Tutti gli articoli di Paola Paolessi

Paola Paolessi, detta “La Secca” o “Vipera berus” è una cittadina del mondo. Nata e cresciuta nelle borgate romane ha fondato e suonato nel gruppo dei Floema, band punkrockblues psichedelica. Laureata in Scienze naturali e podista di buona lena, ha svolto alcuni tra i mestieri più belli tra cui la Guida Ambientale Escursionistica, il Guardiaparco, la Naturalista, l’Insegnante, l’Istruttrice di Atletica Leggera. E’ la mamma di Lara.

Star Wars VIII: il ritorno dello sforzo

Hard Winter Trail dei Monti Simbruini: sembra il nome di qualcosa proibito ai minorenni… sta di fatto che un attempato quanto tosto zoccolo duro rifondarolo domenica scorsa si è prestato a una delle maggiori zingarate della stagione invernali. Ma andiamo per ordine, e cliccate qui per la classifica.

Uno sgangherato equipaggio a bordo del Millenium Falcon, viene soccorso da una navicella di emergenza guidata dalla Secca Chewbecca e si porta sulle spelacchiate e steppiche radure del pianeta Simbruinum per questo trail invernale di tutto rispetto. La truppa da sbarco è costituita dai seguenti elementi: lo stizzacervelli Obi Uan Lucidi, il filibustiere Han Salvatori, il biondo Pierluke Skywalker, il cavaliere Jedi Qui-Don Tudinn, il copilota, la secca Chewbecca.

Atterrati sul pianeta Simbruinum, i 5 si accingono a intraprendere una dura battaglia che li vedrà sfidare, salite impervie, neve in pappa, ghiaccio, fango, manipoli di vichinghe inferocite e insidie di ogni genere.

Dopo alterne vicende che si susseguono in maniera rapida e concitata, i 5 giungono interi dal tribolato campo di battaglia e ripartono per tornare alla base, dove sperano, non dico onore e gloria, ma quanto meno i meritati 5 punti di criterium relativi a un trail di 13 km di montagne che varrà certo almeno quanto un festino con Babbo-Jabba the Hutt a Villa Pamphili.

Invece, il terribile Darth Novather e il suo sparuto esercito di cloni, rapiti dall’oscura malvagità, attendono i nostri eroi, stanchi e acciaccati, nonché sbronzi dal passaggio alla taverna sublacense, con un ingiusto e inopportuno verdetto: “No Jabba, no punti criterium”.
Ma i nostri 5 non si arrendono: i punti li vogliono, dovessero sovvertire l’ordine dell’universo!

jabba

Boclassic 2015

Avventure e riflessioni di un animale a sangue freddo in un giorno di San Silvestro nel cuore di Bolzano.

Un freddo cane. Scaldarsi prima della partenza è una tortura da far piangere, infatti gli atleti veri, le elite professioniste, la gara la fanno a secco, cioè rimangono negli spogliatoi fino a 3 minuti dalla partenza, poi via. Io, da brava pippa, faccio prima un giro nel mercatino di Natale e in uno stand di prodotti erboristici faccio amicizia con un ragazzo che mi offre alcuni “bicchierini”. A quel punto penso di potermi almeno togliere la giacca e provare a corricchiare. Mi escono le lacrime, è come se avessi una scheggia di ghiaccio nel cuore, sono proprio la Vipera berus. Poi la partenza, da li in poi non si sente più niente, 5 km in apnea e passa la paura. Dopo tocca a Lara ma sbagliamo partenza e a lei tocca correre, anziché con gli esordienti, con i cadetti e gli allievi, per ben 2,5 km. All’arrivo ci manca poco che mi uccide.

Poi, per le strade della città, sul percorso di gara, in perfetto tempismo con la partenza delle elite maschili, un uomo mi si accascia davanti con la mano sul petto… come operatore BLSD intervengo subito chiamando il 118 e chiedendo un defibrillatore, ma mentre mi tolgo la giacca in procinto di effettuare il GAS (Guardo, Ascolto, Sento) chiariamo che il malcapitato è completamente sbronzo alle tre del pomeriggio. Intanto passano i keniani e gli altri atleti professionisti a 2 e rotti al km e con il servizio civile schermiamo il tipo ancora in terra. Alla fine si alza e se ne va.

