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Articoli che riguardano attività passate del settore senior e master

Praticare, praticare, praticare

Un sabato mattina come tanti, al campo della Farnesina, arriva il Presidente. Allena il gruppo dei ragazzi più grandi e poi rimane per una corsetta rilassante, con me e la Direttrice.

In questi contesti il Presidente, oltre a supervisionare in veste tecnica l’andamento dei corsi, in certi momenti, quasi pervaso da un’aurea di un sottile misticismo, a chi li sa cogliere, offre preziosi frutti di saggezza, maturati in anni e anni di esperienze di campo. C’è da dire che nulla gli è sfuggito in questi anni e conosce tantissimi aneddoti , storie e leggende che prima o poi, dopa anni di appunti e trascrizioni, mi deciderò a farne una pubblicazione…

Ma veniamo al dunque. L’aneddoto di sabato scorso riguardava un celebre maestro dell’arrampicata, che illustrava le tre regole fondamentali per progredire in questo sport fatto di tecnica, forza e agilità: “Praticare, Praticare, Praticare”.

Preso in parola il Presidente, dopo aver doppiato la mattina e a pranzo con due sedutine di corsa, non compulsivamente sazia, penso che se devo praticare per la terza volta, posso andare alla Maratonina di Cretone, alle 17.30, nella frazione di Palombara, nelle Terme Sabine.

Cotta come una zampogna dal caldo e dalle quotidiane fatiche, forte del consiglio presidenziale, ma soprattutto pervasa da un’ insana dose di incoscienza, mi reco dunque a Cretone. Sul posto c’è il carrozzone di Felice, capobanda di un rendez-vous di atleti di vario genere ma soprattutto di tutta la somaraggine laziale che non aspetta altro che pane, salite, chilometri su chilometri e soprattutto gare di mattina, nel pomeriggio e poi ancora la mattina dopo, con pernotto in loco. Insomma una truppa di gente mai soddisfatta, che correrebbe anche di notte su un letto a forma di tapis-roulant o su una cyclette.

Mi butto tra la mischia e vado, non so come. Al termine, quarta assoluta, non so come, rimedio l’olio e l’ennesima salamella alla faccia di Marcella, che poi non mangerò mai e rischierà di ammuffire in frigorifero.

Insomma, a quanto pare i consigli del Presidente, anche se interpretati in chiave di lettura da Vipera berus sub specie stoned, funzionano e danno i loro risultati. Perciò ribadisco a tutti il consiglio del grande Maestro: PRATICARE, PRATICARE, PRATICARE!

Pensieri, parole e… qualche lacrima di commozione

Una RP polivalente, presente su tutti i fronti in questo maggio da ricordare… Gente vivace, piena di voglia di fare, nonostante acciacchi e stanchezza. A riprova della nostra ecletticità finiamo anche su una rivista specializzata del settore podistico. Queste le ultime avventure assieme a numerosi compagni di squadra e altre storie in cui i giovani e gli istruttori sono stati coraggiosi e instancabili protagonisti.

Vie cave

14 giorni per uscire dal tunnel dell’infortunio ed eccomi incanalata nella via cava. Ma andiamo con ordine. Un mese fantastico, caratterizzato da un ottimo stato di forma, ma farsi prendere la mano e strafare è un attimo. Certo, c’è chi si fa male a 6 al km quando potrebbe andarci a 3. Quindi dico a me stessa: “ma che cavolo vai cercando?”.

In tutti i modi il 22 di maggio oso l’Etrurian trail, ma non sono sola in questa somarata: siamo ben 17 a disputare una gara più che impegnativa nel suo genere. Al termine si conteranno i feriti, tra cui il Lord Nulli, che, abituato a calcare suoli di velluto, qui inciampa e si allunga in malo modo, rischiando una spalla e i punti su una brutta ferita. Giovanni, pur disputando una grande prova, gli tocca cedere il primo posto (almeno per ora) nella classifica criterium, la cui parte alta torna in mano alle due “cignale” Marcella e Paola. In realtà la Vipera berus avrebbe anche mollato quest’anno, se non che, prospettandosi il traguardo Juventino dei tre scudetti consecutivi, si mormora che la Vipera sarebbe intenzionata, alla prossima muta stagionale, a indossare una livrea bianco-nera.

Comunque, tra le quinte, si vocifera cosa fatta il ritorno del figliol prodigo Vastino, (pronuncia: Vastigno)! Colgo l’occasione per un affettuoso bentornato al nostro atleta, compagno di tante avventure e allievo del maestro Yota Enzo.

