Tutti gli articoli di Paola Paolessi

Paola Paolessi, detta “La Secca” o “Vipera berus” è una cittadina del mondo. Nata e cresciuta nelle borgate romane ha fondato e suonato nel gruppo dei Floema, band punkrockblues psichedelica. Laureata in Scienze naturali e podista di buona lena, ha svolto alcuni tra i mestieri più belli tra cui la Guida Ambientale Escursionistica, il Guardiaparco, la Naturalista, l’Insegnante, l’Istruttrice di Atletica Leggera. E’ la mamma di Lara.

Too old to rock and roll? Too young to die!

Villa Adriana la settimana scorsa e poi a seguire  ben tre gare in 36 ore sono una follia per una vecchia, tanto più che non c’azzeccano nulla una con l’altra…. Un 3000 m alle 19, un 10.000 m alle 9.30, un 400 m alle 15.00…… risultati pessimi ma la motivazione a voler stare su tutti i pezzi è stata più forte della ragione.

Devo dire che questi attimi di pazzia sono stati l’intermezzo alle bellissime prove del nostro settore giovanile e a quelle dei nostri senior-master di questo fine settimana, sostenute in forza dalla Direttrice, da Lord Nulli e dal Presidente, piazzati in presidio permanente in quei dello Stadio di Atletica Leggera di Rieti Raul Guidobaldi, dove si è disputato il Campionato Nazionale di Atletica Leggera della UISP.

Che dire: corse, staffette, podi, medaglie e coppe a valanghe.

Comunque, tra una corsa in pista e un lancio non si poteva certo bypassare la splendida Maratonina di San Luigi, svoltasi nelle cementerie UNICEM Buzzi di Guidonia, ove è Signora e Padrona (magari!) la nostra affezionatissima Alessandra M.. La cementeria, location di grande impatto e suggestione, vero colosso architettonico industriale post punk (mi scusi Andrea G.), si è prestata come iniziale terreno di gara per una 10 km non facile, caratterizzata da falsi piani e qualche saliscendi, che ha visto la partecipazione di numerosi rifondaroli, tra cui il piccolo Andrea. A fine gara è partita poi la visita guidata nei meandri della fabbrica e nei laboratori, ove la nostra compagna ci ha illustrato le meraviglie del cemento. Posso dire sinceramente che non mi aspettavo di rimanere affascinata da queste rocce artificiali e dalle loro tecniche di fabbricazione, ma la nostra Alessandra è capace di trasformare in oro un pezzo di cemento… davvero!

Smontata e spossata, la Vipera berus vi saluta.

Figlie della stessa rabbia

Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Ma chi siamo noi per giudicare….

Io non so niente però credo che trovarsi da una parte all’altra del muro spesso è soltanto un caso…

Oggi a Rebibbia, durante la staffetta del Vivicittà, organizzata dalla UISP Roma, una ragazza mi ha chiesto di quale braccio fossi… essere scambiata, sentirmi una di loro, una zingara, una “di dentro”, mi ha inorgogliata… Sento delle affinità, mi sento a mio agio con loro. Queste ragazze, che escono dalla cella, mettono le scarpe e vengono a correre tra gli edifici del carcere, sono eccezionali. I loro volti, prima delle parole, raccontano storie, di sofferenza, di schifo, di vita. Ma loro sono vive, perdinci, molto più vive di tanti altri. I loro sentimenti sono forti, i loro sorrisi riscaldano e le loro storie commuovono. Sempre.

Grazie.

Trasferta 2017!

E perché meno ammiri la parola,
guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l’omor che de la vite cola.

Dante Alighieri, La Commedia – Purgatorio (Canto XXV)

Che magnifica trasferta a Castiglion Fiorentino! Posti splendidi, cibo gustoso e un’ospitalità impareggiabile riservataci dagli organizzatori di questa Corri al Boscatello, valida come Trofeo Paolo Pierini e Trofeo Avis, la Podistica il Campino.

Un’aria fresca, frizzante, un cielo spazzato dal vento e i mille colori della vegetazione mediterranea, dovuta agli influssi mitigatori del Lago Trasimeno, hanno reso il tutto meravigliosamente gradevole.

