Tutti gli articoli di Paola Paolessi

Paola Paolessi, detta “La Secca” o “Vipera berus” è una cittadina del mondo. Nata e cresciuta nelle borgate romane ha fondato e suonato nel gruppo dei Floema, band punkrockblues psichedelica. Laureata in Scienze naturali e podista di buona lena, ha svolto alcuni tra i mestieri più belli tra cui la Guida Ambientale Escursionistica, il Guardiaparco, la Naturalista, l’Insegnante, l’Istruttrice di Atletica Leggera. E’ la mamma di Lara.

Hasta Siempre, comandante Fidel

Questa volta la ormai sempre più nostra Corri per il Verde si è svolta nel  Monumento Naturale Parco della Cellulosa deriva dall’ex Ente Nazionale Cellulosa, ormai soppresso da tempo. Ne rimangono le coltivazioni forestali di giganteschi Eucalipti e di altre specie esotiche, ai cui margini e nel mantello spunta la vegetazione autoctona, fatta di Euonymous europaeus, detta anche Berretta da prete e il Biancospino, entrambi dalle bacche Rosse cremisi.

P_20161126_144811

A proposito di rosso, alcuni di noi decidono di indossare un nastro di colore rosso per ricordare la scomparsa avvenuta appena ieri, a 90 anni, di Fidel Castro. Non so cosa possono dire le altre persone. Io non sono un’esperta di politica e neanche una fissata per Cuba, ma quell’uomo barbuto, vestito con un’uniforme militare sdrucita, il sigaro e il cappello con la visiera, mi ha suscitato sempre una certa simpatia. In particolare, rivedendone ora le immagini, mi colpiscono gli occhi, non quelli di un dittatore ma dolci, quelli di un bambino. Poi di critiche possiamo farle finché vogliamo, ci mancherebbe. Ma forse la sua scomparsa è un segnale che forse può indurci a pensare. A me fa pensare che si può svoltare nella vita, andare controcorrente, anche sfidando colossi del capitale e della “politica” con la p minuscola, viziata, impelagata, sporca. E’ possibile opporsi facendo grandi cose, rivoluzioni, stravolgimenti, ma anche piccole cose, rimanendo fedeli ad alcune idee, non astratte, ma vissute, provate, sentite empaticamente. E’ un bel riflettere alla soglia del ventennale rifondarolo. Non vorrei essere fraintesa, sono riflessioni esclusivamente personali e di carattere generale, scevre da implicazioni o impostazioni ideologiche o partitocratiche, ma più legate ad aspetti culturali ed educativi che decisamente mi stanno più a cuore della politica nel senso comune del termine. Mi piace pensare che i giovani e i meno giovani possano sempre avere la speranza di poter cambiare il mondo, sia quello che abbiamo dentro (in primis) che quello di cui siamo parte, partendo dal piccolo, da piccoli hot spot e poter sempre credere in se stessi e negli altri, poter guardare il mondo con gli occhi di un bambino, a volte anche con sofferenza e dolore ma poi con positività, entusiasmo e ottimismo.

Fidel1jpg

Detto questo lascio i commenti ai compagni di squadra relativamente agli aspetti tecnici della manifestazione. Posso solo dire che l’organizzazione è stata ottima, favoriti da una bella giornata anche se un po’ fredda. Basilare la supervisione preventiva dei fratelli Ricci il giorno precedente alla gara e superlativa la prestazione di tutte le categorie, i bimbi e i ragazzi ma anche i “veci”. Una menzione particolare alle donne, trascinate da un’inattaccabile Marcella, con una prestazione eccellente di Isa, che a un ottimo tempo ha saputo aggiungere tanto divertimento. Brava, così deve essere.

Per concludere non mi rimane che supportare la toccante chiamata del Presidente in merito alla festa del ventennale. Accorriamo numerosi, ci sarà da meditare e da… divertirsi!