Free runners

Nel frattempo i ragazzi sono alla palestra Fulvio Bernardini per un particolare triathlon che prevede, oltre al nuoto e alla corsa, il free climbing. Questo dopo un sabato di corse, salti e lanci in pista. In questo nuovo contest i nostri si distinguono brillantemente ma la parola la lascio alla Direttrice e a Nulli, che hanno assistito alle varie attività con il solito dono dell’ubiquità.

Quasi per caso….

Oggi, alla casa circondariale (un modo più grazioso di dire carcere) di Rebibbia, RP c’era. Eravamo in pochi ma buoni. Beniamino, Alessandra, Andrea, Federica, Francesca e tutto lo staff della UISP Roma hanno contribuito a far passare una giornata diversa alle ragazze detenute, una iniziativa di grande significato e spessore umano, questa staffetta al femminile davvero travolgente. 11 ragazze per squadra su un percorso di 1100 m tra i “bracci” della legge romana. Ragazze da tutto il mondo, rumene, albanesi, sudamericane… nella mia squadra addirittura una newyorkese davvero da tesserare per la prossima 4×400 societaria. Tutte lì quasi per caso.

Al ritorno, mentre con la Direttrice si rifletteva sull’iniziativa appena svolta, pensavamo alle donne appena conosciute, interne al penitenziario più grande di Roma e forse d’Italia… una vera città. Poi a casa continuavo a pensare a cose forse un po’ stupide ma che come un tarlo mi picchiavano la testa e dicevano più o meno questo:

  • Quasi per caso io posso farmi la doccia e scegliere il bagnoschiuma e lo sciampo e poi la cremina idratante… loro no.
  • Quasi per caso io ho uno stipendio e una casa, uno spazio dove tenere le mie cose, i miei tanti inutili oggetti, ma loro no.
  • Quasi per caso la mattina io mi alzo e tra i vari impegni della giornata posso incastrare una bella corsetta all’aria aperta. Loro no
  • Quasi per caso io la sera torno a casa e posso abbracciare mia figlia. Loro no.
  • Quasi per caso loro ora sono lì dentro e io no.

Saluti e baci a tutti.

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Sentiero etrusco

Una bella giornata di sole ha accompagnato l’Etrurian Trail di Cerveteri (classifica da M. Moretti), ottava prova del famigerato Criterium Rifondarolo…

La classifica

Al primo posto il Dalton spilungone: essendo egli ben aduso a fughe nel sottobosco con palla al piede e segugi alle calcagna, per lui questo trail è ‘na passeggiata. Non può sottoscrivere il Lord Nulli, coperto di sangue che manco a Balaklava: mantiene comunque il suo aplomb britannico. Segue Zucchi, mai un capello fuori posto, ogni tanto un colpo di lacca. Meglio avrebbe potuto fare Pierluca, se non si fosse soffermato ad ogni pié sospinto, attratto dal colore di qualche pianta infestante. Non passa manco un quarto d’ora ed ecco apparire il Guerra Minor, lo abbiamo intervistato qualche riga qui sotto. Segue da presso l’indomito Novaro, in netta ripresa nonostante la fascite periostea ed un principio di febbre gialla. Il festival del martirio giunge al suo apice qualche minuto dopo, con lo sprint della Zoppa e della Sciancata, alias Marcella e la Vipera. Pare che per tutto il percorso si siano prese a frustate con fronde d’ortica e sassate sulle gengive, ma poi in pubblico fanno tutte le amicone. Primo e secondo posto per loro al Criterium. Variamente imbottigliati al fondo di questo cordone umano degno del più tragico Giochi senza frontiere troviamo Tudino e Johnny Dalton in rapida sequenza, poi Angelo che sicuramente sotto sotto trama qualcosa nonostante l’apparente dabbenaggine e l’esimio professor Lucidi, il quale pare sempre passare lì per caso. A pochi metri in linea d’aria, anche se misurati nell’arco di qualche minuto, Oliva e la fiera Camilla, futura terza incomoda nell’amazzonico pantheon rifondarolo. A questo punto i ritardi si conformano agli annunci ferroviari del meridione, con poche speranze di rivedere Pompei, Battilocchi e Boattini, ma quest’ultimo si giustifica per essere stato trattenuto da una banda di pastori macedoni.

