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Articoli che riguardano attività passate del settore senior e master

San Michele (ovvero uno dei miei perché per le gare su strada)

San Michele è l’Arcangelo protettore di Monterotondo Scalo, un borgo fondato da emigranti lungo la via Salaria, patria acquisita di due carichi da 11 come Maestro Enzo-Jota e di Lord Nothing, per non parlare dell’icona gay Boris (un tempo assiduo cronista ufficiale delle vicende rifondarole) e, tanto per rimanere in tema biblico, del figliol prodigo Vastinho.

Ora al posto delle fornaci che per anni e anni hanno cotto mattoni fabbricati con il fango del limaccioso fiume Tevere, sorgono zone abitative e commerciali di dubbio valore urbanistico ma dalla posizione strategica, al lato della ferrovia Fiumicino-Orte.

La Maratonina omonima viene disputata a fine settembre e ci vede coinvolti in massa, qui nell’interland del Nord Ovest, in pieno confronto agonistico tra soliti noti. Il corridore di Roma abituato a correre tra ville, parchi, e manifestazioni affollate tipo Roma Urbs Mundi non è avvezzo a queste scaramucce tra paesani, non conoscerà mai l’onta appannaggio del burino sabino bastonato sulla salaria dal vicino di casa, oppure come è successo a me dal papà di un mio alunno o dalla mamma di un giovane atleta del settore giovanile, ma tant’è. Ciò nonostante come sempre noi rifondaroli, in questo caso rappresentati dalla sottoscritta Vipera berus e da Lord Nothing,  diamo il meglio di noi e arriviamo pure al premio di categoria e alla caciotta del terzo posto sul podio.

Ma come direbbe De Andrè, non è né la rosa né il tulipano a impreziosire questa calda mattina di settembre, lungo la via Salaria che porta a Rieti, ma quell’incontro casuale a fine gara, che spesso ti capita nell’ambito di questi scarni e genuini eventi sportivi rappresentati dalle corse su strada. Mentre ancora vaghi a braghe corte, tra il defaticamento e il ritorno alla macchina, con un aspetto che non fa certo pensare a un bel fiore di campo, entri in contatto con realtà e situazioni a volte paradossali. … Questi incontri ti regalano spesso aneddoti o spunti di riflessione se non perle di saggezza sul senso della vita e su ciò che siamo.

Stavolta è una piccola signora anziana, come tante altre, con quella vestaglietta che mia madre avrebbe detto “color frittata di zucchine”. Mi si avvicina, con un piccolo orologio senza valore (per la maggior parte della gente) nel palmo della mano e me lo propone in cambio di qualche spicciolo per mangiare perché la pensione arriverà la prossima settimana e i soldi sono già finiti da un pezzo…

Che dire? Quali sentimenti? Tristezza? Rabbia? O solo una malinconica constatazione che in questa società c’è molta più dignità e coraggio a chiedere qualche spicciolo per strada per sbarcare il lunario che a percepire stipendi  o pensioni milionarie e  a godere di privilegi e benefici a scatafascio?

Meditate gente, meditate…

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La Vipera medita con la caciotta in testa.

Resistenza a Palombara e a… Roma, ovvero l’elogio del rifondarolo

Un nutrito gruppo di rifondaroli è sceso in campo, in questi ultimi sprazzi estivi, sulle colline palombaresi e su quelle della Farnesina, con importanti conseguenze sulla classifica del Criterium.

Come garibaldini a Mentana e sulla breccia di Porta Pia, i nostri colori sociali, seppur inflazionati, sono sempre i più belli. Siamo noi che siamo belli. Ci incoraggiamo lungo il percorso con grida e incitamenti, siamo eterogenei come età e come velocità. Ma cosa importa: la cosa bella è ritrovarci insieme, davanti a una salita o a un bicchiere di vino a Villa Villacolle.

Una 10 km? Una 2 Km? Un 200 m? E’ bello giocare sulle diverse distanze con spirito positivo e voglia di ritrovarsi e condividere emozioni in modo allegro e informale.

Stiamo bene insieme dopo tanti anni e tanti km. A breve festeggeremo il ventennale, un lungo legame non solo relativo alla passione comune per la corsa ma soprattutto di amicizia e affetto.