Le scarpe “truckkate”

Qualche mese fa passò dalle nostre parti il Truck (camion, ndr) di un nostro vecchio amico. La Direttrice e io, anche perché in verità un poco attratte dallo stile di vita zingaresco a bordo di un container con le ruote, siamo andate a raggiungerlo nel parcheggio di un noto centro commerciale di Roma, dove, con la sua bottega ambulante, era intento a risuolare scarpe di ogni tipologia. In questa sorta di casa-laboratorio-mobile il buon uomo ci ha illustrato il mondo che c’è dietro alle mescole e ai battistrada, che, con nomi accattivanti e  aggrssivi (Panther, Jaguar o cose simili), sono caratterizzati da colori altrettanto prorompenti e grip e tacchettatura da ruspo e acchiappo su ogni tipo di substrato. Sull’onda del mio patologico istinto feticista, la Direttrice e io non abbiamo saputo resistere dal possedere una siffatta “sola” in Vibram,  non una qualsiasi ma quella accuratamente confezionata da colui che ha saputo trasformare l’umile (ma tuttavia rispettabilissimo) mestiere del ciabattino in un’arte magica fondata da una metodica e da una gestualità degni di uno yogi, in una pratica alternativa dai connotati new age che solo lui, il Willy Wonka della scarpa e del barefoot poteva realizzare: Corrado Giambalvo.

Ma veniamo a bomba. Dopo molti mesi, trovo il coraggio e l’occasione di sfoderare la famosa scarpa risuolata. Pare che io abbia colto il vero spirito del risuolaggio: infatti trattasi di una ciabatta per correre, di scarsa qualità modificata con l’arpionata suola in Vibram.

Il campo di prova è stato la Corri per il Verde nella splendida cornice di Tor Fiscale, che a mio avviso rappresenta, nel più complesso Parco degli Acquedotti, una delle aree verdi urbane più belle e affascinanti al mondo.

Devo dire che il risultato è stato eccellente! Certo, viste le condizioni atletiche generali, in cui versavo in giorno della corsa campestre, devo dire che le suddette scarpe hanno fatto miracoli e si sono ben difese tra i chiodi che con varie lunghezze hanno sferruzzato tra il malveto e il cicorieto del campo di gara, ottimamente misurato e delimitato con la supervisione e la manovalanza del Presidente e  della Direttrice, che a colpi di mazzetta hanno dovuto ripicchettare, assieme ai volontari della UISP, tutto il percorso per ben due volte, visto che nella notte qualcuno si è divertito a raderlo al suolo.

E qui apro una parentesi in merito alle prestazioni riportate dai rifondaroli.

Bambini e Ragazzi: Superlativi, come sempre, in tutte le categorie giovanili. Il settore senior master molto ben partecipato e le rispettive posizioni in classifica sono ancora da chiarire.

Comunque la folta partecipazione e anche la qualità fanno ben sperare sempre che ci sia un costante impegno anche nelle due prossime tappe a sorpresa che ci aspettano, in cui si spera vengano a cimentarsi alcuni assi della manica ancora sopiti (Walter, Boris, Maurizio…).

Per concludere il pezzo di oggi ho scelto il testo di un canto di lotta opportunamente modificato, che possa accendere gli animi e sollevare le masse rifondarole:

Fischia il vento e infuria la bufera, scarpe in vibram eppur bisogna andar, picchetti e mazzette su reppe e collinette, dove sorge il sol dell’avvenir…

IMG-20161119-WA0004

L’algoritmo del criterium

All’alba di una fredda domenica di novembre, un gruppo di tosti e gajardi atleti…

No, no… ma che sto raccontando… questa è decisamente un’altra storia!

Ricominciamo.

In una tarda mattinata di novembre, nell’ora in cui solo la media borghesia romana si allieta con un’indolore e innocua corsetta sgrassapanza domenicale, un gruppo di sfaccendati quanto loffi rifondaroli si aggira nei pressi del laghetto di Villa Ada in cerca di compagni di merende. Gli è che i vari elementi si trovano da quelle parti non per caso ma per uno pseudo appuntamento lanciato da Marcella nell’etereo Whatsapp anche se in realtà trattasi in gran parte di individui senza né arte e né parte,  nella migliore delle ipotesi cacciati all’alba dal letto del consorte ancora assonnato, così come il pullo parassita del cuculo defenestra dal  nido il povero cucciolo del beccamoschino, erede ufficiale della nidiata… (come mi piace questo paragone!).

ilgenitoreadottivoimbeccailgiovanecuculobyjacoporigotti

La sottoscritta Vipera, scortata dal nobile quanto fedifrago Lord Nothing,  li coglie sul fatto e si aggrega all’impudica congrega, arricchendola di una nota di volgarità e improperi che mal si addice all’ambiente alto borghese della villa, ma che viene subito ben accolta dai compagni di villania.