Intervista a Guerra Minor

Per prima cosa mi vorrei lamentare con l’organizzazione dell’Etrurian Trail di Cerveteri, che ha gravemente nuociuto al benessere psicofisico mio e dei miei compagni di squadra, con consegna del pettorale all’ultimo momento. L’esimio Professor Lucidi si è punto un dito con la spilla da balia, ed io non ho potuto scaramanticamente svuotare la vescica, come mio solito. Ma veniamo alla gara, bando alle recriminazioni. Che dire poi della classifica finale, in cui veniamo qualificati come appartenenti ad una fantomatica “Rifondazione Atletica”? Devo pensare forse ad una congiura? E’ tale il timore che suscita il solo apparire dei nostri migliori atleti? Si… la gara… la gara, adesso parlo della gara. (Inspira profondamente, N.d.R.). Va bene la giornata spettacolare di sole, vanno bene i paesaggi sempre nuovi, tra la collina agreste, il bosco fitto e l’umido guado, la necropoli e la città degli ex vivi, vanno bene i sentieri scavati nel tufo, i gradoni di roccia calcarea, il basolato, il brecciolino e la terra smossa, vanno bene anche gli infortuni, una storta infame dove nemmeno gli sherpa possono venire a recuperarti, un capitombolo sui terrazzamenti a rischio unità spinale, vanno bene le fettucce biancorosse appese agli alberi, le frecce pitturate, una parabola incongrua che ti indica il cammino, vanno bene quelli davanti che battono la fiacca e quelli dietro che ti alitano sul collo, quelli che non riescono nemmeno a scavalcare una sbarra a cinquanta centimetri d’altezza, vanno bene le fette d’arancia, il colore, l’odore, il sapore del sugo fra i denti, le dita appiccicose, la sensazione di benessere amplificata dalla mancanza di ossigeno, vanno bene le salite fatte al passo, le discese a scapicollo, i sorpassi azzardati e le gomitate involontarie, vanno bene insulti e carezze, va bene pure il vivere tutta questa bellezza, tutta questa natura, tutta questa luce che filtra tra le foglie come zombi anestetizzati, lo sguardo fisso a terra tra i piedi del compagno che ti sta davanti per non cadere, manco fossimo sull’altopiano d’Asiago nel ’17, va bene pure la fila finale per i vettovagliamenti, le corna al sole, va bene tutto… ma “Rifondazione Atletica” non va bene, lo trovo insulso e mi amareggia. Basta, spegni ‘sto coso…

Rifondaroli in gara – Aprile 2016

E’ un mese particolare, quello di aprile, in cui il rifondarolo tipo diventa incontenibile: oltre ai tradizionali appuntamenti con il Vivicittà di Rebibbia e con le manifestazioni del 25 aprile, abbiamo nostri rappresentanti agli Europei Master di Ancona, all’Appia Run ed alla Maratona di Roma. Da non perdere il ‘one women show’ sul tema della Liberazione: in due giorni la vipera berus partecipa a tre gare passando nello spazio di poche ore dalla somarata al 1000 in pista. Dove non citato espressamente le classifiche sono tratte dal sito del Maratoneta.

30/04 – Maratonina di Palombara Sabina: Paola Paolessi. Classifica – qui

25/04 – Tre Ville Run, Roma: Giuseppe Scozzarella. Classifica – qui

25/04 – Giro delle ville Tuscolane, Frascati: Andrea D’Agostino. Classifica – qui

25/04 – Corri per la Liberazione: Paola Paolessi, terza gara in due giorni.  Classifica – qui

24/04 – Trofeo della Liberazione: Simone Ricci, Mauro Tudino, Giovanni Ricci, Fabio Boattini e Paola Paolessi(…il pomeriggio) sul 1000. Ottimo Alessandro Nulli sul 3000. Classifica – qui (sito Fidal)

24/04 – Maratonina del Partigiano, Poggio Mirteto: Paola Paolessi…la mattina. Articolo – qui, Classifica – qui

17/04 – Roma Appia Run. Roberto Sticca, ormai è lui il nostro big! Seguono Cristina Rossetti, in grande ascesa, Angelo Solimini, Fabio Oliva, Laura Battilocchi, Andrea Braides, Adriana Garroni, Giulia Ajo’, Natascia Lella, Susanna Cretella e Gabriele Chilosi. Classifica – qui

16/04 – Corri al massimo per Irene, Villa Pamphili: Roberto ‘zed’ Tufani. Classifica – qui

10/04 – Maratona di Roma: Giovanni Ricci, Alessandro Gentili, Enrico Giuga, Fabio Lucidi, Giovanni Salvatori. Articolo di Enrico – qui, Articolo sul progetto Marathon Evolution – qui, Classifica – qui (sito maratonadiroma)

03/04 – Vivicittà Rebibbia. Alessandro Nulli, Simone Ricci, Paola Paolessi, Pierluca Gaglioppa, Stefano Conti, Francesco Mazzarelli, Angelo Solimini, Giovanni Ricci, Fabio Oliva, Cristina Rossetti, Camilla Panzieri. Articolo di Paola – qui, Articolo di AndyWar – qui, Video – qui (RaiSport1), Classifiche – qui (sito UISP)

