada percorsa assieme. In queste occasioni che ci vedono radunati dopo tanti anni, è piacevole constatare che tutto sommato siamo le stesse persone e che molti di quelli che si sono avvicinati a noi più recentemente hanno comunque un’affinità che si percepisce e si tocca con mano. Poi c’è l’affetto e la condivisione di progetti comuni e, nonostante l’immensa fatica di una giornata così intensa, la Direttrice e io (un po’ meno Lara) abbiamo ancora voglia di andare a fare un sopralluogo, per verificare il percorso della corri per il verde e quindi nel pomeriggio scappiamo da Villa Borghese per recarci nelle campagne della Riserva della Marcigliana (Genius Locii della mia infanzia).
Un bellissimo tramonto con pecore e aironi guardabuoi (Bubulcus Ibis, Linnaeus 1758) conclude la giornata.
I verdi prati e l’aria di casa mia mi hanno rigenerata e quindi la domenica ho fatto il bis con una delle somarate sabine a me tanto care. La Corri Cures è infatti una gara di circa 13 km troppo vicino casa e troppo somara per poterla rifiutare. Per la cronaca il premio non è il tipo in calzamaglia alla mia sinistra (vedi foto), ma il cosciotto unto e bisunto sotto l’ascella, giustamente abbracciato come un Kalaschnicoff (Guerra A., 2015).
In contemporanea, sui campi della Farnesina si disputavano le prove multiple e gare in pista e di vortex che vedevano di nuovo impegnati i nostri atleti giovani con tante medaglie di cui a breve sentiremo parlare nel dettaglio dalla Direttrice e Lord Nulli, presenti all’evento domenicale.
Ci troviamo dunque a chiudere una stagione agonistica piena e composita, che ci vede come ogni anno stremati ma allo stesso tempo pronti a ripartire verso nuove avventure. Quale momento migliore per provare a riflettere sulle motivazioni di ognuno di noi per ripartire in quarta e rimettersi in gioco ogni anno?
Ebbene, credo che la nostra squadra sia come un campo polifitico, in cui ognuno ha le sue peculiarità e questo è la sua bellezza di fondo. Tuttavia, parafrasando una nota parabola presidenziale, credo che il “moschettiere rifondarolo” trovi poi una sua etica comune in quel “uno per tutti e tutti per uno” che ben emerge durante le staffette e in tutti quegli eventi corali, frutto della partecipazione di tutti, indipendentemente da quanto segna il cronometro alla fine della corsa.
Questa quadretto è forse un po’ fuori moda e decisamente vintage per questi tempi , ma io spesso lo percepisco.
Quindi, alla luce di queste sdolcinate riflessioni del tutto personali, ho provato giocosamente a tracciare un piccolo decalogo tale da buttare un po’ in “caciara” quanto detto poc’anzi, sperando di non essere bacchettata o presa troppo sul serio dagli stacanovistici ortodossiani capiziani!
- Il rifondarolo/a è un animale neotenico
- E’ resiliente e fa della resilienza il suo punto di forza.
- Mai si fa corrompere da salumi o quant’altro e non corre per soldi o altri beni ma solo per il piacere di faticare
- Il rifondarolo/a non taglia mai e non prende mai scorciatoie
- Difende sempre le cause giuste, anche quelle perse
- E’ spesso dubitativo e possibilista ma poi prende la decisione giusta, anche a proprie spese e quando non lo fa viene attanagliato da terribili sensi di colpa
- Ama tutti i bambini e non sporca
- E’ ecologista e ama gli animali (comprese le Vipera berus)
- Agisce in sinergia e in sintonia con i suoi compagni di squadra anche quando vorrebbe strozzarli
- E’ ecosostenibile e ma non riciclabile (ognuno è stato prodotto da singolo stampo che poi è stato buttato).
Firmato: Vipera berus L. (con cervello rinencefalico intossicato dalle troppe endorfine in circolo)