C’è da dire che prima di partire per il tour nel cuore di Roma, a riconferma di quanto sia sconveniente e pacchiano correre alle 9,30, incontriamo la Valchiria. Lei, che di prole se ne intende, da brava nobile proletaria, a quell’ora ha già finito e a breve sarà operativa fra mille impegni familiari e casalinghi.

Uscendo con una certa calma dalla villa, transitiamo prima attraverso i Parioli, poi, tra battute e doppi sensi, entriamo a Villa Borghese e a seguire, il Pincio, il Pantheon, il giro della morte a Piazza Navona e tante altre belle cose. Degna di nota la sosta al bagno di due elementi della truppa, che, disdegnanti il cespuglio di bosso a Villa Borghese, hanno decisamente optato per il cesso di lusso del bar nei pressi del Pantheon, a riprova che nonostante quanto detto poch’anzi in alcuni di loro alberga un’anima nobile e cortese.

Tuttavia  da subito emerge l’arcano mattutino di quella truppa cospiratoria e ingiuriosa: trovare l’algoritmo del criterium che impedisca la vittoria, alla Vipera berus e a qualunque altro atleta di sesso femminile, del fatidico trofeo interno rifondarolo. Nel programma di ricerca, improntato dal dott. Biologo Angelo S. detto er cinese (ndr Soliminì) e dal suo machiavellico e polentone compare longobardo (e chi vuol capire capisca…), sono coinvolti il matematico (il Nerd Mr Pumpkin), lo psicologo (il loffio strizzacervelli Lucidus Malfoy), il tassonomico (Lord Nothing), il puntiglioso e oscuro (Darth Novather), ma pare che il complotto sia decisamente più allargato e composito. Ingegneri e architetti, archeologi e zoologi, veterinari e capomastri stanno tentando di tirar fuori l’equazione da poter poi applicare fattivamente, supportati da una squadra di guastatori professionisti a vario titolo coinvolti nel processo di oliatura e messa a punto della macchina da guerra che possa definitivamente tagliare fuori le rompiballe e restituire finalmente ai maschi le loro spettanze.

Preso atto di ciò non mi resta che augurare a questi “scienziati” di trovare presto la soluzione e di cominciare a correre forte invece di chiacchierare…

Scherzi a parte, alla fine di questo bellissimo allenamento nella meravigliosa cornice della città eterna che la domenica mattina sembra ancora più eterna, Villa Ada ci regala un Cammeo: Giovanni R. e a breve la tostissima Camilla che dopo una “corsetta” di circa 20 Km e più, freschi come rose, sembrano darci una pacchetta sulla spalla in senso metaforico. Come dire… a secca, l’unica equazione vincente che veramente funziona è quella che ha un’unica soluzione: la TIGNA.

I fiori d’autunno

Alla Riserva Naturale dell’Aniene si celebra la 45° edizione della Corri per il Verde (classifiche). I numerosi rifondaroli partecipano in massa a questa manifestazione molto sentita. In realtà molti di noi al Parco dell’Aniene si sentono davvero a casa. Le partenze multiple, dal Mitico Patriarca, un antico e imponente Pero che sovrasta la vasta prateria secondaria in cui si svolge il clou della gara, interessano come sempre grandi e piccoli. La nostra macchina di Rifondazione Podistica c’è e funziona benissimo, dall’organizzazione, che vede protagonisti (assieme agli ottimi volontari della UISP e del Comitato Riserva della Valle dell’Aniene)  la Direttrice e il Presidente,  agli atleti di RP.  I maschi, come sempre signorili e di bella presenza fanno la loro ottima figura, capitanati dal discreto ma sempre grandissimo Ugo Guerra. Le donne presenti in dose massiccia sembrano una vera Corazzata Potemkin, capitanate (concedetemi  solo per stavolta questo titolo, con una punta di orgoglio e troppa vanità) dalla (apparentemente) instancabile Vipera berus, caricata a pallettoni dalla suddetta valanga verde, davvero bella da vedersi e davvero forte. Eh si… davvero bravissime e fortissime tutte, ottimo risultato collettivo con l’entusiasmo alle stelle.