02/04 – Europei Master, Ancona: Marcella Ioele sui 1500 e nel salto in alto. Articolo – qui, Classifiche – qui (sito fidalservizi)

Benedicite, omnes

Una trasferta societaria all’insegna del misticismo, dell’unione e fusione con la natura e le sue divinità, del buon cibo e del buon vino. Cosa si può desiderare di più? Ma andiamo con ordine, senza dilungarci troppo sull’elemento sportivo-agonistico chiave della trasferta Sociale di Rifondazione Podistica a Subbiano (spero ci pensi qualcuno), esaminiamo invece in questa sede gli aspetti socio-culturali, etnografici e perché no, spirituali di tutta la faccenda.

La Verna

Un’escursione bellissima dal Santuario de La Verna fino al Monte Penna, almeno per quel giorno ci ha forse reso più buoni.

Ci riempiamo i polmoni e gli occhi e tutti i nostri sensi di quei boschi di abeti bianchi, di cui, come colonne del cielo, non si vede la fine, di quelle pietre spaccate, che come zattere alla deriva, dalla Liguria portano un pezzo di ciò che un tempo fu la barriera corallina di un mare poco profondo e ora cornice di pittoreschi strapiombi sulle Foreste Casentinesi, di quel sottobosco di Anemone nemorosa, di Cardamine e Mercuriale, che come un verde oceano ondeggia alla brezza del monte, di quel saio e quel giaciglio che furono di San Francesco d’Assisi, protettore degli italiani, dei lupi, e forse anche dei matti come noi che la mattina ci alziamo per andare a mortificare il nostro corpo e gioire della grande fatica di una corsa dalle mille salite.

Poi ancora al Santuario, ammiriamo le opere di Andrea della Robbia, splendide ceramiche di candida purezza, cesellate con la tecnica della ceramica policroma invetriata, inventata proprio da suo zio Luca della Robbia.

Per approfondire: Andrea della Robbia su Wikipedia.

Poi, al termine di una processione, nella Chiesa del Santuario, riceviamo la Benedizione di un Frate che emoziona e coinvolge molti di noi.

C’è da dire, inoltre, che la nostra guida, ci illustra diversi aspetti legati alla storia e ai miti di questa splendida zona. Mi colpisce molto la figura di Laverna.

Per approfondire: Laverna su Wikipedia

“Laverna è una divinità della mitologia romana[1] appartenente al gruppo dei cosiddetti Di indigetes.

Protettrice dei ladri e degli impostori, il suo culto era presente soprattutto a Roma (come attesta Festo) con ben due lucus: aveva infatti un’ara e un boschetto sacri sull’Aventino, presso la porta delle mura serviane che perciò prendeva il suo nome (porta Lavernalis) e un bosco sacro sulla Via Salaria; Laverna era però venerata anche in altre località italiane, soprattutto nel centro della penisola[2].

……..Il celebre Santuario Francescano della Verna sorse proprio sopra un luogo di culto della dea Laverna, come attesta questa testimonianza di Padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento[3]:

« Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna.

Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti…  »”.

A Laverna è intitolato l’asteroide 2103 Laverna.

L’Aloha Presidenziale

Dopo la benedizione del Frate Francescano nel santuario della Verna, recepita da molti di noi con grande suggestione, Ci soffermiamo, su sollecitazione del Presidente, a considerare lo Spirito di Aloha.

Tratto da: LO SPIRITO DI ALOHA
di Serge Kahili King
tradotto in italiano da M. Teresa Catani

“LA FILOSOFIA DI ALOHA

  1. IKE: Il mondo è quello che uno pensa che sia.
  2. KALA: Non esistono limiti.
  3. MAKIA. L’energia fluisce dove va l’attenzione.
  4. MANAWA: Il momento del potere è ora.
  5. ALOHA. Amare significa essere felice con chiunque.
  6. MANA. Tutto il potere viene da dentro noi stessi.
  7.  PONO. Il risultato è la misura della verità.

……..

Nel linguaggio Hawaiiano, aloha vuol dire molto di più di un semplice “ciao” o “arrivederci” o “amore”. Il suo significato più profondo implica “l’allegria (aho) di condividere (alo) energia vitale (ha) nel presente (alo).”.

Più si condivide quest’energia più ci si sintonizza con il Potere Divino, quello che gli Hawaiiani chiamano mana. Usare, con amore, questo potere incredibile è il segreto che ci porta alla realizzazione della vera salute, felicità, prosperità e successo.