Forse ci accomuna un certo modo di vedere la corsa e la vita, fatto di alti e bassi ma sempre con la voglia di mettersi in gioco, senza maschere o finzioni, senza dover dimostrare niente, con la consapevolezza e la contentezza di avere limiti, imperfezioni, di non essere i primi, ma di essere noi, per come siamo, comunque belli e simpatici (modesti!).

E che dire delle nostre giovani leve?

I bambini e ragazzi rifondaroli riempiono le strade, le piazze, lo stadio della Farnesina al Mennea Day, i podi, il salone d’onore del CONI al Workshop “Beactive”, dove sopportano ore di congresso mostrando una pazienza sorprendente ad ascoltare i sottosegretari dei ministri con i loro lunghi fiumi di discorsi.

Belli e bravi quando corrono e come corrono bene, anche se non sempre arrivano tra i primi ma sempre con il sorriso in bocca ed è questo che ci inorgoglisce e che riempie questi venti anni trascorsi assieme di profondo significato.

RP Vintage ovvero: il ritorno dello Jedi

No, non ci siamo rimbambiti tutto assieme appuntandoci sul petto un discutibile sponsor… è solo che il maestro Jota Enzo può permettersi questo e altro, anche una maglietta del genere, di 30 anni fa (vedi sotto) alla corsa della Croce Rossa, Memorial Angelo Pinna.

Per me ‘sto look obsoleto  è l’emblema di quell’atletica che a livello alto e olimpionico non ci porta più medaglie e ancora non vede quel passaggio di testimone tra le vecchie e nuove generazioni.

Certo, l’assenza prolungata di Boris dagli scenari agonistici si fa decisamente sentire.

La nostra atletica giovanile, i nostri figli (vedi il talentuoso Francesco Guerra) ci danno tanta soddisfazione e speranza ma sono ancora piccoli. Manca una terra di mezzo, c’è una sorta di buco generazionale, che lascia un vuoto pieno di incertezza , un ponte che da Dominici e Dantone salta direttamente a Francesco Guerra, a Juma, a Giacomo e a Ruben. Però quei “vecchietti”  che continuano a cimentarsi tra strade, piste e campi hanno ancora qualche velleità, qualche asso nella manica e piccoli sassolini da togliersi dalle scarpe. Vecchietti si, ma la testa è quella di venti-trentenni, con nette discrepanze psicofisiche. Mi ci metto pure io, anche se penso di essere una pippa. La mente però continua a viaggiare, a sognare, a provare a rimanere in gioco, nonostante tutto.

Siamo vecchi, a volte zoppi, un po’ matti, ma siamo vivi.

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A zappà l’orto del vicino…

… o arubbà a casa de ladri, l’erba der vicino… insomma idee confuse su proverbi per dire che questa domenica, a snobbo di trasferte signorili e blasonate come la Pilastrissima o la Rome by night, vado a caccia di vittorie casarecce alla festa della DC a Poggio Mirteto Scalo, nel cuore della Sabina, antico feudo di tante signore somare, tra cui la cara commilitona Stefania Pacca, attualmente in stand-by da nausea agonistica. In verità la Festa della Sacra Famiglia non credo sia la stessa festa politica democristiana dell’Amicizia di una volta (roba da pazzi ma anche quelle tocca rimpiangersi…). Comunque la presenza di un nobile Tognalini fa da garante che l’incasso verrà devoluto alle vittime del Terremoto; questo mi basta e mi rasserena di non essere come al mio solito nel momento e nel posto sbagliato. Una gara ben organizzata e una vittoria facile dietro l’angolo di casa per tamponare l’amara bastonata che giungerà in capo alla sottoscritta di qui a poco, in casa, da parte della tiratissima Marcella,  sfoderante sorrisi e cesti e, a detta della Direttrice, un fisico in grande spolvero estivo, pronta a rompermi le ossa quanto basta per vincere il criterium e non dico altro.

Comunque è stato pur bello correre nell’ampio sterrato che costeggia la sinistra orografica del biondo Tevere, in questo tratto ancora azzurrognolo o verdognolo, secondo i differenti modi di percepire le diverse sfumature algali tra nutrie e pantecane… ed è sempre un piacere stringere all’arrivo la dolce, cara e secaligna Paola Cenni (vedi foto), giunta alla sua 131° maratona (siii, 42 km e rotti). Ormai non si ricorda neanche più dove e quando  dovrà correre la prossima, ne ha già in programma 3 o 4, se ho ben capito.