Da segnalare l’ottimo debutto di Pietro T. come allievo… Grande prova Pietro, la prima di molte altre!

Poi tocca ai Cadetti e alle Cadette. Fenomenali! La DIrettrice può essere soddisfatta davvero delle ottime prestazioni dei ragazzi più grandi, ma anche gli altri non sono da meno. Anche i piccolissimi, a partire da Annetta, sostenuta da un fan d’eccezione, il mitico Giovanni R. si porta al traguardo con grande professionalità e stile. Ma l’exploit ci viene dal giovane Alessandro Zucchi.  Pieno di grinta, da vero padrone di casa, pur così giovane, riesce a dar prova di una grande determinazione e classe e si aggiudica la vittoria della gara dei pulcini.

Ecco, questa è la mia breve cronaca di questa Corri per il Verde che come sempre ci riempie di emozioni , ti fa andare a casa contento e, come direbbero i Gang (noto gruppo rock maceratese), arriva con la pioggia e va via con il vento!

aniene3

7.1 Millenium trail di Monte Gennaro

Ore 7.41 o giù di lì del 30 ottobre 2016. Vengo letteralmente buttata giù dal letto dal terremoto. Una scossa data come 7.1 della scala Mercalli, lunghissima e molto intensa. Almeno così la avverto dal 3° piano senza ascensore della mia casa di Palombara. Uno dei primi posti dove mi alleno per le salite. Non certo per caso oggi, a breve dalla scossa sismica, mi aspetta il Millenium trail di Monte Gennaro. Circa 1300 m di dislivello positivo ( e altrettanto in discesa) in circa 20 km di sviluppo lineare.

Compagni di avventura: Alessandra B. detta la Valchiria, Giovanni S. detto il “professore”, Riccardo Z. detto il “Nerd”, Walter S. detto il “Nuragico Sabino”.

Partenza da Palombara e subito… viaaa!!! Sulla reppa per il Monte Gennaro. Che ve lo dico a fare, la salita è impegnativa, ma io me la cavo bene. Stacco la valchiria e mi sento intoccabile nel mio 4 posto. I maschietti si ingegnano a tenere, chi di passo chi di corsa fino in cima.

Devo dire che l’organizzazione è eccellente. Con l’allerta sisma si sono mobilitati in massa: protezione civile, soccorso alpino, volontari… sono tutti per noi, anche un elicottero ci tiene d’occhio, in effetti il percorso è impegnativo  e più volte rischiamo di spaccarci una gamba.

Arrivo in vetta del Monte Gennaro appena a 1h 20’ dalla partenza. Il panorama  quassù è sublime. Ma poco dopo, ahimè, arrivano le note dolenti: la prima discesa. Avete presente le gambe tremolanti del cerbiattino Bambie appena nato? Altro che Vipera berus!

A questo primo dislivello negativo segue lo splendido tratto pianeggiante del pratone, in cui le gambe sembrano riprendersi e allungarsi nel verde splendente in uno dei più spettacolari pianori carsici d’Italia.

Segue poi una seconda salita, per il sentiero della Scarpellata. Faggi e Aceri d’Ungheria (in onore della Lichtner) come Patriarchi secolari, ci accolgono in magnifiche vesti autunnali. La salita mi rinfranca, ma  ormai il saliscendi è inevitabile. Infatti,  di li a poco, neanche una boccata di ossigeno ed ecco che sento alle mie spalle la cavalcata delle Valchirie.

Alessandra scende come un bolide e non c’è storia, mi tocca guardarla guadagnare decine, ma che dico, centinaia di metri senza poter far nulla. Non posso competere con la sua velocità in discesa.

Faccio del mio meglio per recuperare qualcosa nella pur corribile Valle scoperta ma tant’è. La Valchiria è inafferrabile.

I ragazzi (se così possiamo chiamarli) rifondaroli fanno del loro meglio ma il Nuragico si accontenta di un 22° posto, ed è solo l’ombra del Re dei Lucretili che un tempo fu…

I due velocisti Riccardo e Giovanni invece si barcamenano  tutto sommato discretamente visto il loro passare di palo in frasca, dalla pista al sasso e dal sasso al cross, ecc. ecc…

L’unica soddisfazione aver fatto mangiare un pacco di polvere al povero Giovanni, ma meglio non inveire.

