Una trasferta societaria all’insegna del misticismo, dell’unione e fusione con la natura e le sue divinità, del buon cibo e del buon vino. Cosa si può desiderare di più? Ma andiamo con ordine, senza dilungarci troppo sull’elemento sportivo-agonistico chiave della trasferta Sociale di Rifondazione Podistica a Subbiano (spero ci pensi qualcuno), esaminiamo invece in questa sede gli aspetti socio-culturali, etnografici e perché no, spirituali di tutta la faccenda.
La Verna
Un’escursione bellissima dal Santuario de La Verna fino al Monte Penna, almeno per quel giorno ci ha forse reso più buoni.
Ci riempiamo i polmoni e gli occhi e tutti i nostri sensi di quei boschi di abeti bianchi, di cui, come colonne del cielo, non si vede la fine, di quelle pietre spaccate, che come zattere alla deriva, dalla Liguria portano un pezzo di ciò che un tempo fu la barriera corallina di un mare poco profondo e ora cornice di pittoreschi strapiombi sulle Foreste Casentinesi, di quel sottobosco di Anemone nemorosa, di Cardamine e Mercuriale, che come un verde oceano ondeggia alla brezza del monte, di quel saio e quel giaciglio che furono di San Francesco d’Assisi, protettore degli italiani, dei lupi, e forse anche dei matti come noi che la mattina ci alziamo per andare a mortificare il nostro corpo e gioire della grande fatica di una corsa dalle mille salite.
Poi ancora al Santuario, ammiriamo le opere di Andrea della Robbia, splendide ceramiche di candida purezza, cesellate con la tecnica della ceramica policroma invetriata, inventata proprio da suo zio Luca della Robbia.
Per approfondire: Andrea della Robbia su Wikipedia.
Poi, al termine di una processione, nella Chiesa del Santuario, riceviamo la Benedizione di un Frate che emoziona e coinvolge molti di noi.
C’è da dire, inoltre, che la nostra guida, ci illustra diversi aspetti legati alla storia e ai miti di questa splendida zona. Mi colpisce molto la figura di Laverna.
Per approfondire: Laverna su Wikipedia
“Laverna è una divinità della mitologia romana[1] appartenente al gruppo dei cosiddetti Di indigetes.
Protettrice dei ladri e degli impostori, il suo culto era presente soprattutto a Roma (come attesta Festo) con ben due lucus: aveva infatti un’ara e un boschetto sacri sull’Aventino, presso la porta delle mura serviane che perciò prendeva il suo nome (porta Lavernalis) e un bosco sacro sulla Via Salaria; Laverna era però venerata anche in altre località italiane, soprattutto nel centro della penisola[2].
……..Il celebre Santuario Francescano della Verna sorse proprio sopra un luogo di culto della dea Laverna, come attesta questa testimonianza di Padre Salvatore Vitale, un erudito francescano del Seicento[3]:
« Della causa perché questo Sacro Monte fu chiamato Laverna.
Questo sacro Monte, per tradizione di memoria antichissima si sa, e per molti Autori, che fu nominato Laverna per un Tempio di Laverna, Dea gentilica di ladroni quivi edificato, e frequentato da molti crassatori e ladri che stavano dentro al folto bosco che lo veste; e spesse, profonde ed orrende caverne e burroni, dove sicuri dimoravano per spogliare e predare li viandanti… »”. |
A Laverna è intitolato l’asteroide 2103 Laverna.
L’Aloha Presidenziale
Dopo la benedizione del Frate Francescano nel santuario della Verna, recepita da molti di noi con grande suggestione, Ci soffermiamo, su sollecitazione del Presidente, a considerare lo Spirito di Aloha.
Tratto da: LO SPIRITO DI ALOHA
di Serge Kahili King
tradotto in italiano da M. Teresa Catani
“LA FILOSOFIA DI ALOHA
- IKE: Il mondo è quello che uno pensa che sia.
- KALA: Non esistono limiti.
- MAKIA. L’energia fluisce dove va l’attenzione.
- MANAWA: Il momento del potere è ora.
- ALOHA. Amare significa essere felice con chiunque.
- MANA. Tutto il potere viene da dentro noi stessi.
- PONO. Il risultato è la misura della verità.
……..
Nel linguaggio Hawaiiano, aloha vuol dire molto di più di un semplice “ciao” o “arrivederci” o “amore”. Il suo significato più profondo implica “l’allegria (aho) di condividere (alo) energia vitale (ha) nel presente (alo).”.
Più si condivide quest’energia più ci si sintonizza con il Potere Divino, quello che gli Hawaiiani chiamano mana. Usare, con amore, questo potere incredibile è il segreto che ci porta alla realizzazione della vera salute, felicità, prosperità e successo.