A fine gara mi commuovo davanti alla banda del paese. Mi fa sempre questo effetto, forse perché uno dei pochi ricordi che ho di mio padre da giovane è che suonava come clarinettista nella banda di Lisciano, paese alla base del Terminillo. Ormai, calata la notte, rischio di pernottare alla Stazione di  Poggio Mirteto a causa di una macchina che mi blocca l’uscita e un cancello chiuso con su scritto “proprietà privata divieto d’accesso”. Bella forza, sono arrivata 30 secondi prima del via e ho parcheggiato nel primo buco che ho visto… comunque, mentre tutti mangiano alla festa, pizze e delizie di ogni genere e cerco disperatamente il proprietario di una 500 bianca (e poi mi esce fuori ‘sto gigante di due metri, pure presidente della festa). Trovatolo e ringraziatolo della comprensione, mi avvio verso casa senza lonzini né caciotte, né fiaschi di vino, né coppiette, ma con una fame atavica da contorcere le budella! Però questa volta, a saziare la fame dello spirito, arriva un premio adeguato al mio “alto” lignaggio e nobiltà di animo: un bellissimo acquerello di un autore locale che mi inorgoglisce e che forse potrò appendere nel salotto di Villa Villacolle! Al Graforibelle Andy War un giudizio tecnico e l’ardua sentenza sul dipinto!

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Padre Jacopo

Metti una mattina di mezzo agosto… una gran fiacca alla mattina che non andresti neanche dal letto al bagno, e invece alla guida della mia Berlingo mezza camperizzata, traverso, in preda al sonno, un paio di strade consolari per Castel S. Pietro Romano. Sembra un paesino dove finisce la strada, di un bianco abbagliante per la roccia calcarea su cui è arroccato e i muri candidi delle case. Qualche sparuto corridore si riscalda lungo i saliscendi dei vicoli, ma girato l’angolo c’è l’orda dei corridori incalliti, che ti scovano garette anche a casa del diavolo, pur di riportare a casa quel consolatorio pacco gara e fare il pieno di endorfine e magari qualche misero premio di categoria.

Ma questo è il posto dell’acqua santa. Il Santuario della Mentorella e il Sentiero di Karol Wojtila è a due passi. E infatti, prima della partenza un giovane e bel frate si posiziona davanti all’arco e ci da la benedizione (o l’estrema unzione, secondo i punti di vista). Si tratta di Padre Jacopo, viene da un convento appena sotto al paese. Si mormora che è conosciuto come atleta del posto e in genere ha corso le edizioni precedenti ma che in questo caso deve limitarsi ad officiare la sua professione e missione al momento del via.

All’arrivo, dopo aver faticosamente acchiappato il 5° posto in un percorso senza pianure, avvicino l’uomo in saio che mi ricorda inequivocabilmente Obi Uan Kenobi da giovane, incuriosita dal suo probabile alternare i pantaloncini alla tonaca. Gentilmente si presenta e mi racconta della sua passione per la corsa ma che al momento, per un piccolo risentimento muscolare lo ha fatto rinunciare alla gara che lo vede giocare in casa. Io prontamente gli chiedo per chi corre e se forse è intenzionato a cambiare squadra. Un Frate a noi manca proprio e una benedizione ogni tanto non farebbe certo male! Purtroppo per ora non ha intenzione di mollare la sua piccola squadra locale, ma forse un giorno… già me lo figuro con la nostra casacca sociale a benedire la squadra di cross lungo durante le fasi di qualificazione, chissà… forse riusciremmo il quel caso a passarle e a sognare di nuovo, da poveri vecchierelli, la tanto agognata finale!

Lord Nothing and Lady Snake at the Court of the Crimson King

Che a dire il vero non era poi così rosso cremisi, anzi, il Race Director della Regents Park Races Summer 10K Series, a differenza del nostro buon Felice Petroni style in Rieti Runners Tour, sembrava piuttosto Black. Un tal Pietro, originario di Amalfi, ci ha accolti con un “grazioso” (so cuteee) saluto fascista e ha intonato le note di “Giovinezza” in nostro onore. Nulla ( e Nulli) ha valso il richiamo alla casacca sociale, il mio “Hasta la victoria”, l’affermazione di essere l’ultima comunista della terra, infine il nostro implorare pietà (trattavasi di persona piuttosto anziana che non lasciava margine per un’azione “terapeutica”, con trattamento di “partenza di capoccia”). Alla nostra evidente repulsione in merito a tali festeggiamenti, ha cominciato con Berlusconi, già… era veramente hopeless.