Per finire posso dire che per alcuni di noi (Paola e Walter) c’è stato un recidivante primo novembre nell’escursione sociale a Campitello, attraverso il Sentiero dei Partigiano (meditate gente, meditate), dove rimettere a dura prova sui Lucretili i quadricipiti provati appena due giorni prima.

Per finire finire… vi allego un’immagine del kit “emergenza fuga terremoto” suggeritomi oggi da Walter: sembra una battuta ma vi assicuro è vero. E’ in una borsa pronta per la fuga sotto all’armadio di casa mia  che denota il grado di follia… meditate gente, meditate!

P_20161101_204843

Altre foto…

La pagina bianca della Vipera berus

Incredibile. Questa ultima settimana mi sono trovata sprovvista di idee per scrivere l’atteso articolo sulla Maratona a Staffetta di Villa Borghese – Memorial Mimmo di Biagio.

E’ passata più di una settimana ed eccomi qui a rimestare la minestra ma… niente!

Le sto tentando tutte, addirittura un bagno caldo con tanto di candeline e incenso fumoso, cosa che per una con la sindrome da iperattività è da farsi uscire l’orticaria.

Ma forse potrei cominciare, tanto per scaldarmi il cervello, con il narrare l’inquietante telefonata di ieri di Walter in evidente stato confusionale. Non ho capito bene se voleva confermarmi la sua partecipazione al trail di domenica prossima sul Monte Gennaro, fatto sta che a un certo punto si è incartato con una disquisizione metafisica: per farsi male, è meglio un trail lungo, impegnativo, ma fatto lentamente o un trail corto, veloce e filante? Booh…

Ma ora proviamo a narrare qualcosa su sabato 15 ottobre 2016, data in cui si è svolta la suddetta Maratona a Staffetta.

Per cominciare posso dire che pur essendo una gara che tutti dicono di odiare, per la fatica e l’impegno che in un modo o nell’altro, richiede, vede la partecipazione di un nutrito numero di rifondaroli.

Quest’anno, in una bella e calda giornata di autunno, Villa Borghese appare in tutto il suo splendore. Non si sente neanche la puzza di marcio del limitrofo laghetto in secca del Bioparco. Forse tutta l’acqua dei giorni scorsi ha dato una bella pulita.

Iniziamo quella che come al solito sarà una lunga giornata con gli allenamenti dei bambini e dei ragazzi del settore giovanile. Le maglie verdi invadono la villa come tanti vivaci pappagallini. Poi, alle 12, parte la maratona. Ci presentiamo con ben 6 squadre, quest’anno. Proviamo a vederle da un occhio tutto al femminile, dando particolare enfasi alla partecipazione di un folto numero di “Ladies”.

Una squadra addirittura di sole donne, le femmine rifondarole, affrontano l’impegno e i cambi in modo impeccabile e con grande grinta, degna di una squadra di ginnaste ritmiche dell’ex USSR.

Un’altra squadra, apparentemente disomogenea, presenta una particolarità: infatti, sotto la supervisione tecnica della Direttrice in persona, che ha minuziosamente curato ogni fase del progetto, è composta interamente dalla famiglia Ricci-Buendias (vedi Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez), con la mitica “sorella” ormai a tutti gli effetti arruolata in Rifondazione Podistica e, se buon sangue non mente, ne vedremo delle belle nella classifica criterium del prossimo anno.

Poi c’è la squadra degli acciaccati: con Novather e Marcellix in netta ripresa, il gruppo dei “velocisti” rifondaroli tiene bene anche sul quinto di maratona.

La squadra che vede come frazionista femminile Cristina è una di quelle da cui guardarsi le spalle. Lady Capizzi (ormai l’atleta di casa) è veramente in grande spolvero e il gruppetto tiene bene abbondantemente sotto le 3 ore e mezza.

Che dire della squadra della Bizzarri? Oltre all’ottima prova della Panzieri è da sottolineare lo stoicismo con cui la Valchiria Alessandra ha affrontato la gara, sostenuta dall’onnipresente Direttrice Lichtner. Poi però  ci ha pensato quel guastatore di un Lucidus Malfoi a rompere le uova nel paniere, marcando inequivocabilmente visita, presentandosi con una presunta incimurratura rinobronchiale!