A quel punto, finite le gare, il freddo si fa ancora più pungente. Cerchiamo ricovero in qualche negozio ma tutti chiudono perché tra un po’ si festeggerà il nuovo anno. Anche il celebre edificio della Salewa, dove si scala e si fa shopping al coperto è tristemente buio e chiuso.

Allora ci avviamo verso le valli montane e dalla Valle dell’Isarco ci addentriamo in Val di Fassa. Quest’anno non c’è un chicco di neve, solo brina e cristalli di ghiaccio nelle zone esposte a nord. E’ bellissimo però, soprattutto quando vado a correre la mattina nella Val Pusteria. Mi sembra di essere nel castello di Frozen e mi viene da cantare “Let it go”.

Questo per augurare a tutti i rifondaroli un Buon Anno nuovo, con tanta voglia di correre in ogni clima e in ogni dove, che sia freddo o caldo, che sia asfalto o strade di montagna, con lo scricchiolio di brina o di foglie o di sabbia, con i piedi nel fango o a mollo nelle pozzanghere o nell’acqua del mare.

Let us go!

Rane verdi RP e altre creature fantastiche…

E un’altra tacca è stata messa: anche le corri per il verde quest’anno sono state svolte, attraversato luoghi meravigliosi e visto cimentarsi la nostra più bella gioventù (chi più chi meno, in senso anagrafico…).

Che dire di questi splendidi atleti con il sorriso in bocca, scatenati e rumorosi, saltellanti e schiamazzanti, che nessuno può fare a meno di notare, incontenibili e trascinanti, su ogni terreno, tra mari, colline e monti?

Un’onda verde che si distingue per un approccio assolutamente positivo allo sport e alla vita, fatto di gioco, divertimento, anche, perché no, un pizzico di fatica e tanto impegno, ma mai superficiale o individualista, questo proprio no. Il discorso vale per tutti, dal più piccolo al meno piccolo (adulti compresi).

E dopo le fatiche, tutti a festeggiare!!!

Vi aspettiamo, numerosi, il 19 dicembre, alla rituale staffettona di fine anno al campo della Farnesina, e poi tutti a Villavillacolle di Palombara Sabina, per festeggiare insieme il Natale e l’arrivo del nuovo anno!!!

Er prato col cuppolone

A Palombara, “u grugnu a puorcu”, è l’espressione dialettale che identifica il broncio nei bambini capricciosi… alla Corri per il Verde al Parco Regionale del Pineto è l’immagine ferina che mi ha sfiorato la mente al termine di queste tre bellissime domeniche, intense e “toste”, affrontate da veri “cignali incalliti”, in prima linea, con rappresentanti di tutte le età, a partire dai due anni e mezzo, vedi la nostra mitica piccola grande Anna (questo nome mi fa pensare a una sorta di segno di rinascita…).

Ma il grugno, o il “muso duro”, per dirla nel Bertoliano linguaggio dei cantautori, con cui affrontare le fatiche di ogni giorno, si scioglie in un sorriso con la lacrimuccia di commozione quando, al Parco del Pineto, i nostri diavoletti verdi sfoderano lo striscione “Siamo tutti Rifondaroli”, piazzandolo lungo il percorso durante le numerose gare che si susseguono durante la giornata. Questi allegri birbanti ci fanno penare il sabato, si, ma, all’occorrenza si trasformano in un tutt’uno, una valanga verde allegra e compatta, le cui grida di incoraggiamento per i compagni di ogni età, sono forti e trascinanti!