Il linguaggio becero e la lingua biforcuta della Vipera berus non son degni di raccontare la bellezza di questi luoghi e le amenità di questi due giorni all’insegna della pace e della serenità, quindi, per questa volta, ho chiesto conforto al Sommo Poeta Danti Alighieri, nella speranza potesse essermi di ispirazione nell’uso di un linguaggio più aulico (e che mi perdoni!), e certo di ‘asa più di me, in questa terra di colline, di vini, di cipressi e di eremi.

Dopo il campo e i consueti allenamenti di atletica, ci si prepara per la partenza. Visto e considerata la nostra “semenza” e dato che fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza (vedi XXVI, 118-120), prima di Cortona ci si ingegna a trovar un loco degno al soddisfacimento dell’intelletto nostro. Nell’oasi di pace e silenzio “Le Celle”, primo eremo di San Francesco, speriamo di trovar giusta consolazione agli acciacchi di mens, spiritus e corpore. Qualcuno di noi ha pensato bene di riservare qualche attimo alla meditazione, prima della somarata del giorno dopo.

Appena giunti, rumorosi disturbatori della quiete mistica, ci appropinquiamo al viale che porta al luogo di preghiera, ma prima di arrivare, salutiamo il nostro ambasciatore, il quale così gentile e onesto pare: il mitico Potente, che nel passato tempore, Podistica Rifondazione rese rovente!

Eccoci al fine tutti a Cortona, di “Giambalvina reminescienza” località amena, | nella Casa per Ferie “Betania”, volea posar le membra stanche, | non prima di mortificar le carni ante la cena | in una corsetta di riscaldamento spacca cianche.

Vipera berus, 2017

Ci sono diverse teorie in proposito. Il Maestro Jota-Enzo, è un acceso sostenitore dei benefici di tale attività la sera prima della gara. Come una pillola, la cura delle gambe, dovrebbe sortire un effetto di scioglimento e scarico psicologico. Tuttavia, solo Camilla, Enzo e io, impavidamente, ci sottoponiamo alla cura, mentre gli altri, intimoriti dal profilo impervio di Cortona, preferiscono apostrofarci in vari modi (non ti curar di loro, ma guarda e passa) e fare una passeggiata con struscio, nel viale principale della modaiola cittadina toscana. Dopo una lauta cena e una discreta bevuta serale, ci si reca a letto. L’indomani mi preparo a levare le tende da Cortona. Giungo a Castiglion Fiorentino, luogo della gara, scortata in auto da tre loschi figuri. Non dirò i nomi ma potete ben immaginare di chi si tratta: er Suola, Pierluke Skywalker e l’uomo Marana der Tufello. E già è stato un traguardo raggiungere il ritrovo, mezzi addormentati, ma alla fine ci troviamo sul luogo della partenza, nei pressi della bella statua raffigurante il grande motociclista da rally Fabrizio Meoni, nato a Castel Fiorentino e famoso per le sue Parigi-Dakar.

Dopo un breve riscaldamento… al via! Appena partiti… l’è maiala! Una reppa dall’andamento di una curva esponenziale da far riproporre la grappa serale, mi inchioda le gambe al terreno. Che dire:

„Per me si va ne la città dolente, | per me si va ne l’etterno dolore, | per me si va tra la perduta gente. | Giustizia mosse il mio alto fattore; | fecemi la divina podestate, | la somma sapïenza e ‘l primo amore. | Dinanzi a me non fuor cose create | se non etterne, e io etterno duro. | Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate. (III, 1-9)“

Dopo essere entrati nella porta del Borgo Medioevale (e da lì in poi) è tutto un saliscendi (più sali che scendi), per gli 11 km e rotti della gara. I primi km sono ancora in trance da letto. Verso metà percorso le gambe iniziano a sciogliersi. La tracotanza mi fa infierire su un gruppo di atleti toscani che mi rallentano l’inseguimento della Marsicana, partita di gran carriera, ma più di tanto non si può fare. Arrivo al traguardo in condizioni discrete, senza infamia e senza lode. Deh, potevo fare di meglio ma anche di peggio.

Nel complesso però andiamo bene. I compagni, ma soprattutto i bambini e i ragazzi tengono alto il colore la squadra e ci fanno guadagnare un 4° posto societario.