Questa è la tecnica più potente del mondo e, anche se estremamente semplice, forse non risulta facile perché bisogna ricordarsi di praticarla, molto spesso. E’ un segreto che è stato dato all’umanità più e più volte ed ora, ancora una volta, sotto un’altra forma:

Benedite tutti, e tutto ciò, che rappresenta quello che desiderate”.

Per approfondimenti: Alohainternational.

Il Saluto al Sole, Surya Namaskara

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera: Surya Namaskara

“Surya Namaskara, ovvero il saluto al sole, è una serie di asana di Hatha Yoga. Deriva dal sanscrito “surya” che significa “sole”, e “namaskara” che significa “saluto”.

La serie di asana viene eseguita dai praticanti yoga al mattino, al momento del sorgere del sole, per poter meglio sfruttare l’energia solare presente in quel momento.

Lo scopo di questa sequenza, è inizialmente quello devozionale nei confronti del sole. Il sole (surya) è infatti sin dai tempi antichi identificato come colui che genera la vita con i suoi raggi energetici che fanno fiorire l’uomo e la natura. Ma lo scopo non è solo devozionale e simbolico, ma è anche fisico. Infatti la pratica del saluto al sole ha il compito di sciogliere, allungare e rendere flessibili i muscoli. Inoltre Surya Namaskara massaggia gli organi interni e amplia la respirazione. I maestri yoga consigliano di svolgere sempre un “Saluto al Sole” al mattino e comunque sempre prima di una sessione di Hatha Yoga, in quanto prepara il corpo e la mente alle successive asana”.

La mattina e la sera, alcuni hippies rifondaroli si sono dedicati, durante la trasferta, a questa salubre pratica, rinvigorendo corpo e spirito, altrimenti mortificato da sforzi e stravizi di cui appresso si farà menzione.

Panem et vinum

Due elementi base della nutrizione sana e benzina del corpo e dello spirito. Il buon pane sciapo toscano (magari sotto forma del tipico crostino) e il buon Chianti non possono essere tralasciati in quanto protagonisti a pieno titolo in questa trasferta.

Sono stati loro i nostri integratori e ci hanno sostenuto nel culmine della salita. E quando stava per scattare la mala parola, il mal di fegato ci ha ridimensionato e mortificato nella carne e nello spirito, facendoci fare il mea culpa, ricordandoci che non nell’abuso, ma nell’equilibrio è la giusta e retta via.

Il Salame più lungo

E per finire, dopo tanta spiritualità un po di leggerezza…  dopo aver saziato la fame dello spirito sopraggiunge la fame del corpo e quindi della vita l’aspetto materiale: quale miglior esempio se non il vile e terricolo insaccato altresì detto salame?

Mi scusino i vegetariani, vegetaliani, vegan e macrobiotici, ma tra i tanti premi conseguiti il salame di Marcella è sicuramente un’icona. Un simbolo di buon auspicio e di prosperità.

E infatti: conoscere il salame.

Da cui mettere in evidenza ciò che segue:

“Nel corso dei secoli si è evoluto in diverse varietà, fino a costituire una vera e propria famiglia, con specialità per ogni regione. I salami italiani si distinguono tra loro per il tipo di macinatura della carne (che può essere fine, media o grossa) e per le spezie e gli ingredienti (aglio, peperoncino, semi di finocchio, vino e altro) che contribuiscono a dare a ogni singolo tipo una spiccata personalità. La carne, il grasso e gli eventuali altri ingredienti macinati vengono insaccati e lasciati stagionare. Ed è proprio verso la fine della stagionatura che ogni salame acquista il suo tipico aroma. La forma è generalmente allungata, di dimensioni variabili, mentre all’interno la fetta si presenta di color rosso con grasso bianco/rosa, con un profumo intenso e appetitoso e un sapore ben definito.
Tra i salami più conosciuti ci sono il Milano (a grana finissima), il Felino (a grana media), l’Ungherese (a grana fine e leggermente affumicato), il Napoli (a grana fine), mentre ben sette varietà, il Salame Brianza, il Salame Piacentino, il Salame di Varzi, la Soppressata di Calabria, la Salsiccia di Calabria, i Salamini italiani alla Cacciatora e la Soprèssa Vicentina hanno ricevuto il contrassegno comunitario DOP; il Salame d’oca di Mortara, il Salame Cremona, il Salame Sant’Angelo e il Ciauscolo hanno invece ottenuto l’indicazione geografica protetta (IGP)”

 E allora direi di finire in allegria con un’ultima ricerca su questo tipico preparato della gastronomia popolare italiana che negli anni ha allietato nei giorni di festa le tavole dei nostri antenati, immersi in una realtà contadina e agreste, alla base della nostra cultura e all’origine di un intimo contatto con la natura e con lo spirito che è in essa.