A me queste pesti fanno un effetto micidiale: come dice Giovanni Ricci, ormai immancabile trascinatore dei più piccoli, “accendono una miccia” che fa mettere le ali ai piedi e ti scalda il cuore.
Questo prato con il cuppolone all’orizzonte, immutato negli anni e scampato alla costruzione selvaggia chissà per quale miracolo, è un posto dove ho trascorso parecchi anni della mia gioventù, lotte ambientaliste, scorribande da giovani naturalisti, suonate di chitarre, bruschettate accompagnate da generosi bicchieri di vino, ma ora, questa corri per il verde ha aggiunto a tutto questo qualcosa di molto importante: la consapevolezza che nel piccolo si può essere parte di un processo di trasmissione e condivisione, di un progetto che va oltre il gesto atletico e che fa vedere lo sport come un processo di crescita e di liberazione da schemi e stereotipi: in una società che mette tutti uno contro l’altro per arrivare primi in un insensato nulla, noi siamo uniti, semplicemente, per la gioia di correre liberamente su un prato verde e sconfinato, fosse l’ultimo della città.

E quindi ben vengano le alzatacce se portano alle verdi colline tufacee, alle rosse arenarie e alle sughere del Pineto, ben vengano le mani fredde delle mattine invernali e i piedi bagnati dall’erba se poi possono riscaldarsi correndo negli ultimi lembi di campagna romana tra Ampelodesmos e Cistus salvifolius, infine, ben vengano tutte le corri per il verde, soprattutto quelle in cui, rimasti quattro gatti, qualcuno prepara un micidiale cocktail di gin che scalda il cuore e fa brindare all’ottima riuscita dell’evento!

Ma guardiamo avanti: il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia (non per noi), ci aspetta l’ultima tappa del ciclo delle Corri per il Verde di quest’anno che ci farà approdare al Porto di Traiano. E’ un posto meraviglioso per correre e visitare, vicinissimo al mare, da non perdere assolutamente.

Quindi: caricaaaa Rifondaroli, o forse sarebbe meglio dire: all’arrembaggio!

Chiamata alle armi… per un podio rifondarolo!

Ragazzi come ormai saprete il momento non è dei migliori, visto gli ultimi accadimenti in merito al dolore per la perdita della dolcissima Anna, la mamma di Ele che ci ha lasciato qualche giorno fa.
Tuttavia, scarpe rotte eppur bisogna andar.
La corri per il verde è una gara per noi molto sentita. Ele da qualche anno ci mette anima e corpo e credo che tutto questo piacesse anche ad Anna, che, come un giorno mi disse, condivideva e ammirava profondamente la grande passione di Ele nel portare avanti questo progetto dell’Atletica rivolto a bambini e ragazzi di ogni età, provenienti da ogni dove. Scusate il mio scrivere di getto ma credo che sia importante per me spendere queste poche, inutili, parole, soltanto per esprimere il grande affetto e la stima verso tutta la “truppa Lichtner”, anche per sostenerla in questo delicato momento.
Tuttavia gli eventi ci portano domenica prossima al Pineto, poi al Porto di Traiano, il 13 dicembre.
Io dico di mettercela tutta e di essere ancora più uniti e più numerosi a colorare di verde i prati di Roma e correre più forte che si può, non solo con le gambe, ma soprattutto con il cuore, con la consapevolezza che il vento in faccia e il fango nelle scarpe sono dei doni bellissimi che la vita ci può fare.
Dunque, in queste domeniche di un freddo autunno, armiamoci di “sassi e dardi metaforici” e piazziamoci su quella linea silenziosa, senza paura né freddo, aspettiamo lo sparo e liberiamo tutta la nostra energia!

N.d.R. ringraziamo la Uisp per la partecipazione.

L’Atl-Etica del Rifondarolo

Ovvero: cronaca semiseria di un weekend di ottobre

Sabato 17 ottobre 5 squadre schierate nella ormai mitica Maratona a staffetta, alias Trofeo Mimmo Di Biagio. Prima gli allenamenti dei bambini e dei ragazzi del settore giovanile mettono a soqquadro un tranquillo e soleggiato sabato mattina nella centralissima Villa Borghese.

Con i piccoli ci spostiamo da una parte all’altra in una magnifica cordata e la “serpe verde” di rifondazione colora la Villa dalle 10 fino al tardo pomeriggio in un alternarsi di giochi, salti, corse, lanci, tifo sfrenato, passaggi di acqua, batticinque, cambi, sudate, merende, allenamenti, riscaldamenti, scorribande dei più piccoli allo stato brado e molto altro. Come sempre è una giornata faticosa ma la voglia di ritrovarsi e di viverla fino in fondo non mancano mai.