A parte gli scherzi, spero vivamente stesse scherzando, il solito English Humour, ho pensato, quindi tiramme ‘nnanze e bbona l’è (ho un poco di confusione linguistica, ultimamente che per una vipera, avere problemi con le lingue non è bello).

Comunque , passiamo alla gara.

Premetto che la settimana precedente alla gara londinese,  sia Lara che io abbiamo avuto modo di saggiare l’impeto britannico nella corsa, alla Fun Run e al Tywardreath Trotter, in quei di Cornovaglia, dove Lara tra mille improperi a mio carico si è cimentata in un miglio di corsa mentre la sottoscritta ha corso in una 7 Miglia da veri cinghiali. E le donne che cignale! Finalmente in una gara di 300 persone qui quasi la metà erano donne di ogni età, per fortuna alcune andavano piano ma parecchie su quel saliscendi limaccioso cornovagliese mi hanno fatto vedere i sorci verdi e soprattutto dopo niente salami, lonzette, caciotte, ecc.

All’arrivo a Londra abbiamo incontrato i Nulli al completo, per l’occasione Lord Nothing and Family, con Lady Primrose, il Principe di Galles James e la Principessina Alice nel paese delle Meraviglie.

Da allora si è scatenata una guerra interattiva sul web con i Tortoliani, un popolo italico dalle misteriose origini, che noi, invasati dalla Saga della J. K. Rowling, abbiamo cominciato a vedere come la reincarnazione dei personaggi del celebre Herry Potter (ultimo prodotto della cultura extracomunitaria Inglese).

Innanzitutto Novaroldemort, assetato di potere e di salamelle, con cui ama adornarsi il corpo e la mente. Poi la sua fedele compagna Marcellatrix Black, abile alchimista e incredibile trasformista atletica, capace di passare dal salto in alto al 10.000 m come niente. Braccio destro e sinistro del misterioso tu-sai-chi, Lucidus Malfoy, detto anche lo “strizzacervelli” e il “Blonde Draco Malfoy”, conosciuto in quanto Drago in Cina come perfido Sol-Li-Mi-Nì, famigerato nel settore della sperimentazione sui Bestioline come Grifoni, Fenici, ecc… Ma il più inquietante sembra essere Severus Fabius Boa-tton costrictor, ormai totalmente dedito alla causa di tu-sai-chi in preparazione alla rivalsa dei Babbi Natali, guerrafondai a caccia di punti criterium a tutti i costi.

In stretto contatto telepatico, il Nerd’s King Richard Pumpkin, normalmente Remus Lupin, quando trasformato in lupo e non in zucca, pascolava nei verdi alpeggi a caccia di cervi e a debita distanza, mentre Sirius Black, sotto le mentite spoglie di un certo Ugus Star Wars, mandava messaggi subliminari a macchia di leopardo da ogni dove nell’universo in sincronia con il solito Pierluke Skywalker, richiamando a loro gli adepti, dal lato oscuro e da quello buono dello sforzo.

Da Kitira il Preside Gabrielus Silente, si asteneva da qualunque commento, così come la Direttrice Minerva McLichtner staccava letteralmente i contatti.

Insomma la guerra a distanza si è scatenata, mandando nell’etere, anzi nel WWW, foto di corse, allunghi, podi, brindisi, magnate e quant’altro. Gli “inglesi” tentavano di richiamare il gruppo su temi più “seri” quali corse lungo Hyde Park o nei Kensington Gardens, con maratonde sotto la statua di Peter Pan, allunghi a Buckingham Palace e sul Tower Bridge, mentre “certuni/e” mandavano volgarissime foto di  dubbi cefali neanche tanto freschi, frutti di improbabili vittorie, spacciati per lonzini di porcu sardo…

Comunque la gara a Regents Park ci ha resi orgogliosi della nostra “italianità”… Lord Nothing 21° assoluto e primo di categoria mentre Lady Skin of Snake (ormai c’è rimasta solo quella), 9° assoluta e 2° di cat. (eterna seconda…). Niente premi in natura ma come disse De Andrè; tutto finisce in Gloria: due medaglie bordate di verde glitterato con al centro scritto “Finished”. Che vorrà dire? Finito/a? Chi? In che senso? Bohhhhh!!!