Come vedete il cerchio si chiude.

Qui sotto un video ed altre foto della gara, alcune inviateci dagli amici della Subbiano Marathon (altre foto a questo link):

 

1° maggio senza Vivifiume

Per me il primo maggio quest’anno è cominciato prima, con la consapevolezza che senza la Vivifiume non sarebbe stato lo stesso. Una gara a Palombara il  30 aprile, in serata, avrebbe dovuto sublimarne la mancanza e anche quella di un’assenza giustificata dal campo, il sabato mattina. Penso alla Direttrice sola soletta ad allenarsi allo Stadio dei Marmi senza di me  e mi sale la nostalgia. La realtà è che ci tolgono gli spazi, per correre, per stare insieme. Ci tolgono gli argini, ci tolgono le spiagge, ci precludono mari e monti. E cosa peggiore vogliono toglierci il tempo, per stare insieme, condividere, vivere emozioni o semplicemente cazzeggiare.

Tuttavia la gara di Palombara mi fa sentire bene. Corro veloce come un treno e poi, l’indomani lessa come una zucchina, dopo un lunghetto tranquillo e sonnolento, sono indecisa su come trascorrere questo I° maggio. Il mio essere Vipera berus mi porterebbe alla Festa di San Domenico a Cocullo, altresì detta Sagra dei serpari mentre l’animo punk mi porterebbe al Forte Prenestino.

Prevale una via di mezzo (perché poi?), cioè il Concertone a Piazza San Giovanni, in cui c’è il Santo e forse anche i serpenti (a buon intenditor…), ma stare tra la gioventù  e pogare al ritmo dei Modena City Ramblers come vent’anni fa non è male!

E allora: Oh Bella Ciao, Bella Ciao, Bella Ciao Ciao Ciaooooo!

Buona Festa del Non Lavoro a tutti i Rifondaroli!

La forza di un ideale

A pugno chiuso.

Sul Monte Tancia, nella Corsa del Partigiano, con il groppo in gola e le lacrime agli occhi. Questo bellissimo luogo situato sui Monti Sabini fu teatro di un orribile fatto durante la fine della II Guerra Mondiale:  un gruppo di giovani Partigiani fu braccato e trucidato dai Nazifascisti e successivamente, a seguito di rappresaglie, furono barbaramente uccisi numerosi civili tra cui donne e bambini, abitanti di quei territori non lontano dalla capitale. Ogni anno, da 36 anni a questa parte, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) organizza e presiede la Corsa del Partigiano, che si snoda per 13,5 Km in salita, da Poggio Mirteto fino a Osteria di Tancia, luogo dell’evento, tragico, ma significativo nella storia della Resistenza Italiana.

Poi ancora alla Farnesina… Trofeo Liberazione, con i compagni di squadra, giovani e meno giovani (ma non per questo privi di quella bella dose di follia), salti, lanci, corse e grida liberatorie dello spirito ci fanno uscire fuori dal recinto del campo, oltre e ancora oltre, nelle montagne della Resistenza, dove solo settanta anni fa, donne, uomini, ragazzi poco più che bambini hanno dato la loro vita per una parola: Libertà.

E poi di nuovo la mattina del 25 aprile, Corri per la Liberazione di Morlupo, 13 Km di saliscendi, di nuovo immersa nel mare verde della Sabina, dove qualcuno ha ancora l’ardire di ricordare, di commemorare, di pronunciare la parola “Liberazione” a pieno titolo, con la consapevolezza di essere il risultato di quella storia, di quei fatti, di quei sacrifici.

3 gare in meno di 36 ore.

Il momento più faticoso? Il 1000 in pista.

La vittoria più bella? La Medaglia di Ruben, terzo al giavellotto.

La cosa più divertente? Gli aneddoti del presidente.

I momenti più entusiasmanti? I ragazzi e i compagni che danno tutto nelle proprie gare, con i magnifici exploit dei fratelli Dalton, del Tudino e del Boattini, buttati nella mischia come veri Partigiani!

La gara più spettacolare? Il 3000 di Lord Nulli a notte fatta, con l’inconfondibile ed elegante falcata di chi in pista la sa lunga.

L’elemento più costante? Il campo battuto palmo a palmo dalla Direttrice h24.

Il pericolo più grande? Rischiare di essere infilzata da un giavellotto.
Il premio più bello? La tessera onoraria di socio dell’ANPI ricevuta dalla Sezione ANPI di Poggio Mirteto a fine gara!