Non mi soffermo sulla gara in se (purtroppo, non avendo il dono della sintesi, rischio di annoiare tutti), di cui a breve vedremo la classifica ad opera del nostro “tassonomico pignoletto” (a buon intenditor…), ma giusto qualche flash, tanto per gradire.

Innanzitutto complimenti a coloro che, pur non correndo la gara, rendono possibile e piacevole lo svolgersi dell’iniziativa (amici, accompagnatori, genitori, figli, familiari e tutta la loro santa pazienza). Poi un grazie speciale alle riserve. In particolare il Maestro Enzo, che, nonostante gli acciacchi, è sempre lì, a coprire le spalle e pronto a farsi il mazzo, come la canzone del mediano di Ligabue. Questa volta ha corso il rischio di sostituire Boris (pensate che responsabilità), arrivato come al solito all’ultimo momento, da brava prima donna.

Per quanto riguarda le squadre, senza scendere nei dettagli tecnici, devo dire che questa volta capitan Ugo ha lavorato da alchimista del settecento, unendo il simile con i suoi simili e riuscendo a creare belle composizioni chimiche. Ma veniamo alle squadre:

  • Top Runners
  • Rosiconi vendicativi (che non sono entrati nella prima squadra)
  • Gli hippies e punkies
  • L’intelligencjia del soviet
  • I genitori (con la partecipazione del redivivo D’Agostino)

Ecco, adesso ognuno si ritrovi nella propria squadra!!!!

A parte gli scherzi, penso che la staffetta è il tipo di gara che rappresenta meglio la nostra società. Di maratone a staffetta ne abbiamo già fatte tante, e sono forse un simbolo della tanta strada percorsa assieme. In queste occasioni che ci vedono radunati dopo tanti anni, è piacevole constatare che tutto sommato siamo le stesse persone e che molti di quelli che si sono avvicinati a noi più recentemente hanno comunque un’affinità che si percepisce e si tocca con mano. Poi c’è l’affetto e la condivisione di progetti comuni e, nonostante l’immensa fatica di una giornata così intensa, la Direttrice e io (un po’ meno Lara) abbiamo ancora voglia di andare a fare un sopralluogo, per verificare il percorso della corri per il verde e quindi nel pomeriggio scappiamo da Villa Borghese per recarci nelle campagne della Riserva della Marcigliana (Genius Locii della mia infanzia).

Un bellissimo tramonto con pecore e aironi guardabuoi (Bubulcus Ibis, Linnaeus 1758) conclude la giornata.

I verdi prati e l’aria di casa mia mi hanno rigenerata e quindi la domenica ho fatto il bis con una delle somarate sabine a me tanto care. La Corri Cures è infatti una gara di circa 13 km troppo vicino casa e troppo somara per poterla rifiutare. Per la cronaca il premio non è il tipo in calzamaglia alla mia sinistra (vedi foto), ma il cosciotto unto e bisunto sotto l’ascella, giustamente abbracciato come un Kalaschnicoff (Guerra A., 2015).

In contemporanea, sui campi della Farnesina si disputavano le prove multiple e gare in pista e di vortex che vedevano di nuovo impegnati i nostri atleti giovani con tante medaglie di cui a breve sentiremo parlare nel dettaglio dalla Direttrice e Lord Nulli, presenti all’evento domenicale.

Ci troviamo dunque a chiudere una stagione agonistica piena e composita, che ci vede come ogni anno stremati ma allo stesso tempo pronti a ripartire verso nuove avventure. Quale momento migliore per provare a riflettere sulle motivazioni di ognuno di noi per ripartire in quarta e rimettersi in gioco ogni anno?

Ebbene, credo che la nostra squadra sia come un campo polifitico, in cui ognuno ha le sue peculiarità e questo è la sua bellezza di fondo. Tuttavia, parafrasando una nota parabola presidenziale, credo che il “moschettiere rifondarolo” trovi poi una sua etica comune in quel “uno per tutti e tutti per uno” che ben emerge durante le staffette e in tutti quegli eventi corali, frutto della partecipazione di tutti, indipendentemente da quanto segna il cronometro alla fine della corsa.