 

Skinny go to England

Ci siamo. Giunge la pausa estiva tanto agognata. Riposo. Scarico. Nullafacienza (sic) sportiva.

Macchè!!!!

La Vipera berus ha già programmato come ogni anno la gara all’estero e questa volta tocca alla terra di sua Maestà la Regina, il Regno Unito, in particolare l’Inghilterra.

Ci sono in programma ben due gare. La prima, in Cornovaglia, è stata probabilmente messa apposta per me. Il giorno dopo il mio arrivo, in questo paesino sperduto dal nome in gaelico, impronunciabile anche per gli inglesi, cioè Tywardreath (che poi è il paese natale della mia amica Jo), si disputerà il Tywardreath Trotter, gara di 7 miglia su terreno misto.

L’altra gara sarà a Regent Park, nel cuore di Londra e, udite udite, vedrà la partecipazione anche del Lord Nulli, che finalmente potrà esibirsi al cospetto della regina, nel suo habitat naturale dei giardini di sua maestà.

C’è da dire che sto preparandomi da tempo alle gare che andrò a disputare oltremanica, soprattutto riguardo gli aspetti metabolici legati all’omeostasi, al pH sanguigno e all’equilibrio idrosalino che durante il mio soggiorno in Inghilterra potrebbero subire variazioni, visto il cambio della dieta alimentare e delle modalità di “idratazione”.

Pertanto, venerdì sera scorso, ho partecipato alla Run Beer, a Palombara, gara breve ma con 3 ristori obbligatori a birra, che mi hanno permesso di perfezionare il metabolismo dell’alcol durante lo sforzo fisico!

Nonostante la mia baldanzosità, pensando di essere imbattibile nell’ingurgitare litri di birra, onta e vergogna, sono arrivata solo seconda, facendo ricredere chi contava pienamente sulla mia fama di bevitrice incallita.

Comunque, visto che la maggior parte degli atleti, ai ristori si limitava a smezzare i boccali e non a fare il pieno come la sottoscritta, ho provveduto, nel dopo gara, a spazzolare tutto quello che restava sul tavolo, tanto poi per tornare a casa non dovevo guidare!

Sperando che tutto ciò sia di aiuto nelle performance anglosassoni e di darvi notizie delle stesse nel corso delle estate, auguro a tutti BUONE VACANZE!!!

Miseria e Nobiltà

Palombara Sabina, 27 giugno 2016, ore 14.00. Sono qui a scrivere, rimirando di tanto in tanto la bella opera d’arte posizionata sul mio ginocchio sinistro che ancor mi duole abbastanza… ma andiamo per ordine.

Venerdì 24 giugno, mattina presto. Correndo con un mio collega al campo sportivo di Palombara mi addobbo come un kaki maturo sull’asfalto, dopo aver inciampato su un tombino. Continuo a correre, imperturbabile, con il sangue che mi cola dal ginocchio. Sono leggermente preoccupata, viste le mia ambizioni relative a questo fine settimana.

La sera, un evento di grande spessore, distrae dai dolori e accende gli animi rifondaroli. Il Nobile Lord Nulli festeggia i suoi primi 50 anni. Mi riconsolo pensando che anche il suo “piede leggero” a volte può maldestramente cadere in fallo, quindi, sperando in una veloce guarigione, penso che in fondo sto invecchiando e che forse mi servono un paio di occhiali.

Sabato 25 giugno. Ore 10. Testo il ginocchio in un allenamento pre gara. La ferita, sollecitata, rallenta il processo di cicatrizzazione e fa male. Da brava somara, in serata, non intendo rinunciare a “La corsa di Alberto”, un Memorial alla sua prima edizione in quei di S. Angelo Romano. Ore 19.30. La gara era prevista per le 19.15. Arrivo, trafelata, a S. Angelo, in pieno ritardo stile Boris Bambozzi (una volta alle corse non partiva nessuno se il principe Boris non era sotto l’arco), con la partenza della corsa in lieve ritardo. Mollo Lara ad aspettarmi in macchina e mi porto al via. La gara è appena partita. Non sono Boris, ma una misera Serpe verde spoglia di pettorale, comunque provo a riprendere il gruppo di corridori. Infatti, passo dopo passo, ignara dei dolori, all’arrivo sono seconda assoluta ma vengo redarguita da un giudice che mette in dubbio la mia onestà e quindi vengo miseramente squalificata. Peccato, questa la potevo quasi vincere.

