Non so dire quando nella mia testa si è insinuata questa idea di partecipare alla gara master europei… forse una volta l’avevo sentito dire da Scozzarella… boh comunque io in vita mia non ero mai neanche entrata in uno stadio indoor né tanto meno avevo partecipato a un campionato europeo. Sapevo però che non potevo partecipare ai campionati italiani di cross e alla Roma Ostia perché dovevo andare in Cina per lavoro e questo un po’ mi rodeva. Un giorno alla Farnesina mi viene voglia di provare l’alto e salto 1,30, a quel punto sento uscire dalla mia bocca: “Allora ci vado!”. Mi iscrivo alla gara dell’alto e dei 1500 che sono lo stesso giorno così torno in giornata. Non sto male a fare i lunghi ma in pista tutte le volte che ho provato a fare delle ripetute veloci mi è venuto un dolore forte allo sciatico e ho dovuto interrompere.
Parto per la Cina e a Pechino corro la mattina presto nei parchi, intorno alla città proibita, a piazza Tienanmen, nelle stradone dei centri commerciali, spesso in mezzo a un sacco di gente; macino chilometri a volte con la mascherina per l’aria inquinata ma sempre piano perché alle sei e mezzo di mattina nun jela posso fa a spingere. Lavoro tanto e dormo poco e quando torno sono talmente stanca e rincoglionita per il jetleg che mi addormento dovunque.
Quando vado in pista a provare dei cinquecento mi sento uno schifo e poi dolore alla sciatica. Provo l’alto e mi sento le gambe come zavorre, non salto neanche 1,20. Penso che dovrei rinunciare. Provo con oki, vitamine, parmigiano, sonno. Sto un po’ meglio, ma di allenamenti veri non se ne parla, corsette piano… comunque giovedi 31 prendo il treno con Juma e andiamo ad Ancona.
Di notte sogno che devo fare uno spettacolo di teatro in cui devo recitare e anche cantare. Ma io non ho mai letto il copione e non so il testo della canzone neanche come inizia, ma si sta per aprire il sipario e io devo entrare. Non ci vuole l’illustrissimo Lucidi a capire che anche il mio inconscio mi dice quanto sono impreparata alla prova che mi aspetta.
La mattina prendiamo l’autobus e arriviamo allo stadio. È bello vedere un fiume di gente che parla tutte le lingue. Mi sento molto felice ed emozionata. Mi compro il completino azzurro dell’Italia e le scarpe chiodate da alto. Mi inizio a scaldare: alle 12,30 ci sono le batterie dei 1500. Alle 11,30 compare l’avviso che le batterie sono state cancellate e che si va direttamente in finale sabato pomeriggio. E mo’? Dovevo tornare la sera stessa col treno, mi tocca pagare altri 92 euro di albergo.
Telefono ai miei che mi tengono Tommaso che mi fanno entrambi un gran cazziatone. Che ci sono andata a fare me ne sto sempre in giro e loro devono badare ai bambini, disapprovano decisamente le mie scelte e mi fanno sentire molto in colpa. Mi viene da piangere sto per decidere di non fare la gara dei 1500 ma meno male che Marco mi sostiene.
Alle 16,20 inizia la gara dell’alto. Ho il magone e la testa un po’ confusa, il pensiero che ho fatto una cazzata a venire e scarsa fiducia nel fatto che avrei superato la quota di ingresso di 1,20. Ho però le mie scarpe da alto nuove e una strizza che tira fuori l’adrenalina. Sono dentro lo stadio. Juma dagli spalti mi fa le foto. Faccio tre salti di prova e salto 1,25. Inizia la gara. Poche atlete partono da 1,20. Salto 1,20 al primo poi 1,25 al secondo e 1,30 al secondo. Provo 1,35 ma sento che non è alla mia portata. Anche altre escono a quella quota. Mi piace l’atmosfera dell’alto. Tra le atlete ci si incita, si danno consigli, si chiacchiera si fa amicizia, stavolta anche in inglese. Con le eliminate ci troviamo sul tappetone dell’asta a cazzeggiare e incitare le atlete rimaste in gara. Bella gara vinta con 1,58 da una slovena davanti a un italiana e una buffissima turca bionda e magrissima che continuava a mettersi e togliersi pantaloni diversi e dopo ogni salto riuscito piangeva. L’alto è una gara di nervi e di testa, mi ha sempre affascinato, ora a vedere e condividere i tic i e rituali delle altre mi sembrava un gran privilegio anche se mi sento un osservatrice esterna e decisamente scarsa. Arrivo ultima ma con dignità, ho fatto il mio personale in gara e sono molto soddisfatta. Penso che se mi allenassi per l’alto potrei fare di meglio, oppure rompermi il menisco e fare decisamente peggio.
Il giorno dopo tocca al 1500. La faccio breve perché ho scritto un poema. Volevo fare 5,50″, mi sarei accontentarta di fare anche un secondo sotto i sei minuti ma ho fatto 6’03”. Dividono la finale in due e io sto nella prima, quella delle più scarse, quasi tutte italiane. Nel box prima di entrare in pista chiacchieriamo e facciamo amicizia. Anche altre sono mamme e lottano per correre contro chi non capisce le loro esigenze. Ci abbracciamo tutte e ci facciamo in bocca al lupo di cuore prima di partire. Poi si parte.
Mi ero fatta dei calcoli sui passaggi ma quando parto non ci capisco più un cacchio. Se non ci fosse il contagiri non avrei idea di quanto manca. La pista rimbalza ed è piccolissima e inclinata in curva. Sto nel gruppetto con altre italiane e ogni tanto ci superiamo a vicenda. Quando arrivo ci rimango un po’ male del tempo ma sono molto contenta per lo spirito con cui io e le altre abbiamo affrontato la competizione. Bellissima esperienza. La vita è una sola e non bisogna lasciarsi sfuggire occasioni e io ‘sto europeo master anche se con scarsissimi risultati l’HO FATTO!!!