Questa quadretto è forse un po’ fuori moda e decisamente vintage per questi tempi , ma io spesso lo percepisco.

Quindi, alla luce di queste sdolcinate riflessioni del tutto personali, ho provato giocosamente a tracciare un piccolo decalogo tale da buttare un po’ in “caciara” quanto detto poc’anzi, sperando di non essere bacchettata o presa troppo sul serio dagli stacanovistici ortodossiani capiziani!

  1. Il rifondarolo/a è un animale neotenico
  2. E’ resiliente e fa della resilienza il suo punto di forza.
  3. Mai si fa corrompere da salumi o quant’altro e non corre per soldi o altri beni ma solo per il piacere di faticare
  4. Il rifondarolo/a non taglia mai e non prende mai scorciatoie
  5. Difende sempre le cause giuste, anche quelle perse
  6. E’ spesso dubitativo e possibilista ma poi prende la decisione giusta, anche a proprie spese e quando non lo fa viene attanagliato da terribili sensi di colpa
  7. Ama tutti i bambini e non sporca
  8. E’ ecologista e ama gli animali (comprese le Vipera berus)
  9. Agisce in sinergia e in sintonia con i suoi compagni di squadra anche quando vorrebbe strozzarli
  10. E’ ecosostenibile e ma non riciclabile (ognuno è stato prodotto da singolo stampo che poi è stato buttato).

Firmato: Vipera berus L. (con cervello rinencefalico intossicato dalle troppe endorfine in circolo)

Con l’acqua alla gola

Alla vigilia della Maratona a Staffetta di Villa Borghese, che vede esibirsi la crema del Running Rifondarolo, vado a sfoggiare l’abito lungo della casacca sociale al 4° Memorial Angelo Pinna, a Monterotondo (classifica da M. Moretti). Per me si tratta quasi di una partita casalinga, dove mi posso confrontare con atlete e cignale del posto e, vista la distanza breve di circa 8 km, è anche utile come test orientativo per il ritmo da tenere alla maratona a staffetta.
Pongo l’accento sull’abito lungo in quanto tira una discreta tramontana e, visto che i rettili hanno il sangue freddo, è d’obbligo la pantacollant al fine di evitare una fatale contrattura.
Porto al termine la prestazione come prima di categoria, anche se le precedenti edizioni mi avevano sempre vista sul podio, ma gli anni passano e le concorrenti (ringraziando il cielo) aumentano!
Nota positiva: dopo alcuni giorni di maltempo torna finalmente il sole, anche se, tutto sommato questa pioggia mi ha fatto divertire e riflettere.
Infatti, tra fughe dal temporale e gambe a mollo fino al ginocchio nelle pozzanghere cretonesi non poteva mancare la staffetta con l’ombrello fatta con i bambini di rp giovanile di sabato che nonostante la pioggia battente ci ha fatto concludere allegramente le due ore di allenamento alla Farnesina!
A seguire altrettanto divertente seduta acquatica nella piscina del CUS Roma con la Direttrice e Lara, infatti, dopo tutta l’acqua presa alla Farnesina e nel tratto di strada che separa gli spogliatoi della piscina, non potevamo farci mancare una full immersion!
Questo diverso modo di vedere la corsa e lo sport, ma forse anche la vita, cioè sfruttando un’apparente situazione difficoltosa vivendola come una avventura diversa, quando la fantasia e la creatività dei bambini ti fanno giocare con l’acqua, l’erba bagnata, il fango e il vento e anche tu torni un po’ bambino, mi viene da riflettere su quanto un atteggiamento positivo e senza pregiudizi può rendere la vita migliore e che a volte, tirando appena appena la testa fuori dal pelo dell’acqua, come una biscia nel ruscello che emerge solo con le narici, la prospettiva può decisamente cambiare, anche per una Vipera berus.
Mi scuso per queste banali, quanto noiose riflessioni ed elucubrazioni mentali che ancora una volta ho voluto condividere con i miei compagni di squadra ma credo che parecchi di noi rifondaroli siamo tutto sommato così: corridori più di testa che di gambe!
Buona Maratona a Tutti!!!!

