Impressioni… non quelle suscitate dai cancelli che si chiudono alle spalle o quelle dei muri così alti e sopra i fili spinati che fanno da posatoi alle cornacchie grigie, neanche quelle degli spicchi di cielo sorvolati dai gabbiani reali…. di questo abbiamo già detto.
Rebibbia è una città con tanti abitanti quanto Arezzo, da cui si viene e si va. Un posto multietnico dove sguardi, andature, tatuaggi, accenti diversi ti catturano l’attenzione. Un paese dove mi sento stranamente a mio agio, forse perché qui siamo tutti imperfetti e della mia imperfezione ne faccio una bandiera.
I colori della mia squadra si confondono con le magliette gialle dei residenti e questa omologazione, diversamente dal solito, mi fa piacere. Poi, senza un minimo di riscaldamento, mi butto nella corsa. E’ un circuito che si snoda tra “i bracci” del carcere, con la gente che grida e ti chiama dalle finestre delle celle. Alcuni di noi si buttano sulla 3 km, capitanati dal Presidente, altri sulla 12 Km. La Direttrice è in piena fase organizzativa con la UISP, con la sua bellissima maglia viola che le invidio!
Lo scorso anno ho corso tutta la gara con Pierluca, quest’anno vedo il gruppone rifondarolo alle mie spalle, poco dietro, mentre i nostri top runners Lord Nulli e Spillo Ricci mi precedono di parecchio. Marcella, esausta e acciaccata della prestazione agli Europei Indoor, molla al termine del secondo giro. Nonostante la fatica, si fanno battute, sempre più a mezza bocca, man mano che i km sulle gambe aumentano e i ritmi incalzano. A 50 m dall’arrivo sopraggiunge la scimmia e la sverniciata di Pierluca che mi coglie alla sprovvista ma poi (oh, come lo conosco!) mi aspetta sul finale.
Con una banana in tasca vado a ritirare la medaglia. Sono orgogliosa di questo risultato, proprio qui, tra queste mura, per poter dedicare la vittoria a lei, la gazzella, domani sarebbe stato il suo compleanno, forse nulla accade per caso. Ma questa è un’altra storia.
E’ ora di uscire. Spero che per qualche ora siamo riusciti a portare un alito di serenità in questo luogo. In fondo la corsa è “evasione”, è vento di libertà. Pochi minuti e il cortile rimane vuoto.