Una congiuntura astrale, di cui fa parte un raro periodo di lucidità mentale, mi ha consentito di correre per alcuni mesi senza infortuni.
Dopo il rientro nella campestre di Ninfa, un ottimo 6×1000 alla Stella Polare col redivivo Boris ed il podio di Vitinia, ho cominciato a vagheggiare di un rientro in pista. Parliamo di inizio giugno, dunque a stagione abbondantemente inoltrata, e non c’è tempo da perdere. Un paio di settimane di sedute di velocizzazione ed un test sul 1000 con una lepre d’eccezione mi convincono che si può fare. Partecipo ad un 1500 alla Farnesina e ne esce fuori un discreto 4’27, con un ottimo finale. A questo punto mi iscrivo ai campionati italiani master di Cassino e per altre due settimane lavoro con profitto. Qualche altra gara di rodaggio ci sarebbe stata bene, ma mi riescono cose che non vedevo da qualche anno, per cui mi lascio andare ad un ragionevole ottimismo sulle mie possibilità.
Sabato 4 luglio è il gran giorno, la mia gara è nella seduta mattutina e fa un caldo assurdo.
Nel 2013, nell’unica mia partecipazione, avevo vinto abbastanza facilmente a Orvieto, ma stavolta la concorrenza è agguerritissima e questo cancella buona parte della tristezza che quasi sempre mi ha tenuto lontano dalle gare master. Non so quante volte è capitato di vedere insieme tanti over 50 potenzialmente in grado di correre un 1500 sul filo dei 4’20. Ci sono ottimi ‘finisseur’ e, visti i limiti del sottoscritto, buone possibilità di farsi impallinare in una gara tattica. Proprio per questo la mia strategia prevede una progressione da lontano, aspetto che ho ben curato in allenamento. L’ingresso in campo, tutti in fila dietro al giudice incaricato, è emozionante. Ci si scruta per dare un volto ai tempi di accredito e capire chi seguire e da chi guardarsi. Riconosco Pierangelo Avigo, plurititolato con un finale devastante, e Carlo Spinelli, che ha l’accredito migliore. Entrambi hanno corso il 5000 la sera prima e mi aspetto siano provati e molto prudenti. Ci sono poi Marco Moracas, il campione uscente, ed un paio di ottocentisti che temo molto, Nicola Salomone e Ivano Pellegrini. Nonostante la tensione, durante gli allunghi non posso non provare un piacere tattile nel calcare il tartan: finalmente una pista in buone condizioni che risponde al piede, chi corre a Roma e dintorni può capirmi…Si parte! A sorpresa Spinelli detta un primo giro molto veloce con Salomone a ruota, mentre io guido un gruppetto staccato di alcuni metri. Nel secondo giro il duo di testa rallenta e riesco a rientrare. Ci si avvia in surplace all’ultimo 500 e lì sbaglio: provo ad uscire, ma sulla reazione dei primi non insisto, mi riaccodo e così preparo l’impallinata di cui sopra. Ai 250 attacco di nuovo e sono in testa, Barrile e Avigo in difficoltà abbandonano, mi sento bene e penso di poter vincere. Aumento il ritmo, o almeno così mi sembra, perchè all’uscita dell’ultima curva Salomone e Pellegrini mi superano in tromba, come se fossi fermo. Un attimo di scoramento e sono staccato, mi accorgo che da dietro rimonta alla grande Moracas, anche il bronzo è in pericolo. Reagisco con disperazione, difendo ogni centimetro. Con sorpresa mi accorgo che il duo che mi precede sta caricando scimmie di grosso taglio e che, incredibilmente, li sto riacchiappando. Purtroppo manca pochissimo, faccio in tempo a mettere pochi centimetri del corpo davanti a Pellegrini, ma per il primo è tardi, con un tuffo potrei toccarlo, ma non servirebbe…tempo finale 4’23″40. Niente male, è il mio record da M50, ma qui c’era un titolo in palio. Ecco perchè sul momento prevale il rammarico per non aver anticipato l’attacco, ma poco dopo, all’ombra della tribuna, mio figlio Francesco (alias lepre) mi dimostra che ho corso l’ultimo 500 in 1’23 alto, quasi un miracolo per me: bravissimi gli altri a fare anche meglio. Premiazioni e rientro, complice un gran mal di testa, si svolgono in stato di semicoscienza, ripassando le fasi della gara e pensando a come fare meglio nella prossima…
La classifica – qui (sito Fidal)
Una fase del test sul 1000 – qui – (il passo indolente della lepre non inganni: il ritmo è 3’/km)