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Stress ossidativo

Uno stile di vita troppo concitato spesso ci deve far meditare su quanto possa essere faticoso e innaturale correre da una parte all’altra senza mai fermarsi a riflettere o semplicemente stare fermi senza pensare a nulla. E’ il mio caso clinico: i pensieri si rincorrono mentre il corpo si cimenta in una vita movimentata, con sedute di allenamento spesso controproducenti per le fatiche che si sommano una sull’altra.
Queste banali (quanto comuni a molti di noi) elucubrazioni mentali affiorano spesso, soprattutto in occasioni come l’input di sabato scorso, fornitoci dall’iniziativa dedicata allo sport e al benessere, a cura del nostro amico Dott. Gorini, nel corso della quale alcuni di noi hanno potuto testare il proprio stato di salute mediante moderni test clinici, tra cui esame impedenziometrico e test dello stress ossidativo.
Vano il tentativo del sig. Zucchi (secchione in prima fila durante la conferenza) di confondere i risultati, per giustificare un suo presunto stato di stress e quindi trovare la scusante in merito al punteggio criterium e alle ultime gare, tra cui quella di Villa Ada che lo ha visto arrivare alle spalle di un pimpante Novaro, nonostante i 3 km in più dichiarati all’arrivo da quest’ultimo.
In ogni caso il mio sangue rettiliano non voleva proprio uscire ma poi ha mostrato un alto tasso di perossido di idrogeno, cioè una bella dose di stress a carico delle mie povere cellule viperoidi.
Nonostante tutto però continuo a macinare gare. Solo nelle ultime settimane posso contare Palombara, dove sfodero il mio meglio, poi Villa Ada, la Vendemmiale, domenica scorsa a Capena, in cui acciuffo l’ennesima mortadella di categoria e forse domenica prossima a Monterotondo, per poi passare alla finale del criterium, Villa Borghese. Per carità, tutte prove di routine, niente di particolarmente somaresco e con ritmi abbastanza blandi.
Questo mi fa pensare che spesso in effetti, i risultati possono non corrispondere a meriti reali. Soprattutto ora, a fine stagione agonistica, con un certo imbarazzo dovuto al posto da me occupato nella classifica generale del criterium mi sembra simpatico vedere alcuni casi emblematici e provare a fare commenti sul rispettivo status atletico e sul perché di quel punteggio nonostante le qualità e lo spessore atletico e umano di ognuno di loro.
Innanzitutto Boris, vera “prima donna” e icona nobile della nostra società, le cui presenze in gara vengono centellinate con il contagocce, ma che rimane un fiore all’occhiello della squadra e modello dall’ineguagliabile taglia xxs dei completino societari.
Poi lord Nulli, sempre dal distinto incedere, che al contrario non disdegna mai il confronto e in ogni competizione e distanza è disposto a gettarsi di buon grado nella mischia. Rapido calcolatore, cerca di investire le sue energie nell’acchiappare premi in natura della sabina, cosa che mal si associa a una siffatta nobiltà di animo.
Quando penso al “Top runner” Ugo, mi vengono in mente rare sedute di allenamento con cui raggiunge ottimi risultati tecnici della durata di un nanosecondo per poi risfasciarsi sistematicamente e rifermarsi, senza però prendere un grammo di ciccia. In effetti anche a Walter, bastano due mezz’ore sulla pedana di una piattaforma petrolifera per andare a 3’ 15’’ al km.
Di Riccardo abbiamo già parlato. Il Nerd della squadra che tutto sommato vivacchia di antichi meriti ed è sempre proiettato verso nuove sfide e imprese pistarole.
Poi c’è il Presidente, che corre tra una scalata e l’altra, per mantenere l’impareggiabile longilinea figura e ma a lui va benissimo così. Degno di nota il suo esame impedenziometrico, che ha rivelato una corporatura totalmente a-lipidica .