Domenica 26 giugno. Ore 10. Coltello in mezzo ai denti. Intendo riprendermi ciò che mi spetta alla Castrum Race di Castelchiodato, già Corri tra le Cerase (classifica da M. Moretti). Se la celebre corsa a tema Prunus avium L. del 2 giugno era famigerata per i lunghi ed estenuanti saliscendi, questa sua versione estiva è ancora più somara, aggiungendo una salita in più e tratti di sterrato da percorrere in pieno solleone, alle 10,30 di mattina. C’è anche il Lord, Alessandro Nulli.

Nonostante il caldo e il percorso impervio reggo e arrivo a fine gara apparentemente sana ma sempre con il ginocchio fatiscente.

Ore 13.00. Dopo aver ritirato il premio in natura me ne vado al Car Boots Sale di Palombara, a fare shopping tra le bancarelle dell’usato. Mi accolgono le mie amiche anglosassoni e parliamo delle prossime gare in terra di Sua maestà la Regina, ormai extracomunitaria. A tal proposito spero di scrivere a breve un articolo “Skinny go to England” e chiedo in questa sede al nostro architetto, fumettista e grafico preferito un disegnino da poter stampare e sfoggiare sulla maglia di RP che dovrà andare a far polemiche in territorio d’oltre manica in ben due gare (a buon intenditor poche parole).

Ore 17.00. Mi reco nell’incastellamento di Aspra, detta Casperia, presso i Monti Sabini, a trovare l’ormai attempato ma sempre nobile e oscuro Jedi Darth Novater, intimamente contemplativo e in raccoglimento meditativo nella nobile dimora dell’altrettanto nobildonna Marcella della casata Ioele. Trovo la Pulzella arrampicata sul celebre Albicocco di Juma, con le sue belle e nobili coscette al vento, intenta a raccogliere i frutti che riforniranno poi tante belle crostatine rifondarole! Al che, arraffo un bel bicchiere di vino rosso a 14 gradi e mi accascio letteralmente sulla seggiolina a leccarmi le ferite… forse per questo fine settimana abbiamo finito… forse!

Foschie estive

Parafrasando il titolo di una canzone dei Frontiera, vorrei descrivere che c’è di nuovo in questo inizio estate dall’atmosfera nebulosa, piovigginosa, temporalesca.

E’ da un po’ di tempo che sono indietro con le cronache correrecce ma i chilometri macinati non sono certo mancati. Per tutti noi. Si corre come schegge impazzite, senza la guida del tassonomico Nulli che ci richiama all’ordine del criterium, vista la pausa estiva del nostro trofeo interno rifondarolo. Qualcuno si lecca le ferite degli acciacchi primaverili, altri si infortunano sulle piste e sulle pedane, qualcuno si allena subdolamente di nascosto, per sferrare improbabili attacchi autunnali…

Tra le tante somarate, mattiniere e tardo pomeridiane, personalmente scelte con cura, viste le numerose gare disputate nel territorio della bassa sabina, non posso rinunciare alla Corri tra i Boschi di Riano, in una mattina piovosa, quasi autunnale, di giugno, alla Maratonina delle Rose, a Santa Lucia di Fontenuova, in compagnia del Lord Nulli al risparmio energetico di classe A, alla serale Maratonina delle Terme di Cretone, tra le esalazioni delle acque solfuree e, nel cuore del Parco dei Monti Lucretili, la Scarpettata. Il tutto, in un crescendo di saliscendi e cronoscalate, che hanno avuto il loro culmine nel corso della Scarpettata (da Marcellina a Prato Favale, passando per San Polo dei Cavalieri), in cui, insieme a un gruppetto di malcapitati corridori, ci siamo ritrovati in un roveto da cui siamo usciti mediante una scala da pompiere, attraverso il balcone di un’abitazione privata!

Intanto tra le vie di Roma, alcuni corridori rifondaroli (quelli con la puzza sotto il naso) improvvisano la Corri Roma, sotto la luna quasi piena e sotto la guida della Direttrice che si addobba sui sampietrini in un momento di particolare euforia da endorfine.