Capitan Ugo mi da  fiducia affidandomi una frazione nella squadra dei top runners. Devo dire che non mi comporto male, facendo un tempo accettabile anche vista l’età e i km che mi porto sulle gambe. Infatti (ora posso dirlo), temendo un colpo di coda di Marcella o di Lord Nulli, tale da ribaltare la situazione classifica criterium a mio svantaggio, in questi  ultimi mesi ho segretamente preparato una maratona, macinando doppie sedute e centinaia di km. All’inizio sarei dovuta andare addirittura a Dublino scortata dalla Direttrice in persona (messa al corrente della folle impresa). Nella peggiore delle ipotesi c’era comunque la maratona di Rieti, il 30 ottobre, ultimo giorno valido per l’inserimento dei punti criterium!

Comunque non è detto che non debba andarci, viste le minacce di Lord Nothing di farsi una mezza all’ultimo momento…

Ma torniamo alla maratona a Staffetta: l’impegno è totale, tutti e tutte, su quel cacchio di saliscendi, rimaniamo per tutto il tempo “al gancio” e arriviamo distrutti. Ugo, Lord Nulli, Zucchi e un Mola Vintage mi inorgogliscono…  sono tutti atleti che hanno fatto la storia dell’atletica romana. Facciamo tutti del nostro meglio (Ugo di più) e andiamo sotto le 3 ore ma ci accaparriamo un modesto18° posto. Ma che importa, va bene così.

D’altronde, come mi ha fatto notare ieri Alessandro N., un tempo era difficile trovare l’atleta M45 mentre ora, ad avercene uno sano e sotto i 50!!!!

 

Il quadro di Escher

In modo analogo ai quadri del celebre pittore olandese, Maurits Cornelis Escher, si snoda il paradossale percorso della Corri Castelnuovo.

Una gara in apparenza tutta in discesa ma in realtà un groviglio di saliscendi che ben ci fa pagare quella velocità della spinta dovuta al dislivello negativo che c’è tra il paese e la via Tiberina.

Tuttavia mi impegno a fondo in questa prova di 9,7 km circa, preludio della Maratona a Staffetta prevista per sabato prossimo, dove, da aspirante a prima squadra verrò sicuramente (e a buon ragione) collocata dal buon capitano Ugo nella seconda o terza, in quella degli atleti mezzi rotti, ma, attenzione, dalle mille sorprese (state accuorti!), perché la candidatura della Bizzarri, ritengo sia da considerare obiettivamente come un’occasione e un elemento di pregio da valorizzare e da porre come testa di serie delle donne rifondarole.

C’è da dire che durante questa gara, dal profilo collinare costituito dai depositi vulcanici (piroclastici) impostati sui litotipi di ambiente marino (siamo infatti poco distanti dai celebri affioramenti fossiliferi di Riano), posso respirare un’aria familiare, in quanto sono vicinissima al centro della Protezione Civile di Castelnuovo di Porto, regno indiscusso del maestro Jota Enzo e terra di mezzo dove, in un ventaglio di casistica umana altamente svantaggiata (prostitute, rifugiati, vittime del disagio socio economico del nostro pianeta),  ma anche tra i voli di garzette e aironi cenerini, spesso con la Stefania Pacca ci alleniamo da anni, personalmente a volte con la consapevolezza di essere una privilegiata che può permettersi di pensare allo sport, all’ecologia, alla cultura, alla vita sana quando tanti lottano o fanno un lavoro di m. per un tozzo di pane o stanno sfuggendo a guerre e carestie.

Ma torniamo al futile: nel corso della gara le gambe diciamo che rispondono. Fatto sta che mi ritrovo, all’arrivo in una specie di sandwich tra due atlete della podistica Casalotti che mi fanno vedere i sorci verdi.

Ad ogni modo la salamella (che tanto non mangerò) è garantita. Ho spinto un bel po’ per arrivare 5° assoluta e infatti, a fine gara sono davvero cotta. Mi riconsola questa bella foto con il pupillo Antonio e il vincitore Yahya che denota il mio stato di prostrazione finale.

Ad ogni modo, per sabato, nella Maratona a Staffetta,  spero una nutrita partecipazione dei rifondaroli, con sfide interne, sfottimenti e provocazioni che possano essere ricordati come i più esaltanti del ventennio rifondarolo, da qualche giorno giunto a compimento,  a breve da celebrare in modo adeguato.