Il Prof Capizzi invece, con il suo “snob appeal”, sembra sempre guardare la corsa con formale distacco, quasi non fosse lui a correre ma un altro per lui… che vuoi, anche lui ha la nobiltà dalla sua!
Tudino e Solimini sono ancora nella fase “divertente” e chiacchierina, mentre Lucidi, il “Gianni Morandi” dei poveri, ormai unico maratoneta rifondarolo e Pierluca, centometrista mancato accanito chissà perchè sulle mezze maratone somare (in cui non di rado mi sono tolta lo sfizio di dargli qualche minuto), faticano e non poco su gare e terreni di allenamento internazionali. A loro l’onere e l’onore di portare a spasso per il mondo la casacca e la carcassa sociale.
Non dimentichiamoci di Ricci Simone, lo spillo rifondarolo, ribelle e intrepido, che negli ultimi tempi è pronto a dare del filo da torcere anche a vecchie volpi, come Scozza e Novaro, quest’ultimo dalla doppia vita e conosciuto in zona Acquacetosa come “Jonathan” della Balduina.
Un ultimamente latitante Andrea Guerra, paga il prezzo per essere il fratello più lento di Ugo, ma probabilmente un giorno diventerà ricco e famoso con i suoi celebri fumetti. Io stessa sono sempre a caccia delle sue strisce autografate con la speranza che un giorno valgano più di qualcosa.
Poi ci sono Salvatori e Conti, che pensano da sempre di essere due velocisti falliti e che tra una dieci km e l’altra attendono il loro exploit nella prossima 4×100.
Chi va piano va sano e va lontano è invece il detto giusto per Giovanni Ricci, che zitto zitto sta migliorando le sue prestazioni, soprattutto quando c’è da ruspare (vedi Villa Ada) in terreni da cinghiali
Per le donne un commento globale, ma in particolare cito Ele, Marcella, Vera, Betta, Rita ma anche quelle che hanno iniziato a cimentarsi nelle prime gare dapprima come discepole del Maestro Enzo, (per il quale sempre tanto di cappello e dall’impeccabile status morale) e che ora cominciano a vantare un carnet ricco di prestazioni. Non posso fare a meno, però di pensare anche a quelle che negli ultimi tempi, di km, per ragioni varie, ne hanno macinati pochi (vedi Valentina, Antonella, Alessandra e Cristina). Per tutte trovo che a prescindere dai risultati bisognerebbe premiare la forza di testa che spesso deve entrare in gioco per vincere acciacchi, stanchezza, mancanza di tempo e quell’acchiappare il momento giusto per potersi concedere la “mezz’oretta di corsa” rubata a tanti altri impegni.
Per tutte loro proporrei 10 punti di criterium in più di default.
La Direttrice poi, con tutto il suo impegno dedicato nella riuscita delle attività del settore giovanile, spesso non corre per se, ma in compenso quante soddisfazioni dai giovani atleti!
Tanto per citare domenica scorsa a Velletri c’è stato un altro titolo regionale per RP, portato da Ruben con il lancio del Vortex, ma questa è un’altra avventura che merita di essere trattata meglio con un apposito articolo.
Mi scusino tutti quelli che non ho citato, le vecchie glorie, i potenti e i mola di ogni universo ma soprattutto i ragazzi e i genitori, vero motore di una squadra affiatata, ricca e composita.
Tutto questo per dire che ognuno corre a modo suo, con una sua motivazione, con risultati e traguardi diversi ma attenzione: ricordiamo sempre che lo stress ossidativo è sempre in agguato e quindi per tutti valgono le regole base del riposo, del buon cibo sano e nutriente, dello scarico e delle ore di sonno che non devono mai mancare. Infine ultima raccomandazione: fate quello che il prete predica, non quello che il prete fa!!!!