Rinfreschi, premiazioni, pranzo e ancora passeggiata nella bellissima rocca di Castel Fiorentino, concludono questa trasferta che, deh, volge al termine.

Conclusione.

„Era già l’ora che volge il disio | ai navicanti e ‘ntenerisce il core | lo dì c’ han detto ai dolci amici addio; | e che lo novo peregrin d’amore | punge, se ode squilla di lontano | che paia il giorno pianger che si more. (VIII, 1-6)“

Altre foto nell’area riservata!

Tre piccioni con una fava!

Alla Maratonina la Fava e il Pecorino, a Borgonovo, ridente frazione di Monterotondo Scalo, non c’è un metro di pianura. Una piazza che sembra piuttosto un balcone, decorata da murales multicolori, fa da arrivo a questa gara podistica organizzata da Adolfo D., detto il “proto maestro”. Si tratta infatti del Maestro del Maestro (presente fra l’altro lungo il percorso come una meteora), ma queste sono vecchie storie della corsa monterotondese. Lord Nulli e io, andiamo un po’ per riguardo al proto maestro, un po’ perchè è la classica gara “sottocasa” in cui cimentarsi con il vicino corridore, l’occasione per risolvere, in singolar tenzone, vecchi rancori accumulati nel tempo.

Adolfo promette ricchi premi e cotillons, ma con il Lord non arriviamo neanche al pacco gara. 7° assoluta la Vipera e 5° di categoria il Lord, a risparmio a causa di una vecchia contrattura da tenere ancora sotto controllo prima della trasferta ci fruttano un magro premio, ma poi la soddisfazione di aver “convertito” Fabrizio S. ci ripaga di tutto. Basti vedere la foto allegata, con Fabrizio redento dal pugno teso della Vipera, la Vipera, l’amico Antonio R. e il Lord. 3 piccioni e… la fava di lesso (me medesima), unica leguminosa fatta fessa da questa gara che di Fava e Pecorino ha solo il nome!

La chiamavano Jeeg robot

Vivifiume

Quest’anno la sindaca non da’ l’autorizzazione alla Vivifiume competitiva. E che ci importa? Il fiume è nostro, comunque la non competitiva c’è e anche la squadra di Rifondazione Podistica. Numerosissimi, ci buttiamo in una corsa liberatoria lungo l’argine, ci sentiamo figli di questo padre, il Tevere, troppo trascurato e troppo bistrattato. Ma noi ci saremo sempre. L’onda verde, da Ponte Umberto a Testaccio e ritorno. Quale può essere il problema  nel correre lungo la ripa, è così tanto rischioso da negare l’autorizzazione a questa gara?

Forse, se cadiamo dentro l’acqua ci trasformeremo in tanti Jeeg Robot… Chissà.

Strade blu

Vie di comunicazione per i nostri antenati. A loro dobbiamo la vita, ma spesso le vogliamo nascondere dietro alti argini, per non vedere, per non doverci preoccupare del degrado, per non doverci fare carico di tutti quelli che vivono ai margini, nelle baracche o sotto al ponte. Far finta di niente. Eppure quanta vita, umana, animale vegetale. Quante piante. La Pteris vittata, il cappero,  l’Iris giallo e tante altre. Gli splendidi murales di William Kentridge, che Simone mi illustra durante la corsa, caratterizzano gli alti muri di travertino e lasciano spazio all’immaginazione. La pista ciclabile porta tanti a ripercorrere la sponda di questo splendido fiume romano, in bici, a piedi, da soli, in coppia o con il cane. Pescatori solitari in assorta meditazione e canottieri infaticabili scivolano con la mente e con il remo su questo biondo Tevere…

Ai Parioli tutto questo non esiste…

Il giorno dopo, a San Basilio, quartiere popolare romano, un tempo regno del disagio e della disperazione, trovo un filo conduttore che dal Tevere mi porta all’Aniene, a quella Roma degli orti urbani, dei murales, delle case popolari. La sera vado pure al Tufello, dove il giorno prima in nostro Fabio B. ha trascorso un primo maggio in un prato incolto, recuperato dalla gente del quartiere. Di nuovo case popolari, cortili, luoghi dove un tempo la vita era difficile, dove è nata mia madre. I posti nostri. I luoghi dove mi piace correre e far correre, dove guardare con occhi che sanno e vogliono guardare, aldilà dei divieti e delle restrizioni . Luoghi dove un bel cielo azzurro e un sole caldo fanno la differenza. Luoghi di campi di calcio improvvisati, nei prati incolti. Posti dove nei cortili gli anziani ancora scendono e si siedono a chiacchierare, dove i panni si asciugano al sole. Terre nostre, da non mollare mai, terre di speranza per un futuro migliore.