Inoltre, mentre la vipera si trastulla tra i colli sabini a caccia di salumi e Marcella si massacra sulla pista di Latina, un Giovanni, non ancora atleta ottimizzato ma in netta crescita, si prepara a sferrare l’attacco finale a settembre, allenandosi di nascosto in ogni dove e mettendo a dura prova la gang dei fratelli Dalton, che ormai faticano a stargli dietro. Un Walter Serra torna a farsi vedere tra le strade Palombaresi, minacciando un ritorno in grande spolvero nello stile del Conte di Montecristo.

Torna anche il mitico Corrado Giambalvo, che, nel suo ormai fantasmagorico Truck, si esibisce in un accattivante spettacolo di giocoleria calzolaiesca che ha come oggetto il risuolaggio di scarpe di ogni fattezza con la celebre suola “predator” Vibram (mamma mia quanti sfondoni ho detto in una sola frase ma d’altronde quando si parla di Giambalvo occorre dar potere alla fantasia…).

Ma le performances migliori  sono sempre quelle dei ragazzi di RP che colorano di verde i viali di Villa Ada nella gara di Orienteering che li ha visti partecipi insieme al gruppo degli instancabili genitori.

Infine, lunedì scorso, dopo la pioggia (sempre parafrasando i mitici Frontiera), a chiusura della stagione sportiva e aspettando il campo estivo di Villetta Barrea, i giovani si sono esibiti in una sequenza di staffette e gare di contorno uscendone con un pieno di medaglie e un primo posto per la squadra maschile e un terzo posto per la squadra femminile nel trofeo “Atleticamo”.

Insomma, seppur stanchi e acciaccati, in questo clima instabile, anticiclonico, di bassa pressione, intorpiditi dai primi caldi e inumiditi dall’insolita pioggia monsonico-tropicale, ancora reagiamo e scalpitiamo, nel tentativo di mortificar la carne ed elevar lo spirito, con la solita testardaggine e passione e un pizzico di sano masochismo.

Due rifondaroli sulle Dolomiti

Ce l’ho fatta, ce l’abbiamo fatta, io e Betta abbiamo percorso i 30 km
della Cortina Dobbiaco (foto).  Il tracciato della corsa è stato bellissimo, immerso in uno splendido panorama, tra fiumi di montagna, le tre cime di Lavaredo che occhieggiavano al 20′ km, il lago di Landro, buie gallerie e vacche al pascolo. Io sono arrivato con la solita smorfia di dolore, Betta sempre col sorriso. I miei ultimi 200 metri sono stati però deliziati dall’incitamento di mia figlia che al grido:”Dai papo, che ne hai ancora”, anche se era evidente anche a lei che non ne avevo proprio più, ha tagliato il traguardo insieme a me.
Per mesi quando per caso o a domanda specifica dicevo Cortina- Dobbiaco, osservavo nel mio interlocutore un misto tra disappunto e pietà, e una strana espressione sul viso che sembrava voler dire: “non ce la farai mai”; avevo anche l’impressione, tutte le volte che parlavo di questa corsa, che una nuvola densa e nera si addensasse nel cielo sopra di me . La stessa nuvola è comparsa all’improvviso al 27′ km, il passo è diventato pesante, il respiro corto, e l’arrivo mi è parso inaspettatamente lontanissimo. È stato in quel momento, quando ho sperato per un attimo che qualcuno ponesse fine alle mie sofferenze, che ho cominciato a sentire le voci: Simone che diceva: “Vai fratello Dalton, so che ce la puoi fare!”, Angelo: “Mi raccomando fermati ai rifornimenti e diffida dei palloncini!”, Eleonora:” Aléalé!”, Riccardo: “Ma in allenamento lo hai fatto il km di trasformazione?”, Andrea: “Ti avevo detto di non fermarti al primo rifornimento…”, Mauro: “Qualsiasi cosa fatta per 3 ore è noiosa anche guardare la televisione, figurati correre!”, Gabriele: “Correre per 3 ore fa male, le tue ginocchia, la schiena, ne risentiranno per sempre…”.  Spinto da queste voci ho tagliato il traguardo, la nuvola ha lasciato spazio ad un raggio di sole, mi hanno dato la medaglia, e con le braccia al cielo ho pensato: “Ce l’ho fatta!”. E se qualcuno mi avesse intervistato, al microfono avrei detto: “La vittoria non è solo mia, ringrazio tutta la squadra che mi ha sempre sostenuto, e voglio dire che questa vittoria non mi cambierà, rimango il ragazzo semplice di una volta, anche se da oggi avrò meno tempo per me… scusa devo andare, mi chiamano da Sky.”