Un arcobaleno su RP

Un WE di settembre con corse e raduni per i rifondaroli di tutte le età.
Presso lo Stadio delle Terme di Caracalla, il 12 settembre, nella splendente pista appena stesa, con cordoli scintillanti e placchette multicolori si è disputato il Mennea Day, dove tutte le categorie ricordano il campione Pietro cimentandosi nella sua distanza congeniale: 200 m.

Come sempre, la nostra società, pur se a ridosso delle vacanze estive e facendo concorrenza a mare e monti, riesce a coprire diverse categorie giovanili e la prova femminile master, con un gruppo di fedelissimi, giustamente ben motivati dalla Direttrice, sempre in prima linea per una buona riuscita di questi eventi sportivi di grande significato.

Senza troppo dilungarmi, per me è stata cruciale la partenza dai blocchi, per alzarmi dai quali ho impiegato circa 5 secondi, ma ciò non mi giustifica nei confronti dell’avversaria / compagna Marcella, visti i 7 secondi abbondanti che mi ha rifilato su questa brevissima ma esplosiva distanza.

In questa pagina altre foto dei ragazzi.

Il giorno seguente, a Palombara, un bel gruppo di Rifondaroli si è cimentato sui saliscendi di un corto ma impegnativo 10.000. Tante glorie, ridimensionate da una prematura ripresa dalle vacanze, hanno dato il minimo sindacale, tra acciacchi e ossidi estivi. Ugo, secondo di categoria, è stato il nostro top runner, mentre a seguire, Maestro yota Enzo, Lord Nulli, Prof. Capizi, coach Novaro, Scozza e il buon Solimini, si impegnano per fare qualche secondo di meno e arraffare qualcosa di commestibile… e qualcuno ci riesce pure! Tra le femmine, Marcella e Paola si sfidano su questa distanza, in questo periodo più congeniale alla sottoscritta, alla quale l’onere di tenere alto il nome della società nel proprio paese e salire il gradino più alto del podio F45, quasi interamente rifondarolo.

Dopo aver sedato dispute e malumori (pensate, questa volta invece di litigare ho fatto da paciere!) ci siamo recati nella “tenuta” di campagna di rifondazione podistica dove ci attendeva nientepopodimenoché il Presidente, la Direttrice e tutti i familiari, con tutti i bambini e ragazzi, nonché il mitico Fabio Boattini , già con la boccia aperta e il bicchiere pronto, a ritemprarci con vino cannonau (in realtà era Montepulciano, molto buono) e pane carasau. A seguire “sasicchiata” e gli ospiti straordinari a sorpresa, Alessandra, Walter con il loro nutrito seguito familiare e Chiara.

Un ringraziamento speciale alle donne, in particolare Rosy e Valentina che si sono fatte in quattro per preparare il pranzo insieme a Corrado e ai vari aiutanti che si sono alternati alla griglia.

Chi ha declinato l’invito per fare i “pommodori” o andare al mare a Sabaudia (a buon intenditore…) non sa cosa si è perso… anche l’arcobaleno su monte Gennaro, che mi piace pensare come un segno positivo su tutti noi e un saluto speciale al Presidente…

Per tutti gli altri che non sono potuti venire vedremo di riorganizzare al più presto.

Green Poison at Villa Adriana

Dopo quasi un mese di assenza dalle gare, alla Vipera berus tocca riaffilare i dentini e ritestare la pozione velenifera in vista del gran finale della stagione atletica Rifondarola. Quindi, questa Corsa delle tre Ville (in realtà quest’anno solo due), nella splendida cornice di Villa Adriana e Villa d’Este, a Tivoli, è capitata proprio “a ciccio”. Il percorso, davvero bello e panoramico, ripaga della somarata tra il 5° e il 7° Km di “appettata” per arrivare a Tivoli centro e superare le scale di Villa D’Este, tra i volti sorpresi di turisti e visitatori.
Ma mentre la salita può essere gestita in modo subdolo e sornionesco, facendo tesoro degli allenamenti svolti quest’estate sui Pirenei e nei dintorni di Villa Villacolle (chi verrà domenica alla gara e al dopo gara di Palombara saprà di cosa parlo), in discesa occorre tirare fuori il veleno per mantenere la posizione.
Ma questo amaro fiele basterà per superare le mie avversarie nelle prossime gare, in casa e in trasferta, a Palombara e a Villa Ada?

A breve la classifica.