 

…nun so’ fiaschi che s’abbottano!

“…nun so’ fiaschi che s’abbottano!”

Questa citazione del Presidente Gabriele è un detto romanesco che vuole sottolineare quanto a volte non è facile ottenere dei risultati in modo facile e veloce, non certo come “abbottare i fiaschi” in una bottega del vetraio!

Oggi, 25 aprile, mi viene da riflettere su quanto sia poco facile scrollarsi di dosso l’invasore e liberarsi dalla tirannia, dal fascismo, dalle dittature…

Mi viene da pensare a quanto sia poco facile per i nostri ottimi ragazzi di RP giovanile vincere una gara in pista o stare al passo con quei coetanei che si allenano da i 5 ai 6 giorni su 7, però ce la mettono davvero tutta e tengono duro, non si spaventano e alla fine i risultati si vedono. Spesso i l vero risultato finale non è il tempo conseguito ma la strada che si è percorsa per averlo fatto, qualunque esso sia.

Oggi a Morlupo, alla corsa per la Liberazione, alla partenza, dopo il minuto di raccoglimento per Michele Scarponi (che morte assurda!) avrei voluto cantare O Bella Ciao. L’ho fatto sottovoce, in solitaria, tra me e me (ora vorrei dedicarla anche a questo grande atleta).

La gara è dura ma neanche a dirlo, lo sapevo. Nun so fiaschi, ma so mazzi. Prima di categoria. Per premio un bel Fiore di Cactus in cui mi identifico doppiamente, per il “mazzo” di oggi e per il mio carattere bisbetico e sgarbato, ma inframmezzato da sprazzi di grande entusiasmo e allegria, come il cactus quando fiorisce.

A seguire mi fiondo al campo della Farnesina dove si cimenta in mattinata il settore giovanile di RP e quindi di nuovo corse, salti, lanci… per ogni età! Ele, Alessandro, Alice, Gabriele… vedo che fanno, che facciamo. Ci mettiamo davvero il cuore. La Direttrice come sempre infaticabile e trasfigurata, mette l’anima e il corpo in queste estenuanti ma soddisfacenti giornate. Non si tratta di un vero e proprio “Mestiere” ma di una vocazione.

Medito. La gara di mattina di Morlupo non mi “abbasta”: mi butto pure sul mille in pista per non farmi mancare nulla, lo concludo trascinandomi, ma che importa?

La corsa a volte sa di fatica, di pazienza, di gioia e di dolori, di testardaggine, di sconfitte e di vittorie, di stanchezza e di riposo, di tempi di recupero, di tempi troppo lunghi, a volte di tempi brevi, più brevi, molto brevi. Soprattutto la corsa sa di Liberazione.

A Palombara giovani rifondaroli….

Ed ecco l’attesa gara palombarese Running Solidarity… Gara somara per antonomasia, visto che il percorso di gara non ha più di 100 metri di pianura ma è un incessante saliscendi, per circa 10 km.

Oggi non mi dilungherò con la solita cronaca frammista alle personali elucubrazioni mentali,  ma con piacere vorrei farvi partecipi del successo dei giovani atleti del settore giovanile palombarese per la bella prova nella non facile non competitiva di 2 km ondulati. Primo assoluto Mattia Amici e Lara (alla partenza con la sua ex maestra Letizia) prima delle ragazze. Ottima prestazione della piccola e combattiva Penelope e complimenti per il debutto di Flavio.

Una splendida giornata di sole ha visto svolgersi la gara dei master nei pressi di Villa Villacolle, tana della Vipera, che non ha perso occasione per menare le… gambe e arraffare il premio di categoria.