Insomma una due giorni per  festeggiare degnamente la Liberazione, una parola, un ideale, una radice nel profondo che,  in mezzo a tante incertezze ti da forza , energia ed un pizzico di follia…

La conquista di Roma

Se si potessero ancora spendere parole nuove per la grandiosa 22a Maratona di Roma Edizione Giubileo come quella che ti abbraccia al traguardo sugli storici Fori Imperiali, sarebbero quelle di un percorso che prima di onorarti di quell’arrivo unico al mondo ti strapazza per benino sollecitando i legamenti, i tendini e i muscoli su un asfalto sconnesso, buche da evitare e chilometri di micidiali sanpietrini.

Le improvvise folate di ponentino di una meravigliosa giornata di Aprile hanno poi fatto il resto, mettendo a dura prova la tua gola, asciugandoti il sudore addosso senza che te ne accorga perchè a bocca aperta osservi quasi come se fosse la prima volta e ti lasci alle spalle monumenti eterni che sfilano uno ad uno. Sono lì da sempre e sopravviveranno al frenetico e scomposto calpestio di 16.800 corridori che come guerrieri di una falange oplitica “de noantri” volge alla conquista del proprio personale podio.
Per la cronaca ne arriveranno 13.870

Mi sento talmente forte, padrone di me stesso che ho quasi l’impressione di correre accanto agli amici, alle persone con cui ogni settimana condivido gli allenamenti.
Li vedo accanto a me, ci parlo.
Mi aiutano ai rifornimenti: l’amico Mauro, con cui ho condiviso la splendida Maratona di Firenze, si ferma al ristoro porgendomi biscotti e banane o uno spugnaggio mentre parlo delle prossime gare in programma con l’amico Angelo, neanche fossimo al bar per un aperitivo !

Si arriva davanti alla Basilica di San Pietro, abito lì vicino, nei miei allenamenti ci passo quasi tre volte a settimana: quanto è nuovo per me quel travertino, oggi!

Ma dove sono finiti i miei amici? Accidenti, mi sono distratto!

Rido tra me e me….che la stanchezza cominci a farsi sentire? Ma siamo “solo” al 18°km!
Davvero ho immaginato tutto?

La gioia, la felicità di appartenere ad uno sparuto gruppo di coraggiosi e la voglia di correre che ti gonfia il petto ti fà balzare fiero fino al 26°km quando affiora la consapevolezza di forze che si affievoliscono lentamente: arriva il 30°km.
Un breve passaggio al quartiere Flaminio accanto a un tipo di macerie recenti che sono l’antitesi di quelle millenarie, ed occorre già mettersi a fare i conti con se stessi, con la propria testa ogni km fino a che, al termine di una Via del Corso che mai avrei scommesso fosse così lunga, senti caloroso l’affettuoso abbraccio di Piazza del Popolo, una parabola e come un satellite che deve sfruttare l’orbita ti ritrovi lanciato su Via del Babbuino e Piazza di Spagna con Trinità dei Monti che ti fà l’occhiolino.

Bordo pista rivedo i miei figli, Alessandro e Lorenzo e mia moglie Francesca che qualche ora prima hanno corso la stracittadina e che mi hanno sopportato e supportato nei lunghissimi quattro mesi di preparazione.
A quanti bimbi ho battuto il cinque durante il percorso!? Spero almeno in uno di essi di aver fatto accendere la passione per la corsa.

Al 40°km salta tutto, il gps non ragiona più, figuriamoci tu!, 5’50”? 6’00? 6’15”? La velocità è solo un’ipotesi, ma vogliamo metterci “E chi se ne frega!”.
Ci sta tutto.

Ad ogni passo rispolveri nozioni di anatomia sopite dai tempi dell’università cercando di capire, sperando che a fregarti al 41°km scendendo per l’ultimo tratto di Via Cesare Battisti non sia un crampo al muscolo gastrocnemio o al plantare.

Si entra in Piazza Venezia, davanti a te la curva prima degli ultimi 195 metri, gli applausi della gente che ti guarda come fossi un extraterrestre, ancora sampietrini ed è invece il bicipite del femore a implorare aiuto alla Madonna di Loreto, ma sei “solo” sull’omonima piazza.
Le lacrime, ancora sampietrini, gli spalti, gli applausi, il Vittoriano, i Pini centenari, il cronometro, i Mercati Traianei, il traguardo, è da lì che sono partito 4 ore 14 minuti e 48 secondi fa.