Questa è la tecnica più potente del mondo e, anche se estremamente semplice, forse non risulta facile perché bisogna ricordarsi di praticarla, molto spesso. E’ un segreto che è stato dato all’umanità più e più volte ed ora, ancora una volta, sotto un’altra forma:
Benedite tutti, e tutto ciò, che rappresenta quello che desiderate”.
Per approfondimenti: Alohainternational.
Il Saluto al Sole, Surya Namaskara
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera: Surya Namaskara
“Surya Namaskara, ovvero il saluto al sole, è una serie di asana di Hatha Yoga. Deriva dal sanscrito “surya” che significa “sole”, e “namaskara” che significa “saluto”.
La serie di asana viene eseguita dai praticanti yoga al mattino, al momento del sorgere del sole, per poter meglio sfruttare l’energia solare presente in quel momento.
Lo scopo di questa sequenza, è inizialmente quello devozionale nei confronti del sole. Il sole (surya) è infatti sin dai tempi antichi identificato come colui che genera la vita con i suoi raggi energetici che fanno fiorire l’uomo e la natura. Ma lo scopo non è solo devozionale e simbolico, ma è anche fisico. Infatti la pratica del saluto al sole ha il compito di sciogliere, allungare e rendere flessibili i muscoli. Inoltre Surya Namaskara massaggia gli organi interni e amplia la respirazione. I maestri yoga consigliano di svolgere sempre un “Saluto al Sole” al mattino e comunque sempre prima di una sessione di Hatha Yoga, in quanto prepara il corpo e la mente alle successive asana”.
La mattina e la sera, alcuni hippies rifondaroli si sono dedicati, durante la trasferta, a questa salubre pratica, rinvigorendo corpo e spirito, altrimenti mortificato da sforzi e stravizi di cui appresso si farà menzione.
Panem et vinum
Due elementi base della nutrizione sana e benzina del corpo e dello spirito. Il buon pane sciapo toscano (magari sotto forma del tipico crostino) e il buon Chianti non possono essere tralasciati in quanto protagonisti a pieno titolo in questa trasferta.
Sono stati loro i nostri integratori e ci hanno sostenuto nel culmine della salita. E quando stava per scattare la mala parola, il mal di fegato ci ha ridimensionato e mortificato nella carne e nello spirito, facendoci fare il mea culpa, ricordandoci che non nell’abuso, ma nell’equilibrio è la giusta e retta via.
Il Salame più lungo
E per finire, dopo tanta spiritualità un po di leggerezza… dopo aver saziato la fame dello spirito sopraggiunge la fame del corpo e quindi della vita l’aspetto materiale: quale miglior esempio se non il vile e terricolo insaccato altresì detto salame?
Mi scusino i vegetariani, vegetaliani, vegan e macrobiotici, ma tra i tanti premi conseguiti il salame di Marcella è sicuramente un’icona. Un simbolo di buon auspicio e di prosperità.
E infatti: conoscere il salame.
Da cui mettere in evidenza ciò che segue:
“Nel corso dei secoli si è evoluto in diverse varietà, fino a costituire una vera e propria famiglia, con specialità per ogni regione. I salami italiani si distinguono tra loro per il tipo di macinatura della carne (che può essere fine, media o grossa) e per le spezie e gli ingredienti (aglio, peperoncino, semi di finocchio, vino e altro) che contribuiscono a dare a ogni singolo tipo una spiccata personalità. La carne, il grasso e gli eventuali altri ingredienti macinati vengono insaccati e lasciati stagionare. Ed è proprio verso la fine della stagionatura che ogni salame acquista il suo tipico aroma. La forma è generalmente allungata, di dimensioni variabili, mentre all’interno la fetta si presenta di color rosso con grasso bianco/rosa, con un profumo intenso e appetitoso e un sapore ben definito.
Tra i salami più conosciuti ci sono il Milano (a grana finissima), il Felino (a grana media), l’Ungherese (a grana fine e leggermente affumicato), il Napoli (a grana fine), mentre ben sette varietà, il Salame Brianza, il Salame Piacentino, il Salame di Varzi, la Soppressata di Calabria, la Salsiccia di Calabria, i Salamini italiani alla Cacciatora e la Soprèssa Vicentina hanno ricevuto il contrassegno comunitario DOP; il Salame d’oca di Mortara, il Salame Cremona, il Salame Sant’Angelo e il Ciauscolo hanno invece ottenuto l’indicazione geografica protetta (IGP)”
E allora direi di finire in allegria con un’ultima ricerca su questo tipico preparato della gastronomia popolare italiana che negli anni ha allietato nei giorni di festa le tavole dei nostri antenati, immersi in una realtà contadina e agreste, alla base della nostra cultura e all’origine di un intimo contatto con la natura e con lo spirito che è in essa.
Come vedete il cerchio si chiude.
Qui sotto un video ed altre foto della gara, alcune inviateci dagli amici della Subbiano Marathon (altre foto a questo link):