Nell’attesa: buon 25 aprile e buona Liberazione.

Teoria delle Stringhe

Non sto certo alludendo a quelle delle scarpe… anche se loro, sono sempre un problema, soprattutto quelle delle Mizuno e delle scarpe da gara, che si slacciano in continuazione se non le leghi col doppio nodo, bensì alla teoria della fisica che vorrebbe conciliare la relatività con la meccanica quantistica (beh più o meno).

Ma che centra la fisica con la corsa? Ecco… metti un sabato della vigilia di Pasqua, la Vipera berus che va a fare una corsetta sgrassa panza con quel matematico di un nerd di Mr Pumpkin-Zucchi in quei di Villa Ada e tutti i piani relativi agli impegni agonistici del periodo pasquale, vanno a farsi fottere, anche se vedrete, non tutti i mali vengono per nuocere.

Insomma, quando corri con i matematici, i fisici, con quella roba chiamata “nerd”, si comincia sempre per parlare dei massimi sistemi, dei principi matematici dell’economia, delle ultime teorie della fisica teorica e sperimentale e si finisce sempre con discutere di Star Wars, dell’Impero Intergalattico, di  Philip K. Dick e le pecore androidi, tutto rigorosamente in linguaggio Klingon. Fatto sta che chiacchiera che ti chiacchiera, arriviamo sul Lungotevere nei Pressi di Ponte Milvio, passando per via dei giubbonari ad appena 1h 50m e 18 km di corsetta. Belli cotti e con una fortuna dalla C maiuscola, veniamo raccattati all’altezza del Ponte di cui sopra dalla Direttrice in pulmino, che neanche a farlo apposta, passava lì per caso con la squadra giovanile al seguito, di ritorno da un allenamento in pista. Senza neanche chiedere, ci siamo fiondati nel pulmino e via a casa.

Evidentemente dopo quel lungo ho dovuto sconvolgere le mie velleità agonistiche e rinunciare alla pomeridiana gara di Vazia, dove poi ho saputo che si è ben imposta la lupa della Marsica, altresì detta  la Baba-Jaga rifondarola,  col coltello in mezzo ai denti (eh cara Cristina R. anche a te toccano, oltre alla gloria, un po’ di soprannomi, mica solo io…).

Qundi, dopo una Pasqua all’insegna di digiuni e stenti, per conservare una precaria forma fisica, a pasquetta mi sono concentrata sul Tris del Lunghissimo del Centro Italia, al Trofeo Agricola Valle Santa dove  gli ho dato forte, come si suol dire, nella gara da 10,4 km. In realtà le distanze erano tre: 10.4, 21, 31 km. Utilizzando un approccio scientifico degno da teoria delle stringhe e analizzate tutte le variabili sono riuscita a selezionare la distanza giusta per poter agguantare il gradino più alto del podio. Che in questo caso trattasi dello scatolone dell’uovo di pasqua, grazioso pacco gara di questa manifestazione.

Dunque anche queste festività sono passate. Ora tocca concentrarsi sugli impegni futuri,che comprendono gare in pista, in carcere, in trasferta e sul fiume. E guai a mancare, altrimenti la Direttrice con le stringhe ce sega er collo!

Saluti a Maljs Blom e a Yahya Boudouma, grandi atleti e compagni di questa corsa Pasqualina.

Quo vado?

Mentre imperversa la febbre della maratona e le zone calde del criterium calcano il basalto dell’Appia Antica, la Vipera berus serpeggia altrove. In preda a un’inquietudine stagionale, molla nuovamente il fronte delle sfide interne per dedicarsi a manifestazioni di tono decisamente più riservato, confinate nell’Interland romano del Nord-Est. Un buon tempo sui 10.000 e un podio (di categoria) sono anche un modo per auto misurarsi la febbre, in prospettiva di un ritorno stile Conte di Montecristo, in occasione della trasferta di società, ma prima tante altre belle gare ci attendono, per una stagione ricchissima dove c’è l’imbarazzo della scelta. Tante iniziative, pur non essendo comprese nel criterium (non è possibile metterle tutte), sono veramente dei “MUST”. Come non mancare ad esempio alla Vivifiume, altresì detta la Gara della Direttrice, dal profondo spirito ecologico e metafisico, al cospetto del padre delle acque dei romani? E che dire della gara ad Olevano dal Potente? E la Corsa del Partigiano? Ci sarebbe anche Palombara, a casa della Vipera… Poi c’è Rebibbia, uomini e donne… Una vipera compulsiva quale sono vorrebbe avere  il dono dell’ubiquità visto che alcuni eventi sono in contemporanea. E quindi che fare? Al Romix, domenica pomeriggio ho trovato la risposta alla mia domanda iniziale, cioè: Quo vado?