Rifondaroli in gara – Marzo 2016

Dopo un periodo di pausa, riprendiamo la tradizione dell’articolo di sintesi mensile sulle apparizioni rifondarole in gara.
In vista dell’esplosione primaverile, la Roma Ostia domina la scena e chi non è impegnato a prepararla affila le armi nell’ombra: ecco il motivo della nostra scarsa presenza, se si esclude la colorata partecipazione alla regina delle mezze maratone. Approfittando della vicinanza, uno sparuto drappello si reca in quel di Fiuggi per gli italiani master di cross. Non compare nelle classifiche, ma è doveroso farne cenno: garretti di RP calcano in lungo e in largo Pechino(!), opera dell’indemoniata e incerottata Marcella Ioele. Da non perdere le prodezze di penna di Paola, Andrea ed Angelo. Dove non citato espressamente le classifiche sono tratte dal sito del Maratoneta.

26/03 – Vazia: attenzione, vipera berus in agguato…bel 5° posto assoluto per Paola Paolessi. Articolo – qui, Classifica – qui

20/03 – Campionati Italiani di Cross Master, Fiuggi. Come non approfittare di un evento nazionale servito (quasi) sotto casa..e sarebbe una mattinata tranquilla se Alessandro Nulli non decidesse di ingarellarsi vanamente con un illustre ex, il mitico GasGas, poi voltagabbana,  promosso dopo l’estate a voltagabbana2(square). Articolo – qui, Classifica – qui (sito FIDAL)

20/03 – Cross Valle del Tevere, Monterotondo Scalo: sulle strade di casa una rara apparizione del maestro Enzo Maniaci, sempre combattivo e primo di categoria nonostante il poco allenamento. Classifica – qui

13/03 – Roma-Ostia. Sedici i rifondaroli all’arrivo, con un sorprendente Roberto Sticca che sfrutta al meglio l’assenza di big per mettere tutti in riga. Betta Belisario prima fra le donne. Citiamo tutti gli intrepidi in rigoroso ordine inverso: Maria Maffey, Giulia Ajo’, Rita Murri, Camilla Panzieri, Laura Battilocchi, Pranvera Kryemadhi, Fabio Oliva, Elisabetta Belisario, Giovanni ‘Jonny’ Ricci, Enrico Maria Giuga, Francesco ‘Frank’ Mazzarelli, Angelo Solimini, Andrea Guerra, Stefano Conti, Pierluca ‘Lucky Pierluke’ Gaglioppa, Roberto Sticca. Articolo – qui (Andrea) e qui (Angelo), Classifica – qui (dal sito Tds)

Terre di Mezzo

Impressioni… non quelle suscitate dai cancelli che si chiudono alle spalle o quelle dei muri così alti e sopra i fili spinati che fanno da posatoi alle cornacchie grigie, neanche quelle degli spicchi di cielo sorvolati dai gabbiani reali…. di questo abbiamo già detto.
Rebibbia è una città con tanti abitanti quanto Arezzo, da cui si viene e si va. Un posto multietnico dove sguardi, andature, tatuaggi, accenti diversi ti catturano l’attenzione. Un paese dove mi sento stranamente a mio agio, forse perché qui siamo tutti imperfetti e della mia imperfezione ne faccio una bandiera.

I colori della mia squadra si confondono con le magliette gialle dei residenti e questa omologazione, diversamente dal solito, mi fa piacere. Poi, senza un minimo di riscaldamento, mi butto nella corsa. E’ un circuito che si snoda tra “i bracci” del carcere, con la gente che grida e ti chiama dalle finestre delle celle. Alcuni di noi si buttano sulla 3 km, capitanati dal Presidente, altri sulla 12 Km. La Direttrice è in piena fase organizzativa con la UISP, con la sua bellissima maglia viola che le invidio!

Lo scorso anno ho corso tutta la gara con Pierluca, quest’anno vedo il gruppone rifondarolo alle mie spalle, poco dietro, mentre i nostri top runners Lord Nulli e Spillo Ricci mi precedono di parecchio. Marcella, esausta e acciaccata della prestazione agli Europei Indoor, molla al termine del secondo giro. Nonostante la fatica, si fanno battute, sempre più a mezza bocca, man mano che i km sulle gambe aumentano e i ritmi incalzano. A 50 m dall’arrivo sopraggiunge la scimmia e la sverniciata di Pierluca che mi coglie alla sprovvista ma poi (oh, come lo conosco!) mi aspetta sul finale.

Con una banana in tasca vado a ritirare la medaglia. Sono orgogliosa di questo risultato, proprio qui, tra queste mura, per poter dedicare la vittoria a lei, la gazzella, domani sarebbe stato il suo compleanno, forse nulla accade per caso. Ma questa è un’altra storia.

E’ ora di uscire. Spero che per qualche ora siamo riusciti a portare un alito di serenità in questo luogo. In fondo la corsa è “evasione”, è vento di libertà. Pochi minuti e il cortile rimane vuoto.