Quindi che dire? Scusate ma quando ce vò ce vò: chi si estrania dalla lotta….

Il quadro di Escher

 

Non di solo pane (e cacio) corre l’uomo (e la donna)

Metti una piovosa mattina di autunno in uno dei Parchi urbani più belli d’Europa e metti un gruppo di matti con il cuore grande…

Roma, Acquedotti, ore 10:00. Potrebbe tranquillamente essere Londra, viste le condizioni meteo, altro che ottobrate romane. La gara non parte ancora perché stanno ancora sistemando il percorso. La Direttrice, il Presidente e i giovani volontari della UISP. Un mazzo così dalle 7 di questa mattina ma ne è valsa la pena.

Questa è la corsa di Stefano, stiamo tutti qui per correre con lui e per far sì che si corra con lui.

Noi rifondaroli siamo presenti in massa. Ho provato meschinamente a defilarmi ma il mio tentativo di defezione è durato poco, perché il richiamo della Direttrice della serie: “io una tua assenza al 2° Memorial per Stefano Cucchi non l’accetto, vergogna!”, mi ha definitivamente convinta. Così questa mattina, anziché svoltare verso Nord Ovest per la solita somarata in bassa Sabina a caccia di caciotte e salamelle, eccomi qua, a Roma Sud-Est, per correre con Stefano.

Ma passiamo alle note tecniche. Dopo circa 40 minuti di un lungo riscaldamento (essendo la gara di soli 6 km) mi piazzo sulla linea di partenza con lo striscione in mano. Il bello è che tra i partecipanti ho ritrovato vecchi compagni universitari, rifugiati, compagni.  Sembrava di essere tornati  incordonati per un corteo, uno per tutti e tutti per uno. Credo che tutti diamo un senso alle nostre folli corse aldilà del lato sportivo e atletico della cosa. Penso però che questa sia una gara con un senso che ci accomuna e ci fa dire no a tante ingiustizie. Ce lo leggiamo negli occhi. Per questo la partenza è una liberazione di energia e mi piace l’idea di Stefano che corre anche lui, lì davanti a noi.

La presenza di Ugo immediatamente in testa alla corsa, con il suo baffetto beffardo è una certezza a cui posso fare riferimento nei momenti di scollamento esistenziale! A seguire tutti gli altri, a palla, sotto la pioggia a tratti scrosciante e sul terreno scivoloso che emerge dallo splendido plateau tufaceo derivante dall’antica eruzione del Vulcano Laziale a due passi da qui. Giovanni R. questa volta mi fa mangiare terra, anzi pozzolana, mentre reggo all’attacco di un agguerrito Angelo S., pieno di livore nei miei confronti per la recente batosta palombarese.

La premiazione maschile, oltre a Ugo, vede un Simone R. in gran forma. Quella femminile, la sottoscritta e Cristina R., ma davvero complimenti a tutti, in particolare al mitico Fabio B. per il suo personale sui 6 Km.

Ma che dire dei sempre più grandi giovani rifondaroli? Ruben e Benedetta sul podio, ma tutti gli altri ragazzi e ragazze partecipanti, non meno bravi, hanno dato prova di grande esperienza e resilienza.

Oggi, un’altra bellissima giornata di sport e vita, di lacrime, pioggia, gambe, cuore è stata messa a segno. Altro che caciotte…

Qui un messaggio di Ilaria Cucchi su Change.org

IMG-20161002-WA0006

San Michele (ovvero uno dei miei perché per le gare su strada)

San Michele è l’Arcangelo protettore di Monterotondo Scalo, un borgo fondato da emigranti lungo la via Salaria, patria acquisita di due carichi da 11 come Maestro Enzo-Jota e di Lord Nothing, per non parlare dell’icona gay Boris (un tempo assiduo cronista ufficiale delle vicende rifondarole) e, tanto per rimanere in tema biblico, del figliol prodigo Vastinho.

Ora al posto delle fornaci che per anni e anni hanno cotto mattoni fabbricati con il fango del limaccioso fiume Tevere, sorgono zone abitative e commerciali di dubbio valore urbanistico ma dalla posizione strategica, al lato della ferrovia Fiumicino-Orte.