Eccola nella foto in calce. Free Hugs.

Dissidenten!

Tutto cominciò una notte di fine inverno. Mi cimento nella lettura del libro “L’interpretazione dei Sogni” di Sigmund Freud. Mi si apre un mondo che in parte già conoscevo, quello dell’inconscio, del flusso di coscienza, della Meditazione creativa.

Ma veniamo ai fatti.

Qualche giorno fa, in preda a chissà quale isteria (ed ecco che torna Freud), mi iscrivo alla mezza maratone di Berlino che si terrà nell’omonima città il 20 agosto.

Sono acciaccata, con il nervo sciatico dolorante e tanta stanchezza per i tanti, troppi km percorsi. Ed ecco sopraggiungere il gesto inconsulto, la follia, il nonsenso.

Tuttavia ci sarà pur un motivo per questa improvvisa scelta di gareggiare una mezza estiva, con tutto ciò che comporta, ma sembra che un improvviso cambiamento di idea sopraggiunga questa mattina di domenica, in cui decido di “sfanculare” la gara di criterium, di cui fino a sabato ero immeritatamente e spudoratamente di nuovo in testa, per il Cross del Tevere, organizzato da UISP Monterotondo, nel pistino dove a volte ci alleniamo noi dell’Interland del Nord Est romano, a Monterotondo Scalo.

Trattasi di un Memorial, per una persona che non c’è più e che ricordo con grande affetto e simpatia, Raffaele Esposito, compagno di tante corse e tanto tempo fa anche di squadra. Questa è forse una delle motivazioni più o meno inconsce che mi fanno cambiare strada questa domenica mattina anche se non nego che un poco di pigrizia e il fatto di avere la possibilità una volta tanto di gareggiare vicino casa hanno sicuramente inciso. Con me c’è anche Lord Nulli, che forse ha disertato la gara di criterium con motivazioni analoghe alle mie, ma non sta a me dirlo.

Il clima è decisamente familiare. Ci gettiamo nella gara che seppur corta si rivela impegnativa per la presenza di un fondo a tratti sodo ma più spesso con soffici zolle erbose.

Comunque ci difendiamo e riportiamo a casa un terzo posto di categoria ciascuno e rappresentiamo degnamente RP.

Però voglio dire che alla fin fine, vedere tutti quei bei rifondaroli sul podio a Tor Tre Teste mi ha fatto anche un pochino rosicare, magari un po’ il filo da torcere a Marcella nel Parco dell’Alessandrino e provando a sfilarle il plaid del primo di categoria, avrebbe avuto sicuramente il suo fascino…

Ma da  viperaccia quale sono, a volte mi piace disobbedire e uscire dal seminato per percorrer sentieri spinosi, e prendere decisioni apparentemente controcorrente…

Viste da un’altra ottica certe scelte potrebbero essere interpretate come gesti nobili,  il lasciar cadere il coltello da mezzo ai denti e farsi guidare dall’istinto e non dalla smania di difendere la testa del criterium… che bella la psicologia! Ovviamente le mie sono scherzose provocazioni!

Per concludere questo sproloquio che se fosse stato senza punteggiatura poteva sembrare un flusso di coscienza alla James Joyce, vorrei complimentarmi davvero per i brillanti risultati conseguiti da tutte e da tutti questa domenica, compresi Ugo ritornato in grande spolvero e Peppe nella grandiosa prova di ben 30 km di trail a Pitigliano!

PS: volevo dirvi che sto preparando la legnaia… per darvi le prossime “legnate” e per cucinarvi la bruschetta nei prossimi raduni a Villavillacolle!