La Maratonina omonima viene disputata a fine settembre e ci vede coinvolti in massa, qui nell’interland del Nord Ovest, in pieno confronto agonistico tra soliti noti. Il corridore di Roma abituato a correre tra ville, parchi, e manifestazioni affollate tipo Roma Urbs Mundi non è avvezzo a queste scaramucce tra paesani, non conoscerà mai l’onta appannaggio del burino sabino bastonato sulla salaria dal vicino di casa, oppure come è successo a me dal papà di un mio alunno o dalla mamma di un giovane atleta del settore giovanile, ma tant’è. Ciò nonostante come sempre noi rifondaroli, in questo caso rappresentati dalla sottoscritta Vipera berus e da Lord Nothing,  diamo il meglio di noi e arriviamo pure al premio di categoria e alla caciotta del terzo posto sul podio.

Ma come direbbe De Andrè, non è né la rosa né il tulipano a impreziosire questa calda mattina di settembre, lungo la via Salaria che porta a Rieti, ma quell’incontro casuale a fine gara, che spesso ti capita nell’ambito di questi scarni e genuini eventi sportivi rappresentati dalle corse su strada. Mentre ancora vaghi a braghe corte, tra il defaticamento e il ritorno alla macchina, con un aspetto che non fa certo pensare a un bel fiore di campo, entri in contatto con realtà e situazioni a volte paradossali. … Questi incontri ti regalano spesso aneddoti o spunti di riflessione se non perle di saggezza sul senso della vita e su ciò che siamo.

Stavolta è una piccola signora anziana, come tante altre, con quella vestaglietta che mia madre avrebbe detto “color frittata di zucchine”. Mi si avvicina, con un piccolo orologio senza valore (per la maggior parte della gente) nel palmo della mano e me lo propone in cambio di qualche spicciolo per mangiare perché la pensione arriverà la prossima settimana e i soldi sono già finiti da un pezzo…

Che dire? Quali sentimenti? Tristezza? Rabbia? O solo una malinconica constatazione che in questa società c’è molta più dignità e coraggio a chiedere qualche spicciolo per strada per sbarcare il lunario che a percepire stipendi  o pensioni milionarie e  a godere di privilegi e benefici a scatafascio?

Meditate gente, meditate…

caciotta-in-testa
La Vipera medita con la caciotta in testa.

Resistenza a Palombara e a… Roma, ovvero l’elogio del rifondarolo

Un nutrito gruppo di rifondaroli è sceso in campo, in questi ultimi sprazzi estivi, sulle colline palombaresi e su quelle della Farnesina, con importanti conseguenze sulla classifica del Criterium.

Come garibaldini a Mentana e sulla breccia di Porta Pia, i nostri colori sociali, seppur inflazionati, sono sempre i più belli. Siamo noi che siamo belli. Ci incoraggiamo lungo il percorso con grida e incitamenti, siamo eterogenei come età e come velocità. Ma cosa importa: la cosa bella è ritrovarci insieme, davanti a una salita o a un bicchiere di vino a Villa Villacolle.

Una 10 km? Una 2 Km? Un 200 m? E’ bello giocare sulle diverse distanze con spirito positivo e voglia di ritrovarsi e condividere emozioni in modo allegro e informale.

Stiamo bene insieme dopo tanti anni e tanti km. A breve festeggeremo il ventennale, un lungo legame non solo relativo alla passione comune per la corsa ma soprattutto di amicizia e affetto.

Forse ci accomuna un certo modo di vedere la corsa e la vita, fatto di alti e bassi ma sempre con la voglia di mettersi in gioco, senza maschere o finzioni, senza dover dimostrare niente, con la consapevolezza e la contentezza di avere limiti, imperfezioni, di non essere i primi, ma di essere noi, per come siamo, comunque belli e simpatici (modesti!).

E che dire delle nostre giovani leve?

I bambini e ragazzi rifondaroli riempiono le strade, le piazze, lo stadio della Farnesina al Mennea Day, i podi, il salone d’onore del CONI al Workshop “Beactive”, dove sopportano ore di congresso mostrando una pazienza sorprendente ad ascoltare i sottosegretari dei ministri con i loro lunghi fiumi di discorsi.

Belli e bravi quando corrono e come corrono bene, anche se non sempre arrivano tra i primi ma sempre con il sorriso in bocca ed è questo che ci inorgoglisce e che riempie questi venti anni trascorsi assieme di profondo significato.